OLZAI. Per risalire alle date di inizio e fine lavori del nuovo arginamento – oltre alle delibere storiche del Comune di Olzai e le cronache giornalistiche dell’epoca – abbiamo consultato un importante documento proveniente dall’archivio privato del geologo nuorese dottor Antonello Manca: la «Relazione sulle opere pubbliche nella provincia di Nuoro», pubblicata il 30 giugno 1935, contenente una statistica degli interventi realizzati dal Regime Fascista dal 28 ottobre 1922 al 1934.
Un opuscolo di propaganda, corredato da alcune immagini fotografiche, dove sono elencate anche numerose opere incompiute, in corso di esecuzione e da eseguire dopo l’anno 1935 nei comuni della provincia di Nuoro che «prima della marcia su Roma, sono stati pressoché abbandonati dai Governi passati e solo al Governo Fascista è dovuta una vera e propria politica dei lavori pubbliche che ha avuto solamente il suo pieno sviluppo a datare dalla creazione del Provveditorato delle Opere Pubbliche con sede a Cagliari, dalla istituzione della terza Provincia sarda e del locale ufficio del Genio Civile».
Nel capitolo «Opere di consolidamento frane ed alluvioni», non poteva mancare l’arginamento di Olzai. E, come riportato nella statistica, i lavori di «Difesa dell’abitato dalle alluvioni», consistenti nella «Sistemazione Rio Bìsine entro l’abitato mediante canale in muratura provvisto di canaletto di magra in calcestruzzo», dell’importo di 999.000 lire, hanno avuto inizio il 1° maggio 1924 e sono stati ultimati il 25 luglio 1926. La direzione dei lavori era stata affidata all’ingegnere Pier Luigi Carloni dell’Ufficio Genio Civile di Sassari.
Queste date di inizio e fine del cantiere appaiono compatibili con il contenuto delle deliberazioni comunali. Per quanto riguarda invece l’importo della spesa, secondo una testimonianza del dottor Francesco Dore, il costo del nuovo arginamento ammontava a 1.200.000 lire, esattamente il doppio della spesa autorizzata dall’art. 1, let. b) della Legge n. 1214/1922, ovvero «lire 600.000 per provvedere alla sistemazione idraulico-forestale del torrente Bìsine, comprese le opere di difesa del tratto che attraversa l’abitato di Olzai».
Una cifra considerevole per quei tempi, che non includeva il costo di acquisto della principale materia prima, ma solo la lavorazione dei blocchi di granito, il calcestruzzo, ferro e altri materiali utilizzati per i nuovi ponti e passerelle e, ovviamente, la mano d’opera specializzata, gli onorari professionali e le altre spese tecniche e generali sostenute direttamente dal Genio Civile di Sassari.
Infatti, come riportato nella deliberazione della Giunta comunale n. 181/1925, il materiale utilizzato per la costruzione dell’arginamento proveniva dalla rocce rotolate durante l’alluvione del 1921 dal promontorio di “Pedra de Pistis” sino al rio Bìsine, compreso il «masso di granito di parecchi metri cubi disceso dalla montagna» che si fermò nella strada provinciale del Taloro. Altro non era che “Su Nodu Mannu”, da qui il nome dell’attuale piazza principale di Olzai.
1° maggio 1924: iniziano i lavori del nuovo arginamento (primo progetto)
Trascorrono quasi due anni dall’approvazione della “Legge per Olzai” n. 1214 del 24 agosto 1922, e la malaria continua a tormentare la popolazione. Nel mese di febbraio del 1924, il Comune è «sprovvisto di fondi di cassa», al punto da non poter acquistare in contanti la provvista di farmaci «per far fronte alla impellenti esigenze della imminente campagna malarica». Allora la Giunta comunale – sempre presieduta dal sindaco Pietro Costantino Marcello – con delibera n. 157/1924 decide di acquistare il “Chinino di Stato” a rate per una spesa totale di lire 3.360 e cinquanta centesimi.
