DON FALCONI SACERDOTE DA 50 ANNI
UNA MANO E UN SORRISO
Ottobre 1985. Giovanni Paolo II arriva a Nuoro accolto dalla fede e dalla festa della comunità diocesana. Tutti cercano di raggiungere il Papa, di toccarlo, ripetendo scene del Vangelo. Anche don Falconi si proietta e la foto ne fissa la mano e il sorriso: due icone espressive dei suoi 50 anni di sacerdozio.
Quante mani ha stretto? Mani tese verso i fratelli incrociati nelle strade di amici Bitti e Dorgali, di Posada, Ottana e Oniferi. Mani che hanno sollevato l’Ostia o accompagnato la parola della predicazione; mani che hanno versato l’acqua del battesimo o hanno spalmato l’olio su tanti infermi; mani raccolte nell’intimità della preghiera o posate sulle spalle per accompagnare nelle vie della speranza.
Quel sorriso ha illuminato tanti volti di bambini, ha raggiunto tanti giovani; ha suggellato la promessa di amore di tante copie, ha rafforzato il dono del perdono di Dio ai fratelli; Ha dato sapore al suo quotidiano camminare nelle vie del vangelo, lasciando trasparire il segreto più vero di tutta la sua donazione a Dio e alla Chiesa.
Il Papa ha raccolto la mano e il sorriso di don Falconi.
Don Pietro Puggioni
Caro zio….
Eccoci qui nell’atteso giorno del tuo 50° anniversario di sacerdozio.
Certo, l’avevamo immaginato in modo diverso; avremmo voluto che accanto a te, accanto a noi ci fosse la cara zia Grazia, colei che in questi 50 anni ha gioito con te nei momenti felici e ti ha sostenuto nei momenti di sconforto. Lei che, quando, qualche mese fa preparavamo la lista degli invitati si raccomandava: “non che dathese a nisciunu!” e ci disse anche: “se io non ci dovessi essere, mi raccomando, fate le cose come devono essere fatte”. Ci teneva tanto e oggi noi vogliamo ascoltare queste sue parole, vogliamo che questo giorno sia per te gioioso come doveva essere.
Noi nipoti ti siamo accanto e con noi tuo fratello Pietrino con Michelina, ai quali, purtroppo, la malattia ha impedito di essere qui con noi oggi, ma che ti sono sempre stati vicini in tutti questi anni con tanto affetto e dedizione.
Vogliamo esprimerti oggi quanto siamo orgogliosi di essere nipoti di un sacerdote come te, di essere tuoi nipoti.
Ti auguriamo ancora tanti anni sereni da dedicare alla tua missione, guidato dalla luce di Cristo, con lo stesso entusiasmo di sempre, accompagnato da noi tutti e anche dal tuo angelo custode che da lassù veglia su di te.
Ti vogliamo bene….
LA FAMIGLIA
PICCOLA STORIA DI UN PRETE
Antonio Efisio Falconi nasce a Fonni il 07 marzo 1936 da Michele e Anna Maria Mureddu nel rione Pupuai ove cresce con la sorella Grazia e il fratello Pietrino. Le stradette del rione raccontano ancora il clima di povertà che provava il quotidiano di ogni famiglia.
Uno dei ricordi più belli è senz’altro quella della fede che illuminava la fatica di ogni giorno. La sua mamma aveva fatto una promessa: il bambino che sarebbe nato avrebbe servito i frati francescani nel convento di Fonni per 5 anni, e Antonio lo fece molto volentieri vestendo il piccolo saio francescano.
Il piccolo Antonio percorre tre strade: della campagna, della scuola, della chiesa. Bambino vivace vede nascere nella sua anima la chiamata al sacerdozio, Il parroco don Coronas, parroco di San Giovanni, chiede alla mamma di mandare il figlio in seminario, ma secondo la mamma è ancora troppo piccolo. Sarà poi don Diego Burrai ad accompagnarlo nel suo cammino vocazionale quasi fino all’altare, morendo un anno prima nel 1962.
Il Seminario di Nuoro è la prima tappa delle medie e del ginnasio, poi quello regionale di Cuglieri per il liceo e la teologia.
Il 7 luglio la consacrazione e l’indomani la solenne Prima Messa. Una festa di popolo tra la commozione dei genitori, familiari ed amici.
La Chiesa chiede al novello sacerdote di partire: al Seminario di Nuoro come Direttore Spirituale, a Dorgali e Bitti, come Viceparroco, infine ad Orotelli, Posada, Ottana, Oniferi e nel 2011 il ritorno a Fonni.
