OLZAI. Con la costruzione del cimitero di “Lolea”, della strada per il rione “Murui” e altri lavori di bonifica dell’abitato del 1932, si conclude il ciclo delle opere pubbliche realizzate dallo Stato a seguito dell’alluvione del 1921.
Nel successivo ventennio – a parte l’arrivo dell’energia elettrica nel 1938, l’installazione di fontanelle e la realizzazione del primordiale acquedotto, con regolamento per la concessione degli allacci ai privati approvato il 21 agosto 1940 – non avranno alcun seguito diverse pratiche amministrative avviate dal sindaco Costantino Pietro Marcello, come le deliberazioni adottate per la costruzione di un caseggiato scolastico (del 1920) e della fognatura (del 1925).
Per non parlare della strada interprovinciale Sedilo-Olzai-Ollolai (già ipotizzata nel 1917) e della mulattiera “S’Iscala”, distrutta dal nubifragio e mai completamente riparata. Furono elaborati entrambi progetti ma senza appaltare i lavori, nonostante le continue suppliche dei sindaci e proteste delle popolazioni, con in prima fila l’avvocato Giovanni Maria Dore, autore dell’opuscolo “Per la strada Sedilo, Olzai, Ollolai”, incredibilmente sfuggito al controllo preventivo del regime fascista nell’aprile del 1938.
Per il municipio di Olzai finisce così il tempo delle “grandi opere”. L’aveva già intuito dal 1926 l’avvocato Dore, nel periodo dell’emanazione delle leggi speciali fasciste, dell’abolizione delle cariche elettive nei comuni e l’arrivo dei podestà.
In una lettera indirizzata al cugino Francesc’Angelo Marchi – oculista olzaese residente a Cagliari – l’avvocato Dore aveva scritto: «Sorgono 4 ottobre 1926 Carissimo, ho scritto tre o quattro volte sollecitando il tuo intervento per definire il progetto l’appalto della strada di Ollolai: nessuna risposta, silenzio sepolcrale. Il guaio è che i fondi stanziati per le opere pubbliche della Sardegna pare che siano prossimi all’esaurimento; chi avrà avuto, starà bene: chi arriverà in ritardo, rimarrà a bocca asciutta. Gli olzaesi sono furenti, e sono anche sfiduciati i tecnici del Genio Civile. Se potrete premere presso il provveditorato, è proprio questo il momento decisivo. Saluti cordiali G. Dore».
1925 – 1932: la nuova strada dall’arginamento al rione “Murui”
L’idea progettuale della strada per “Murui”, manco a dirlo, risale sempre alla gestione del sindaco Costantino Pietro Marcello. Era il 1° gennaio 1925, quando il Consiglio comunale – mentre proponeva una modifica del progetto di riparazione della mulattiera per Ollolai – chiedeva al Ministero dei Lavori Pubblici e all’ufficio del Genio Civile di Sassari la realizzazione di «una rampa di strada che partendo dal muro di cinta del cimitero prosegua fino al rione Murui davanti alla caserma dei Reali Carabinieri».
Il successivo 18 gennaio, il Consiglio chiedeva al Genio Civile la predisposizione di un progetto per la sistemazione delle strade interne dell’abitato utilizzando i fondi della Legge n. 1214 del 22 agosto 1922.
Il programma della strada di “Murui” viene ripreso l’8 novembre 1925 dalla Giunta comunale, per rinnovare la richiesta al Genio Civile di Sassari di una «rampa che conduca al rione superiore dell’abitato fino alla Caserma dei Carabinieri Reali».
I lavori di «costruzione della strada che va dall’abitato fino nel lato inferiore del cimitero», ma senza sbocco al vicino rione vico Chiuso, iniziarono nell’aprile del 1928 durante la gestione podestarile dell’avvocato Francesco Murgia, come abbiamo visto nella sesta puntata del nostro racconto.
Trascorrono inutilmente due anni. E allora, nel mese di ottobre 1930, i fratelli dottor Francesco e l’avvocato Giovanni Maria Dore – entrambi nati nel rione “Drovennoro”, con il giardino della loro casa confinante con la caserma dei Carabinieri – scrivono al Provveditorato alle opere pubbliche della Sardegna per sollecitare la prosecuzione della strada, dal cimitero di “Santa Rughe” sino al rione di “Murui”.