Alla fine del 1924, ecco che nelle deliberazioni municipali riappare l’argomento arginamento. Esattamente il 1° dicembre, quando il Consiglio si riunisce per deliberare la «costruzione di pubblici lavatoi».
In quella occasione, il sindaco Marcello «espone che coll’arginamento del fiume il quale sarà completato nel 1925 verrà a mancare totalmente alle famiglie del paese la possibilità di lavare la biancheria domestica nella acque del ruscello che scorre entro l’abitato». Pertanto, l’assemblea delibera «in via di massima, la costruzione di due pubblici lavatoi, indicando come più adatto, il ponte de Susu e ponte di Serrone entro l’abitato, ed affidando alla Giunta Comunale l’incarico di provvedere alla massima sollecitudine alla compilazione del relativo progetto tecnico». Questa decisione sarà confermata con deliberazione del Consiglio n. 271 del 29 marzo 1925 poiché, per questo progetto, era stata ipotizzata una spesa superiore a cinquemila lire.
Dalla delibera del Consiglio n. 248 del 1° dicembre 1924, si evince pertanto che i lavori del nuovo arginamento erano stati già avviati e, pertanto, non possiamo che confermare la data di inizio del cantiere pubblicata nell’opuscolo di propaganda del Regime Fascista: 1° maggio 1924.
Natale 1924: il Comune chiede il prolungamento dell’arginamento a monte e a valle dell’abitato
Il giorno di Natale del 1924 si riunisce il Consiglio comunale, con all’ordine del giorno la prosecuzione dell’arginamento nel rio Bìsine. Nella delibera n. 252/1924 si legge:
«Il Sindaco espone che l’Ufficiale sanitario di questo Comune Mesina Dr. Efisio ha fatto presente la necessità di richiedere che i lavori d’arginamento del Rio Bìsine vengano proseguiti nella parte superiore ed inferiore dell’abitato, a distanza sufficiente per proteggere la popolazione dai pericoli d’infezione malarica. Ed il Consiglio: Considerando che l’arginamento del Rio Bìsine venne ideato e posto in esecuzione non soltanto per difendere il paese dai pericoli di nuove alluvioni, ma anche per raggiungere uno scopo di maggiore utilità, ossia il risanamento igienico della popolazione funestata dalla malaria;
Che tale scopo non potrà essere conseguito se i lavori di arginamento verranno fermati nei punti attualmente fissati dall’Ufficio del Genio Civile quasi entro il popolato, nel rione inferiore di S. Antonio;
Che per completare l’opera in modo di assicurare una protezione efficace dalle febbri malariche ed altre infezioni derivanti dallo stagnamento delle acque, ravvisasi indispensabile che l’arginamento venga proseguito per una distanza conveniente nella parte alta, ed ancora più in quella inferiore dell’abitato, oltrepassando in ogni caso le abitazioni situate ai due punti estremi del paese;
Che tale soluzione è imposta anche da evidenti ragioni di giustizia, non essendo tollerabile che, una parte della popolazione povera, venga esclusa dai benefici dei provvedimenti destinati a vantaggio della generalità degli abitanti;
Che il raggiungimento del nobile scopo non deve essere ostacolato da pretestuose difficoltà finanziarie le quali debbono considerarsi superate, in vista dei provvedimenti eccezionali disposti già dal Regio Governo, Delibera Unanime di fare volti a S. E. Ministro dei L.L.P.P. ed all’Ufficio del Genio Civile di Sassari perché i lavori di arginamento del Rio Bìsine vengano proseguiti nella parte superiore ed inferiore dell’abitato a distanza conveniente, in modo da assicurare alla popolazione una difesa efficace e completa dai pericoli delle infezioni malariche».
Purtroppo, non abbiamo a disposizione le mappe e il computo metrico dell’opera. Ma, da quanto riportato nella deliberazione n. 252/1924, possiamo ipotizzare che il primo progetto dell’arginamento ideato dai tecnici del Genio Civile – della lunghezza di quasi mezzo chilometro – iniziava all’imbocco (“Su vorte”, in località “Sa ‘e Pirisi”) e terminava all’incrocio dell’attuale vicolo Sant’Antonio con la via avvocato Giovanni Dore, ovvero nel rio di “Malamureddu dove, prima dell’alluvione, funzionavano due mulini idraulici.
