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Un popolo di guerrieri.

di Maria Antonietta Mele

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 Da sempre la Sardegna si è distinta per la forza e la qualità dei suoi soldati. Ancora oggi “i diavoli” del 151° e del 152° Reggimento della Brigata Sassari rendono onore alla Sardegna e all'Italia sui vari fronti di guerra esteri.
I Sardi erano ottimi guerrieri sin dall'Età nuragica: lo testimoniano le centinaia di statuette di bronzo rinvenute (i famosi “bronzetti”), che nella maggior parte dei casi raffigurano varie tipologie di guerrieri provvisti di vistose armature; in genere questi portano un elmo crestato e dotato di corna, una corazza che lascia libere al movimento braccia e gambe, una lunga spada e uno scudo rotondo. Tra le varie specializzazioni dell'esercito spiccano gli arcieri, provvisti di arco e faretra, e i frombolieri.
È probabile (ma assai poco verosimile) che i Sardi abbiano servito come mercenari nell'esercito faraonico: secondo qualche studioso, infatti, sarebbero loro gli “Sherdana” (e non “Shardana”!), i “Popoli del Mare” citati nelle fonti egiziane sia come truppe al servizio del faraone che come avversari del suo esercito* .
In Età romana troviamo ancora i Sardi in prima linea. Tra I e II secolo d.C. furono diverse le truppe che dalla Sardegna vennero dislocate sui vari fronti dell'Impero: una testimonianza ci è data dal rinvenimento a Milev (oggi Mila, in Algeria) dell'epitaffio di un Sardo di nome Optatus, morto all'età di 55 anni lontano dalla sua patria e al servizio dell'esercito imperiale.
Come accade ancora oggi, tanti persero la vita in guerra, alcuni misero su famiglia lontano dalla patria, ma tanti altri riuscirono a tornare una volta terminato il periodo di servizio: grazie al rinvenimento di un diploma militare nei pressi del nuraghe Dronnoro (Fonni), sappiamo infatti che un militare originario di Sorabile (di cui purtroppo ignoriamo il nome) servì per 28 anni come marinaio nella flotta di Ravenna e una volta compiuto il periodo di servizio ottenne il congedo e la cittadinanza romana per sé e per i propri figli (allora essere cittadini romani era un privilegio, più che un diritto).
Dopo quasi due millenni di storia, il mito dei guerrieri Sardi continua. Il 24 luglio del 1915 la Brigata Sassari entra in linea sul Carso: si distingue presto per l'audacia e l'unione dei suoi “diavoli”, quasi tutti Sardi. Il sacrificio richiesto all'isola per la causa Italiana fu grande: 13.602 caduti, 2088 dispersi e oltre 9000 feriti nella sola Prima Guerra Mondiale (“Pro defender sa patria italiana/distrutta s'est sa Sardigna intrea”, commentava Camillo Bellieni); ma sarà proprio al fronte, nella vita di trincea, che nascerà quel sentimento di fratellanza e di identità che molti Sardi, ancora isolati tra i confini del proprio paese, non avevano conosciuto prima di allora e che da allora li accompagnerà sempre.

 

* Tale teoria non è accolta dalla maggioranza degli accademici per ovvi motivi cronologici e per l'assenza di prove.

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