Nell’archivio del municipio di Olzai è conservata una copia del dattiloscritto inviato a Cagliari dai fratelli Dore, ma senza firme degli autori. Ecco il testo integrale del documento:
«Ill/mo Provveditore alle Opere Pubbliche Cagliari. Da vario tempo gli abitanti del rioni di Santa Barbara e Murui, nel comune di Olzai, fanno vive istanze a codesto Provveditorato perché si degni provvedere ad alcune loro necessità urgenti.
Sono situati ambi questi rioni nella parte superiore dell’abitato, ove non si può accedere attualmente fuorché con grande difficoltà, specialmente per i carri a buoi, che costituiscono l’unico mezzo di trasporto, e non riescono a superare l’erta ripida che conduce dalla strada provinciale alle case estreme dell’abitato [è il corso Vittorio Emanuele e la via Regina Margherita].
Gli abitanti di questi rioni meritano indubbiamente molti riguardi, sia perché hanno avuto origine di là le iniziative che hanno portato in questi ultimi anni alla trasformazione igienica ed edilizia del paese, sia perché esistono ivi molti fabbricati civili, fra i quali la caserma dei Carabinieri Reali.
Sarebbe facile dotare questi rioni di comunicazioni comode prolungando per circa duecento metri il viale che fu aperto recentemente a cura di codesto Provveditorato, e che conduce dal ponte inferiore del rio Bìsine al vecchio cimitero, il quale dovrà essere prossimamente abbandonato, essendo in costruzione il cimitero nuovo. Il viale fermasi attualmente in aperta campagna, di fronte ad orti privati, senza alcuno sbocco; e secondo gli intendimenti manifestati da codesto Provveditorato, dovrebbe essere prolungato fino alle ultime case del rione Murui, di fronte alla caserma dei Carabinieri.
La spesa che sarà relativamente lieve a causa della breve distanza e del valore limitato dei terreni da espropriare, sarà compensata largamente dall’utilità massima che ritrarranno gli abitanti del rione, e sarà anche un atto di vera giustizia, che verrà accolto con favore e riconoscenza dagli abitanti di quel rione, i quali sopportano mal volentieri di rimanere esclusi dai benefizi concessi alla gran parte della popolazione.
Questi due rioni sono rimasti anche privi di una fontanella, mentre furono costrutte le fontanelle in numero sufficiente in tutti gli altri rioni del paese.
Se non devono contare per nulla i sacrifizi di ogni genere sostenuti dalle persone che hanno portato largo contributo di iniziative e di operosità alle pratiche per le opere pubbliche largite dal Governo Nazionale al comune di Olzai, dovrà valere almeno la considerazione che i Carabinieri Reali, privi adesso di strada e di acqua, hanno diritto agli stessi riguardi ed ai benefizi che sono concessi a tutti gli altri abitanti.
Ci permettiamo di richiamare l’attenzione della S.V. Ill/ma su queste aspirazioni legittime che furono già rese note a codesto Provveditorato in varie occasioni. Olzai, ottobre 1930 VIII Avv. Giovanni Dore On. Dott. Francesco Dore».
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OLZAI. La strada per “Murui”, con la via Santa Sofia nel 1958 (© foto: Pietro Sgaramella – rip. associazione Kérylos)
Sei mesi dopo il sollecito dei fratelli Dore, esattamente il 7 aprile 1931, iniziano i lavori per la sistemazione della strada per Murui, consistenti nella «Apertura di una strada della larghezza di m. 4,80 e lunghezza metri 397», con una spesa di 107.000 lire, come riportato nella «Relazione sulle opere pubbliche nella Provincia di Nuoro», capitolo «Opere di consolidamento frane e alluvioni».
È l’attuale via Leonardo da Vinci (ex via Cimitero), esattamente dall’incrocio con la nuova strada comunale per la chiesa di Santa Barbara fino alla via Regina Margherita dove, prima del monastero delle Benedettine Mater Unitatis, aveva sede la caserma dei Reali Carabinieri:
«Sulle basse casette domina una grande caserma situata nel punto più alto. Appare una minaccia sproporzionata all’esiguità delle poche abitazioni. La campagna intorno, però, è immersa nella sua aridità e in questo spazio deserto in ogni giorno si inoltravano cautamente in esplorazione, come di consueto, carabinieri grassi su grassi cavalli» (dal racconto “Le valigie rubate” di Grazia Dore 1908-1984, figlia dell’onorevole Francesco Dore).