In ogni caso, nel 1926, il cantiere dell’arginamento si concluderà ancora più a valle, di fronte all’odierno caseggiato scolastico, raggiungendo pertanto una lunghezza complessiva di circa 540 metri. Non sono invece disponibili dati o informazioni sulla mancata prosecuzione dell’opera «nella parte superiore» dell’abitato (negli orti e terreni di “Sa ‘e Pirisi” e “Nigorio”).
Da segnalare che, nella stessa seduta del 25 dicembre 1924, il Consiglio comunale conferiva l’incarico all’ingegnere Antonio Forteleoni per «dare spiegazioni dove possa venire costrutto un lavatoio unico, o se ne debbano fare due, in conformità alla deliberazione già presa e di quella che potrà in seguito decidere il Consiglio».
1925 - 1926: i lavori di completamento dell’arginamento, i muraglioni e parapetti e l’allargamento della strada nel lato sinistro del rio Bìsine (2° progetto)
Alla data del 22 febbraio 1925 «i lavori di arginamento nel Rio Bìsine procedono alacremente ed in modo completamente soddisfacente, sotto la vigile direzione del Genio Civile», ma il primo progetto risultava carente sotto il profilo della sicurezza della circolazione stradale.
Come riportato nella delibera della Giunta n. 168/1925, il sindaco Marcello evidenziava che «durante l’esecuzione dei lavori si sono resi visibili alcuni lievi inconvenienti, che non potevano essere preveduti e che rendesi necessario rimuovere. Così soltanto recentemente si è potuto notare che lo spazio di due metri di terreno espropriato e lasciato libero sulla riva di sinistra del rio [è l’attuale via Guglielmo Marconi] è insufficiente per aprire un comodo passaggio fra l’argine e le abitazioni situate sulla stessa riva, cosicché apparirebbe opportuno, per poter aprire un’arteria sufficiente e permettere il transito di veicoli, allargare almeno di un metro lo spazio già espropriato per tutta la lunghezza dell’argine sinistro. Con una spesa assai limitata si assicurerebbe un beneficio considerevole alla popolazione intera che godrebbe di una nuova via assai comoda, alle case attualmente esistenti, ed alle aree situate sulla parte superiore del paese, in prossimità del ponte alto sulle quali aree non potrebbero sorgere fabbricati, per mancanza di strade di accesso».
Oltretutto, il primo cittadino esponeva che «stante l’altezza considerevole in alcuni punti dell’argine sinistro sul letto del fiume, rendesi necessaria costruzione di un parapetto che garantisca la sicurezza dei passanti; ed in alcuni punti ove i lavori di scavo ed il logorio prodotto dalle acque hanno formato dei salti pericolosi, rendesi pure necessaria la costruzione di muraglioni di sostegno che impediscono il franamento del terreno e delle rocce soprastanti».
Le proposte del sindaco Marcello vengono «pienamente» approvate dalla Giunta. E allora il Comune inoltra domanda al «Genio Civile di Sassari perché venga a completamento dell’opera iniziata vengano eseguiti i lavori di allargamento della via sinistra, nonché i parapetti negli argini ed i muraglioni necessari per tutelare l’incolumità del pubblico».
Dopo quasi nove mesi dall’adozione della delibera n. 168/1925, gli instancabili amministratori comunali rinnovano la richiesta al Genio Civile e avanzano ulteriori proposte di completamento dell’opera, mediante l’allargamento delle strade adiacenti e la costruzione dei parapetti anche sulla «sulla riva sinistra» del rio Bìsine, ovvero nelle attuali via avvocato Giovanni Dore e via Guglielmo Marconi.