Nella stessa casa di don Antonio matura un’altra vocazione, quella della sorella Grazia che lo accompagnerà nel lungo peregrinare sacerdotale con generosa dedizione, con esemplare testimonianza di preghiera e di amore alla Chiesa. Anche Grazia entra dentro lo stesso mistero di Dio che (come 50 anni fa con don Burrai) la chiama a sé un anno prima del giubileo sacerdotale del fratello.
Don Falconi ora abita a Coleo, ma non è andato in pensione. Da vero prete ripercorre le strade del paese, spendendo le sue energie a servizio della Comunità. Le celebrazione giubilare è preceduta dalla 3 giorni di predicazione di don Stefano Paba che presenta alla comunità il mistero del sacerdote e la realtà della vocazione. C’è un’attesa segreta in tutti: che il grande messaggio dei 50 anni di sacerdozio di don Antonio susciti nella gioventù fonnese risposte generose al signore che non si stanca di chiamare al sacerdozio i giovani di tutti i tempi e di tutti i paesi.
Il 1963 ha donato alla nostra diocesi ben 5 sacerdoti: don Antonio Falconi, don Giuseppe Meloni di Sarule, don Filippo Fancello di Dorgali, don Vincenzo Salis di Oliena e don Giovanni Sedda di Onifai.
DON ANTONIO FALCONI: UNA VITA PER IL VANGELO
TESTIMONIANZA DA POSADA 1976 - 1989…..
Nel ricordare Don Antonio Falconi nella sua presenza a Posada come parroco, la mia mente è volata a quando, in occasione dei suoi 25 anni di sacerdozio, ascoltava un gruppo di bambini che recitavano preghiere e versi in rima per il loro parroco tra cui la poesia, che avevo avuto l’onore e la trepidazione di proclamare da solista: “Don Falconi oggi è la tua festa, e per questo noi preghiam, ci siamo messi in testa di darti una man, e per la via del Signore insieme a te camminar”.
Oggi don Falconi non è solo il ricordo di un parroco del passato ma è uno dei miei più cari confratelli nel Sacerdozio a cui, anche grazie al suo esempio e alla sua testimonianza gioiosa, debbo la mia risposta alla chiamata di Dio a diventare suo ministro. Non dico questo come frase di circostanza ma lo affermo con memoria grata per l’incontro, fin da bambino, con una figura sacerdotale che non ha lasciato nessuno indifferente nella comunità di Posada, di cui sento di esprimere i sentimenti.
Il ricordo più lontano, se pur vivissimo, di don Antonio Falconi è di quando venne a far visita alla famiglia, già numerosa, dei mie genitori. Era l’inverno del 1983. Eravamo presenti in casa io, i mie due fratelli maggiori, mia madre che da li a qualche giorno avrebbe dato alla luce la prima delle mie due sorelle. Guardo incuriosito quest’uomo che scherza con noi, ci da dei “mascalzoni”, cerca di “aprire” le nostre pance con la chiave della macchina, si diverte e ci benedice. Poi a conclusione della visita la promessa che, se ci fossimo comportati bene, da li a qualche giorno, per la festa del Natale, ci avrebbe portato dei doni. Inizia così l’attesa del ritorno di questa simpatica figura e poi il suo giungere con tre bei pacchi regalo così come promesso. La gioia dilagante, mia e dei miei fratelli, per questo gesto di profonda e concreta attenzione e poi nel mio cuore di bambino (avevo appena 4 anni) il sorgere di un desiderio: “da grande voglio essere come don Falconi”. Desiderio che mi portò a lasciare in tronco la mia maestra dell’asilo con cui ero fidanzato, che accolse incuriosita la mia confidenza di voler diventare “come don Falconi” e di non potermi, di conseguenza, sposare con lei.
Questo il primo dei tanti bei ricordi di quegli anni in cui frequentavo insieme ai miei coetanei il catechismo e ci preparavamo a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana guidati dalla sapienza e dalla simpatia di don Falconi. Sempre presente alle lezioni di catechismo, chiaro e immediato nel rapporto con noi bambini, soprattutto durante la Messa domenicale in cui le “temutissime interviste” incollavano la nostra attenzione su di lui che, in maniera semplice e immediata, ci comunicava una fede gioiosa, dandoci sempre il senso della festa e dello stare insieme come comunità cristiana.
