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L'Istituto Comprensivo di Gavoi scrive alla Regione: "Perchè non avete ascoltato il territorio?"

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A tutti i nostri amministratori

all’Assessore regionale all’istruzione Claudia Firinu

al Presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru

alla Giunta regionale

Siamo pienamente consapevoli che la scuola italiana in questo momento sta attraversando un momento difficile, ma ciò nonostante noi continuiamo a crederci, e come abbiamo fatto in epoca di grandi trasformazioni e cambiamenti restiamo serenamente al servizio delle nostre comunità, sempre a disposizione. Mai abbiamo inteso la mobilità una minaccia e chiunque giunga nella nostra scuola è bene accolto, perché ognuno responsabilmente esercita la professione e lascia il segno del suo passaggio. Sono anni che lavoriamo per abbattere i campanili, condividiamo le tante scelte di chi ha voglia di spendersi e agire con noi per il bene di tanti bambini e ragazzi, allontanando le divisioni che moltiplicano distanze, diffondono veleni e interrompono qualunque dialogo. Parliamo a nome del personale, dei genitori e degli alunni dell’Istituto Comprensivo di Gavoi. Siamo rimasti allibiti nel leggere le notizie riportate dalla stampa che decretano non solo l'agonia ma la morte del nostro istituto. Per noi ha parlato la sindaca di Ovodda: Cristina Sedda, la quale per prima ha ben interpretato il rammarico e il disappunto per la mancata decisone della Giunta: “..la quale ha scelto di non scegliere…”. L’azione di quest’ultima doveva difendere e garantire i principi costituzionali invece ha di fatto limitato la sovranità di due comunità e delle due amministrazioni che le guidano. Cristina Sedda, amareggiata e offesa ha visto la decisione della sua Giunta e della sua cittadinanza calpestate. Le scelte degli amministratori del nostro territorio derise, l'unione solidale di due paesi contrastata, l'azione politica dell'Unione dei comuni Barbagia vanificata. A nulla sono valse le sollecitazioni in Regione e il rafforzamento della posizione del Comune di Ovodda. Noi che ogni giorno viviamo la scuola ci poniamo diverse domande alle quali siamo incapaci di dare risposte. Vogliamo sapere dalla Giunta regionale e dal Presidente Pigliaru qual è il disegno per l’organizzazione della scuola in Sardegna e in Barbagia in particolare. Oggi vediamo la disgregazione della scuola di Barbagia: i nostri istituti non hanno più dirigenti scolastici ma reggenti la cui guida organizzativa e didattica condividiamo con un'altra scuola. I nostri uffici impoveriti, il Direttore dei servizi a scavalco. Nonostante ciò non abbiamo udito molte proteste, denunce, preoccupazioni in questo senso. Molto del lavoro che si fa nelle scuole è frutto della grande professionalità e volontà di tutti i dipendenti: dal collaboratore scolastico, al personale di segreteria fino a tutti gli insegnanti. Presidente! perché l'amministrazione regionale vuole creare nel nostro territorio scuole senza autonomia? Quale è il fine? In Barbagia attualmente resistono tre autonomie Gavoi, Desulo, Orani perché si sta cercando di sopprimerle. Non decidere significa deliberatamente creare il vuoto non solo per noi ma anche attorno alle autonomie ricreate e alle autonomie della città. La nostra più grande preoccupazione è che il nostro territorio sia preda dei disegni personalistici di chiunque soprattutto di rappresentanze di associazioni, enti, partiti e politici senza scrupoli che certo non hanno a cuore il futuro delle nostre comunità. In questa situazione la scuola e il nostro territorio soffrono per questo deliberato piano di annullamento della coesione, il confronto è diventato scontro, e chi deve decidere per tutti sta alla finestra a guardare senza fare proposte serie che mettano al sicuro la scuola. Troppo abbiamo atteso una legge negli anni da tutti sbandierata, chiediamo con forza che si lavori da subito per il futuro delle nuove generazioni, non è più tollerabile che ogni anno si pensi alla contingenza del momento accontentando gli uni piuttosto che gli altri. Oggi Il nostro istituto è isolato e con noi anche l'IC di Desulo, il vostro non decidere ci danneggia, minaccia il nostro futuro. Chiediamo con forza che le delibere delle nostre comunità abbiano lo stesso valore di altre fatte valere negli scorsi anni. Il documento approvato in provincia non può essere lesivo dei nostri interessi legittimi e può, come in altri anni, essere disatteso. Chiediamo di essere cittadini uguali agli altri, rivendichiamo il nostro stare insieme in un unico istituto là dove molte delle nostre attività convergono sul piano didattico e di crescita culturale. Chiediamo l'impegno alla Giunta regionale a rivedere la delibera sul dimensionamento Ai nostri sindaci chiediamo di rafforzare le richieste anche con un atto forte e incisivo volto ad avere risposte concrete.

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