Infatti, nella deliberazione della Giunta n. 181 dell’8 novembre 1925, avente ad oggetto «Completamento lavori arginamento Rio Bìsine», si legge:
«Considerando che sono prossimi a compimento i lavori d’arginamento nel Rio Bìsine nella parte preveduta dal primo progetto eseguito a cura del Genio Civile, e che sono stati appaltati recentemente i lavori disposti per il completamento dell’opera;
Che per assicurare all’opera l’utilità massima che potrà rendere per la popolazione sarebbe opportuno che la strada aperta sulla riva sinistra del Rio fosse proseguita fino all’estremità inferiore dell’abitato, ove avranno termine i lavori di arginamento, lasciando all’Amministrazione Comunale la cura di prolungare la strada fino all’incontro della prossima via vicinale, nel sito denominato Malamureddu;
Che sarebbe egualmente opportuno che lo spazio di due metri di terreno espropriati ai proprietari frontisti sulla riva di sinistra del Rio venisse portata almeno a metri quattro ed a quella larghezza che sarà consentita dalle difficoltà inerenti alla natura del luogo, in modo da poter aprire una arteria facile di fabbricati adiacenti che già esistono, o che saranno indubbiamente costruiti in quella località destinata a diventare il centro del paese ed il punto di traffico più intenso e di transito per i paesi soprastanti della Barbagia [sono le attuali via avvocato Giovanni Dore e via Guglielmo Marconi, dove i lungimiranti amministratori comunali intendevano convogliare il traffico proveniente dalla futura strada Sedilo – Olzai, per poi proseguire fino al paese di Ollolai].
Considerando che nel sito scosceso sottostante alla Via Telegrafo e precisamente sul punto denominato Pedra de Pistis donde vennero rotolate nel fiume di sotto il materiale granitico adoperato per la costruzione degli argini si è formato un vero precipizio che costituisce un pericolo permanente, cui devesi porre riparo con la costruzione di un muraglione e relativo parapetto.
Considerando che il progetto redatto dal Genio Civile prevede la costruzione del parapetto lungo l’argine destro del fiume [l’attuale via Arginamento] ma lascia priva completamente di difesa l’argine sinistro [le citate vie Dore e Marconi], dove venne pure espropriato uno spazio di terreno della larghezza di metri due ai proprietari contigui e poiché tale superficie di terreno sarà definitiva e destinata all’uso pubblico, per il passaggio delle persone, per il servizio delle abitazioni adiacenti, e soprattutto per la necessità di una regolare manutenzione dell’opera pubblica, pare indispensabile che venga costrutto il parapetto anche sulla riva sinistra del Rio, per tutta la lunghezza dell’arginamento.
Considerando che soltanto per tal modo saranno eliminati i gravi pericoli derivanti dal passaggio di persone e veicoli a livello degli argini privi di muri di protezione.
Considerando che la spesa richiesta per il completamento dell’opera in modo da poter soddisfare tutte le esigenze della popolazione, avrà una parte lievissima di fronte al costo complessivo e ai vantaggi che dovranno derivarne, assai superiori all’entità minima delle opere di completamento che si richiedono.
Considerando che le attuali richiesta vennero ripetutamente fatte in precedenti deliberazioni di questo Consiglio e rapporti del Sindaco, ma riuscirono inascoltate perché gli Uffici competenti si preoccuparono forse eccessivamente delle difficoltà finanziarie, che non essendo però eccessivamente rilevanti ed insormontabili, non devono compromettere i fini di un’opera dispendiosa, ideata con criteri di generosità e decoro che manifestano un intento di utilità perpetua: = Delibera = Di fare voti all’Ill.mo Provveditorato delle Opere pubbliche della Sardegna, all’Ill.mo Ingegnere Capo del Genio Civile di Sassari, perché si degnino prendere in considerazione le proposte fatte nella presente deliberazione».
Da sottolineare, che queste ultime proposte vennero inoltrate al Provveditorato delle Opere per le Provincie di Cagliari e Sassari, il nuovo ufficio istituito il 7 luglio 1925 e che rimarrà funzionante sino al 30 giugno 1945.
Nella prossima puntata parleremo ancora dei pubblici lavatoi, della conclusione del cantiere dei lavori e dell’istituzione della figura del “sorvegliante” dell’arginamento con l’arrivo del podestà Efisio Mesina.