Durante l’esecuzione dei lavori – appaltati dall’impresa di un certo signor Piacenza – il Genio Civile predispone una perizia suppletiva per deviare le acque piovane che attraversavano il rione di “Murui”. Si trattava della «costruzione di un chiavicotto e relativo canale» nel primo tratto della strada, come riportato in una lettera inviata il 3 settembre 1931 dal Prefetto di Nuoro dottor Michele Chiaromonte (1880-1969) al podestà di Olzai.
È un canale a monte dell’attuale via Santa Sofia, ancora esistente e indispensabile – soprattutto in caso di forti precipitazioni – per la raccolta delle acque meteoriche provenienti dalla regione “Sa ‘e ziu Boe”ed evitare inondazioni nel rione di “Santa Barbara” e “Sa Mastr’Andria”, come avvenuto nel 1921.
Con due lettere dell’11 gennaio e 2 marzo 1932, il podestà Sebastiano Curreli scrive all’ingegnere capo del Genio Civile per segnalare alcuni disagi causati nel cantiere aperto dall’impresa Piacenza.
Nella prima lettera, il capitano Curreli chiede la copertura di un fossato realizzato fra i due «ponticelli», dove si era formato un mondezzaio pericoloso per la salute pubblica. Con la seconda missiva, il podestà pretende il ripristino di «due stradette»: la prima, rimasta quasi seppellita durante i lavori eseguiti dall’impresa appaltatrice, conduceva alla fonte “Su ‘Antaru” e l’altra al ruscello di “Nigorio”, dove esisteva un abbeveratoio per il bestiame.
Infine, il podestà conclude la sua seconda lettera, con un ulteriore richiesta: «La popolazione desidera inoltre vivamente che venga riaperto il passaggio dal viale recentemente costruito fino alla chiesa di Santa Barbara, mediante la costruzione di una gradinata, non essendo possibile provvedere in altro modo. Prego la S.V. Illma di prendere in considerazione queste modeste aspirazioni».
Grazie a questo documento, possiamo datare al 30 aprile 1932 l’epoca di costruzione della gradinata che collega la chiesa di Santa Barbara all’attuale via Leonardo da Vinci, ovvero alla data di chiusura del cantiere della strada per “Murui”.
Negli atti deliberativi del Comune di Olzai non si trovano altri riscontri su questa scalinata con parapetto in granito e della lunghezza di quasi trenta metri. Un’opera che rende inconfondibile uno dei rioni più caratteristici del paese di Olzai: “Sa Mastr’Andria”. Uno scorcio ricorrente in numerose tele e delicati pastelli realizzati dal grande maestro Carmelo Floris.
OLZAI. Scorcio del rione “Cambone” nel 1958, con la via G. Marconi e, a destra, la via Arginamento. In alto, la chiesa di Santa Barbara e la gradinata di collegamento alla via Leonardo da Vinci, nel rione di “Sa Mastr’Andria” (© foto: Pietro Sgaramella – rip. as. Kérylos).
Febbraio-aprile 1932: completamento dei lavori di bonifica dell’abitato
Nella preziosa e più volte citata “Relazione sulle opere pubbliche nella Provincia di Nuoro”, capitolo “Opere di bonifica in esecuzione diretta”, sono riportati anche i lavori di «Costruzione di un canale allacciante acque alte a monte abitato con sbocco sul Rio Bìsine». L’opera, costata 69.000 lire e classificata come «Piccola bonifica dell’abitato», venne realizzata in due mesi: dal 25 febbraio al 30 aprile 1932.
Anche per questa opera, non si trovano altri riferimenti nelle deliberazioni comunali. Ma, indubbiamente, è il canale in blocchi di granito e alcuni gradini che parte dalla via Santa Sofia, attraversa la via Leonardo da Vinci e prosegue nei terreni di “Nigorio” e “Sa ‘e Pirisi” per consentire alle acque piovane lo scarico nel rio Bìsine, prima dell’imbocco nell’arginamento (“Su vorte”).
Nonostante la sua importanza per la raccolta delle acque meteoriche, questa opera è rimasta nascosta dalla vegetazione per molti anni. Alla fine del 2013, il canale è stato finalmente ripulito dagli operai di un cantiere aperto dall’Amministrazione comunale.
