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La chiesa di San Gavino Martire a Gavoi

a cura della redazione
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Tratto da Architettura tardogotica e d’influsso rinascimentale , collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1994, sch. 75 a cura di F. Segni Pulvirenti-A. Sari

Su un’altura del centro barbaricino di Gavoi – anticamente sotto la giurisdizione della diocesi di Santa Giusta nel giudicato di Arborea – prospiciente l’abitato disposto ad anfiteatro, la parrocchiale dedicata al martire turritano Gavino qualifica il paesaggio urbano con la faccia ta in trachite rosata e l’elegante torre campanaria integrandosi perfettamente nel contesto abitativo di caratteristiche case in granito. L’interno, reso anonimo da un pesante intervento di restauro, si caratterizza per un’equilibrata spazialità e presenta un’unica navata coperta con volta spezzata rinforzata da archi a sesto acuto su lisce paraste in trachite. Arconi ogivali immettono nelle cappelle laterali voltate a crociera costolonata e intercomunicanti mediante archi a tutto sesto. Il presbiterio, leggermente sopraelevato e di dimensioni minori rispetto alla navata secondo l’interpretazione semplificata dei modelli gotici del Levante iberico impostasi nell’Isola, ha pianta quadrangolare e copertura a volta stellare con gemme pendule raffiguranti S. Gavino e quattro santi, resi con un intaglio che rivela una manualità e un’impronta popolareggiante ma comunque di buona qualità, la stessa che si riscontra in alcuni arredi lignei (battistero poligonale, pulpito) ancora presenti all’interno. Il prospetto ha coronamento piano privo di merlature e segnato da un cornicione aggettante; presenta un paramento murario in cantoni trachitici di media pezzatura dal taglio accurato. Il portale centinato è affiancato da semicolonne scanalate e rudentate poggianti su alti plinti e sormontate da capitelli corinzi; le specchiature sopra l’arco sono decorate mediante testine angeliche mentre il fregio della trabeazione alterna triglifi a metope con cerchi concentrici; la struttura termina con un timpano curvo spezzato percorso da doppia dentellatura che reinterpreta in chiave vernacolare, ma con padronanza di mezzi, motivi espunti dai codici linguistici dell’architettura tardomanieristica. Sullo stesso asse del portale si apre un ampio rosone cigliato con strombatura segnata da cornici dentellate e a spina di pesce e una raggiera di colonnine raccordate da archetti. Il lato sinistro del prospetto riveste la parte inferiore del campanile a canna quadra e terminale piano; lisci specchi segnati da paraste angolari e conclusi da un doppio ordine di archetti pensili conducono lo sguardo alla cella campanaria con monofore archiacute e un terzo ordine di archetti ogivali sui quali è impostato un cornicione aggettante e modanato che conclude la struttura. L’impianto dell’edificio aderisce perfettamente alla tipologia tardogotica di estrazione sardo-catalana particolarmente diffusa nel Meridione isolano tra XVI e XVII secolo. Allo stesso gusto va riferita la torre campanaria, nella quale sono rilevabili ancora echi della tradizione romanica, mentre l’armonico accostamento del rosone gotico al portale manieristico, arricchito in questo caso dal fregio di impronta palladiana, rimanda all’eclettismo combinatorio imperante nell’Isola per tutto il XVII e parte del XVIII secolo accomunando, anche cronologicamente, il prospetto del S. Gavino di Gavoi a quelli delle parrocchiali di Nughedu Santa Vittoria, di Ardauli e del santuario di S. Mauro a Sorgono.

 

Leggi l'articolo sulla festa di San Gavino Martire a Gavoi.

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