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Efisio Arbau: "gli inceneritori vanno chiusi perché antieconomici e antiambientali. Il nostro futuro è la raccolta differenziata, il recupero e il riciclo

Mozione di 10 consiglieri regionali di maggioranza

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E’ la proposta che arriva dal consigliere regionale barbaricino Efisio Arbau (primo firmatario) e da altri nove colleghi della maggioranza (Daniele Cocco, Emilio Usula, Gavino Sale, Eugenio Lai, Michele Azara, Anna Maria Busia, Gaetano Ledda, Raimondo Perra, Luca Pizzuto) che hanno firmato una mozione indirizzata al presidente Francesco Pigliaru e alla sua Giunta in cui chiedono:

- una moratoria in cinque anni dell'attività di termovalorizzazione e di termodistruzione dei rifiuti;

- avviare la rielaborazione del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti al fine di recepire le gerarchie stabilite dalla Direttiva 2008/98/CE e dal D.lgs n. 295/2010, privilegiando la raccolta differenziata, il recupero e il riciclo dei materiali post-consumo, e  prevedendo a tale scopo  la realizzazione di Centri di Riciclo, prioritariamente negli stessi siti che attualmente ospitano gli impianti di termodistruzione e termovalorizzazione che andranno gradualmente dismessi;

- non concedere autorizzazioni per nuovi impianti o per il potenziamento degli inceneritori esistenti;

- garantire il reimpiego dei lavoratori impiegati negli inceneritori nelle attività dei Centri di Riciclo che saranno realizzate.

“Nella mozione partiamo dal presupposto che i rifiuti sono una risorsa – il consigliere de La Base Efisio Arbau -. E’ finito il tempo delle mega strutture di incenerimento campati con i soldi pubblici (a loro è destinato il 7% delle bollette Enel) e a scapito del territorio, delle tasche e della salute dei cittadini. Il nostro orizzonte è la Direttiva quadro 2008/98/CE (già recepita nella normativa italiana) che individua la scala delle priorità nella gestione dei rifiuti nel riutilizzo e il riciclo”.

L’incenerimento rispetto al riciclo e riutilizzo hanno un alto impatto ambientale, un maggior spreco di materiali riutilizzabili, più alti costi di costruzione ed esercizio, tempi di messa in opera più lunghi, e minore ricaduta occupazionale. Per questo dove esistono si cerca si superarli.

Nel Nord Europa (Olanda, Svezia, Norvegia e Danimarca) hanno già il problema di reperire rifiuti: con la raccolta differenziata e il riciclo che avanzano, sono costretti a importarli da altri Paesi per alimentarli.

Il Consiglio Regionale della Lombardia, la regione italiana col maggior numero di inceneritori, per lo stesso motivo, nel dicembre 2013 ha approvato una risoluzione che prevede la dismissione di parte del parco inceneritori.

Negli USA e in Germania non vengono più realizzati, li hanno sostituiti con la raccolta differenziata spinta e con impianti di trattamento Bio-Meccanico dei rifiuti.

Gli inceneritori sono ormai un retaggio prospettato quasi esclusivamente nei paesi in via di sviluppo.

La via da seguire, per i consiglieri firmatari della mozione, è quella indicata dall’Europa che nella Direttiva quadro 2008/98/CE, indica la scala delle priorità nella gestione dei rifiuti nel riutilizzo e riciclo, privilegiato il recupero di materia rispetto al recupero di energia.

Il VII° Programma d’azione per l’ambiente, approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio, ci dice che la piena attuazione della legislazione dell’Unione sui rifiuti consentirebbe, entro il 2020, di risparmiare 72 miliardi di euro l’anno, di aumentare il fatturato annuo dell’Unione di 42 miliardi di euro nel settore della gestione e del riciclaggio dei rifiuti e di creare oltre 400.000 posti di lavoro entro il 2020.

Lo stesso Programma di Azione per l’ambiente prevede la riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50 al 2050 rispetto alla produzione del 2000, stabilendo inoltre la sostituzione di tutti i termovalorizzatori in attività in Europa con impianti di riciclo completo entro il 2020.

“Questa è la strada che dobbiamo seguire – sostiene il consigliere de La Base Arbau – che porterà benefici nel territorio in termini di salute, ambientali e posti di lavoro, con risparmi nella bolletta. Il punto di partenza dovrà essere quello di riscrivere il piano regionale dei rifiuti (l’attuale si basa su dati superati dalla realtà e dalle previsioni di breve termine: secondo le direttive europee nel 2020 dovremmo produrre massimo 632.000 t/anno, 20% in meno dei 791.234 di rifiuti prodotti nel 2000), dopodiché è necessario una discussione unitaria, con il confronto tra tutte le posizioni in campo”. 

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