Durante i lavori sono riemerse anche le prime due cascate del rio Bìsine, sempre in regione “Nigorio”, probabilmente edificate nel biennio 1924-1926 con la stessa tipologia costruttiva dell’arginamento, ma senza i due argini laterali, come si può vedere nella foto del geometra olzaese Roberto Sanna, direttore dei lavori del cantiere.
OLZAI. Località “Nigorio” e “Sa ‘e Pirisi”. A sinistra, il canale di raccolta delle acque meteoriche. A destra, le prime due cascate nel rio Bìsine, prima dell’imbocco nell’arginamento, dicembre 2013 (© foto: Roberto Sanna).
1939: l’intitolazione della via Guglielmo Marconi
Con delibera n. 12 del 18 febbraio 1939, il podestà Giovanni Giuseppe Dore «ravvisata la opportunità di intitolare una strada di questo Comune al nome di Guglielmo Marconi, onde onorarne degnamente la sua memoria, delibera di dare il nome di Guglielmo Marconi alla strada di questo Comune denominata “Via Arginamento” in occasione della celebrazione dell’anniversario della nascita del grande scienziato, che sarà commemorato il giorno 25 p.v.».
1939: Olzai perde l’avvocato Giovanni Maria Dore, uno dei suoi figli più illustri
Dopo una lunga malattia, il 23 febbraio 1939, muore a Oristano l’avvocato Giovanni Maria Dore.
Figlio del medico chirurgo e cavalier Giovanni Pietro, noto Giampietro (1820-1884) e della benestante Raffaela Satta (1826-1919), era nato a Olzai il 1° ottobre 1871. Il giorno successivo, fu battezzato dal vice parroco don Agostino Marchi (1820-1909). Padrini furono la nobildonna Rosa Satta (1799-1883) di Olzai e un certo Alberto Calamida, medico chirurgo di Cagliari.
Nell’archivio del Comune di Olzai non si trovano biografie dell’avvocato Dore, o riferimenti alla sua brillante carriera di magistrato. Sappiamo che ha trascorso l’infanzia e gioventù nella casa dei suoi genitori. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, nell’anno 1904 risultava residente nel comune di Sanluri, dove esercitava le funzioni di pretore.
Con Regio Decreto del 25 febbraio 1904 del Ministero di grazia e giustizia, da Sanluri viene trasferito in Toscana, al mandamento della Pretura di Radicofani (Siena). Il 14 aprile dello stesso anno, nel paese di Sorgono sposa la benestante Emilia Cubeddu (1871-1954).
Con altro decreto del 13 aprile 1905, il pretore olzaese viene trasferito al tribunale di Rocca San Casciano (Forlì-Cesena, ma all’epoca ancora in provincia di Firenze) e, alla fine del mese, nasce a Radicofani il primogenito Aurelio, noto Elio (1905-1988). Gli altri due figli, Concetta (1908-1987) e Gino Felice Alberto Raffaele (1910-1973), nasceranno invece nel comune di Sorgono.
Con decreto Ministeriale del 10 giugno 1913, venne collocato nel ruolo dei giudici e sostituti procuratori del Re di 2° categoria, presso il tribunale civile e penale di Sassari.
Eletto sindaco di Olzai il 14 novembre 1920, presentò immediatamente le dimissioni poiché era residente lontano dal paese, ma conservò la carica di consigliere comunale fino alla primavera del 1926. Costretto dal regime ad abbandonare la magistratura, si trasferì a Oristano dove continuò a svolgere la professione forense e di notaio.
Fino agli ultimi giorni di vita, l’avvocato Dore si era occupato dei problemi di Olzai e delle altre popolazioni della Barbagia, scrivendo innumerevoli articoli e memoriali. L’ultima sua fatica, risale alla primavera del 1938, quando riunì «in un opuscolo alcune deliberazioni e rapporti del Comune di Olzai e dei comuni limitrofi, interessati alla costruzione della strada Sedilo-Ollolai, per scuotere l’indifferenza delle autorità e forzarle all’adempimento degli impegni che erano stati solennemente assunti, e consacrati perfino in una legge dello Stato [è la “Legge per Olzai” del 1922]».