Poi infine il ricordo del giorno in cui ci diede la notizia del suo trasferimento. Per noi bambini fu un vero e proprio colpo al cuore. Durante quella celebrazione non potemmo fare a meno di piangere. Era il parroco della nostra infanzia, un senso di smarrimento aveva invaso i nostri cuori di fanciulli e una gran tristezza, nel sapere di doverci separare da lui, aveva invaso i nostri animi. Ma le sue parole ci avevano consolato, non era un addio ma un arrivederci e, da subito, aveva messo in moto le sue energie per orientare il dolore di doverlo perdere come guida della nostra comunità verso la gioia per l’attesa del nuovo parroco.
È a nome di tutti i posadini che esprimo a don Antonio Falconi i più calorosi auguri e assicurando il ricordo nella preghiera per questa importante tappa del suo Sacerdozio. Voglio rinnovare gli stessi auguri di 25 anni fa’, promettendo di continuare a camminare insieme nella via del Signore.
Grazie don Falconi per la tua testimonianza, per il tuo servizio e per il tuo esserti donato alla comunità di Posada.
Concludo con il mio personalissimo grazie per la tua paterna attenzione nei miei confronti che ha messo nel mio cuore il desiderio di essere come te e di spendere la mia vita per il Signore nella via del Sacerdozio. Dio ti ricompensi e ti dia la gioia di poterlo servire ancora per lunghi anni con la stessa gioia e con immutato fervore.
Don Antonello Tuvone
AUGURI, CURIOSITÀ E POESIA
CURIOSITA'
Il sopranome della famiglia di don Antonio Falconi è “Fisceddu” e deriva dal fatto che il nonno si chiamasse Efisio.
***
Da bambino lo si vedeva molto spesso recitare il Rosario. La mamma, alla quale talvolta chiedeva di poter avere una corona, gli suggeriva di mettere in tasca un sassolino, per ogni Ave Maria che avesse recitato.
***
Il padre era contadino, “mathasu”, e, quando qualcuno commentava il duro lavoro dei campi con suo bue, lui diceva “Ustu voe este ahende unu predi.”
Nel duro lavoro quotidiano, il babbo gustava il grande giorno della ordinazione sacerdotale del figlio:” 'Ando che sacrana a Antoneddu mi 'omporo unu gigarru longu dae su Ampussantu a Lo‟hiri”.
***
Nel Seminario di Cuglieri don Falconi partecipava alle olimpiadi in-terne tra le 8 classi del liceo e della teologia.
Varie volte ha raccolto gli allori del primo posto nelle gare di velocità. La sua prestanza atletica l‟ha conservata e la dimostra col suo passo deciso e veloce.
DEGHE LUSTROS
Don Falconi, cun tantu riguardu
Li cherzo custos versos dedicare;
Su Signore l’at devidu jamare
Da’e manzanu chito a sero tardu.
Cun fide at sullevadu s’istendardu
E mai s’est devidu separare;
Deghe lustros de àbidu talare
Mustradu l’an su giustu traguardu.
Deu, arcicuntentu est in sos chelos
Santos e santas sun gridende osanna
Sos cherubinos risponden in coro.
MARIO MUNTONE
A DON FALCONI ….
Don Falconi,
Ti canto usta rima
E ti la canto tantu orgogliosa
Maria Immaculada luminosa
L’hassa abbracciau in sincera istima.
Ithu est semper de dene servente
No lu cancelles mai dae sa mente.
In thu sessantatrese a Don Falconi an consacrau
Dae babbu, mamma, sorre e frade ud’abbracciau;
In thu paese l’ana festeggiau.
Grazia de don Falconi
A’ fattu a mamma
E a postu su coro e sa mente
A udi po issa un’istella e prama
Sempere est’istada servente
In sos paeses i ada abitau
Grazia mai solu l’ha lassau.
E Petrinu in sa terra straniera
Antu dies as.hae lacrimau.
Oe sos chimbanta annos de sacerdoziu
Don Falconi est festeggiande
E siada una festa rara e bella
Hommente nois semmos prehande,
Madonna cara brillali dogni istella,
De don Falconi siasa in guida
Cantalu e abbraccialu tottu vida.
A GRAZIA FALCONI
Grazia hustu mundu c’has lassau
Ses residente in sa celeste dimora,
incoraggia su vrade istimau
A d’ogni minutu e a d’ogni ora.
E nois ti pregammos frequente
De preghieras non ses mai assente.
CATERINA PORCU
GRAZIE E AUGURI
Grazie don Falconi
per il servizio pastorale nella comunità parrocchiale
e nel nostro paese. Il Signore Le dia ancora
energia e gioia
per continuare la testimonianza
di amore a Dio e alla Chiesa.
La Madonna l’accompagni,
ancora a lungo,
per essere dono a Fonni
che si unisce festante e grato
al suo canto di lode
e di ringraziamento.
A medas annos!