Oltre all’introduzione dell’avvocato Dore e alcune deliberazioni comunali, l’opuscolo stampato dalla tipografia Doglio di Cagliari, contiene anche degli scritti del pittore Carmelo Floris, dell’avvocato B. Sirca (vice preside dell’ufficio tecnico della Provincia di Nuoro), relazioni dei podestà di Gavoi, Ollolai, Olzai e Sedilo e dell’ufficiale sanitario dottor Giovanni Dore-Tola di Olzai.
Alla fine del mese di novembre del 1938, l’ex procuratore del Re fu ricoverato nell’ospedale di Oristano poiché – aveva scritto in un lettera indirizzata al dottor Francesc’Angelo Marchi – la sua malattia «precipita verso la sua risoluzione». E aveva aggiunto: «Non me ne importa però assolutamente nulla, e l’unico dispiacere che porto con me a Lolea è quello di non avere lavorato abbastanza, seguendo l’esempio di nostro zio venerato [il professor Pietro Meloni Satta]. E seguendo il suo esempio, ho disposto di tutti i miei libri in favore della parrocchia d’Olzai, con testamento pubblico. Anche Tito Livio [Mesina] promette di fare altrettanto dei libri suoi. Così avremo nella nostra Barbagia una biblioteca pubblica, centro di coltura e di progresso civile».
Persona tenace, dallo spirito molto vivace e rude nell’espressione, l’avvocato Giovanni Maria Dore ebbe molti contrasti nella vita e nella professione, al punto da essere collocato a riposo dal regime per le sue idee notoriamente antifasciste.
Il 15 marzo 1939, il parroco don Pietro Raimondo Calvisi (1892-1978) celebrò una messa funebre nella chiesa di Santa Barbara, con la partecipazione dei figli e congiunti del compianto magistrato. Quasi tutta la popolazione rese omaggio all’esimio concittadino “dottor Zuvanne” che, per lungo tempo, aveva illuminato l’attività amministrativa del Comune di Olzai.
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OLZAI. In prima fila: il canonico Salvatore Fancello Ungredda (1866-1935), parroco di Olzai dal 1893 al 1935 e l’avvocato Giovanni Maria Dore. Alle spalle, a sinistra: l’ex sindaco Pietro Costantino Marcello, con Francesco Dore “Zicchette”, ante 1935 (prop. fam. Marcello; rip. associazione Kérylos)
Ecco un breve ricordo dell’avvocato Giovanni Maria Dore, da una lettera inedita firmata dal professor Francesc’Angelo Marchi e inviata al dottor Francesco Dore:
«Cagliari 24-2-1939 Carissimo Francesco Apprendo dal giornale la morte del povero tuo fratello Giovanni, avvenuta ad Oristano. Ti dico sinceramente che la sua scomparsa mi ha addolorato perché Olzai perde uno dei suoi figli che non hanno mai dimenticato il bene del nostro paese natio.
Ed Olzai dove alla sua attività, alla sua fermezza, alla sua opera di persuasione verso chi non condivideva le sue vedute se ha potuto avere opere di grande utilità e varie altre di estrema importanza avrebbe ottenuto di mandare a termine se il suo carattere intransigente ma leale negli ultimi tempi non lo avesse fatto tener lontano dall’amministrazione della cosa pubblica.
Per quanto non si potesse essere d’accordo in certe sue idee pur tuttavia conservammo sempre i migliori rapporti di vera amicizia oltre che di parentela.
Sostenitore di ogni buona iniziativa per gli interessi non solo del paese ma di tutta la regione a noi confinante avrebbe avuto maggior fortuna nell’attuazione di tante utili opere se l’entusiasmo da cui era invaso e l’intransigente linguaggio, cui dava libero sfogo, non gli avessero procurato noie ed ostacoli.
Olzai certo lo dovrà ricordare. L’ultimo atto di amore per il paese, come mi scrisse poco tempo fa, è la donazione della sua ricca e importante libreria alla biblioteca della parrocchia, che, con quella del mio compianto suocero Pietro Meloni Satta, costituirà un istituto di cultura, che molti paesi più importanti del nostro non si sognano di avere.
La famiglia del povero Giovanni sarà orgogliosa di seguire al completo la volontà del defunto, che lascia con questo dono un perenne attestato di stima per il paese che lo vide nascere.
In questa ora di dolore per la vostra famiglia io ed i miei ci uniamo a voi con tutto il nostro cordoglio e con un commosso abbraccio aff.mo cugino Francesco Angelo Marchi».