La risposta di Coldiretti Sardegna alla lettera di Legacoop

02/12/2016
Economia
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c.a. Organi di Informazione

Presidente della Giunta R.A.S. On. Francesco Pigliaru

Assessore dell’Agricoltura R.A.S. On. Elisabetta Falchi

Parlamentari Sardi e Consiglieri Regionali

Associazioni Agricole e datoriali

 

In relazione alla lettera aperta inviata dal presidente della LegaCoop Sardegna in data 24 novembre 2016, dobbiamo effettivamente riconoscere che la sua posizione in questa vicenda è marginale. Constatiamo, infatti, che forse si è ritrovato a firmare una lettera della quale probabilmente non ha colto il significato. Infatti, nel momento in cui scrive che confondiamo latte con formaggio, o dice il falso o non ha capito cosa ha siglato. Proprio per questo riteniamo più opportuno indirizzare la nostra risposta ai probabili pensatori di questa lettera quanto segue.

Innanzitutto attendiamo ancora una risposta del come mai abbiano dichiarato e sottoscritto il 9 Marzo 2016 una lettera su una possibile sovrapproduzione di “100 milioni di litri di latte che si aggiungeranno ai 330 lavorati complessivamente per tutti i formaggi di pecora nella precedente campagna casearia”, mentre i dati del Consorzio Pecorino Romano, a ottobre, attestano una produzione complessiva di 286 milioni di litri. Nei nostri comunicati stampa e dichiarazioni pubbliche (dove non abbiamo mai parlato di documento segreto come falsamente si riporta nella lettera) già da Marzo 2016 chiedevamo trasparenza e dati reali, contestando così come fatto dal Professore Giuseppe Pulina della Facoltà di Agraria di Sassari, i dati sull’eccesso di produzione.

Riguardo invece alla riservatezza del documento del 9 marzo 2016, ricordiamo che già da Gennaio 2016 tutto il mondo della trasformazione allarmava il mercato su una sovrapproduzione del 30 per cento (alleghiamo la rassegna stampa di quanto dichiarato nel periodo) e che una lettera indirizzata al Presidente della Regione Sardegna ed all’Assessore all’Agricoltura, dove si chiedono interventi alla Regione per decine di milioni di euro pubblici, diviene difficile da classificare come “riservata”. Riteniamo grave invece che i firmatari della Lettera possano dare ai massimi Rappresentanti delle Istituzioni Sarde, stime così elevate di sovrapproduzione che non solo non si sono avverate, ma addirittura si sono rivelate inferiori rispetto all’ultima campagna. In breve, è stato detto al Presidente della Regione di una possibile produzione complessiva di 430 milioni di litri di latte e che si sono fermati a 286 milioni reali, così come si evince dai dati del Consorzio del Pecorino Romano.

Ricordiamo inoltre che la famigerata missiva “riservata” non l’abbiamo utilizzata dopo 8 mesi, ma la stessa settimana in cui è stata inviata, precisamente il 12 marzo. Il tutto testimoniabile attraverso i media. E’ chiaro però che la lettera crei il maggior sconcerto alla luce del nuovo documento di ottobre 2016 (con i dati del Consorzio del Pecorino romano, rilevati dall’Organismo di controllo Ineq) dove per la prima volta si conoscono le reali produzioni di latte della Campagna 2015/2016.

 Ci chiediamo come mai, dopo avere allarmato pesantemente il mercato per diversi mesi con stime di produzione elevate, nessun esponente della trasformazione, sia cooperativa che industriale, così come il Consorzio del pecorino romano, abbia, a partire da luglio 2016, rassicurato il mercato sulla reale produzione di latte, più bassa di 150 milioni litri?

 Nella lettera dei giorni scorsi, si scrive a ragione, che i Soci sono i Produttori delle Cooperative, ma questo non toglie il fatto che sia di dominio pubblico la debolezza del settore cooperativistico rispetto a quello industriale: nella sottocapitalizzazione del settore; nella divisione tra le stesse cooperative; nell’incapacità di mettersi assieme per costruire sistemi più solidi; e soprattutto nella ormai consueta pratica del produrre Pecorino romano per rivenderlo al sistema industriale sardo senza consolidare canali commerciali propri o comuni alle stesse cooperative. Non ci risulta infatti, da informazioni ricevute dalle cooperative che hanno sottoscritto l’accordo di Lega Coop del 21 dicembre 2015 ad Oristano, che questo sia stato rispettato. Si trattava di un accordo di rete che aveva lo scopo di stabilizzare il mercato con uno dei punti salienti indicato nel fatto che “nessuna azienda possa vendere prodotto ad un prezzo inferiore al valore stabilito dal comitato prezzi istituito dal consorzio di tutela del pecorino romano pari a attualmente (21 dic 2015) 8,75 euro al chilo franco stabilimento”. Il fatto che l’accordo di Lega Coop non abbia funzionato non ci rende assolutamente felici, in quanto lo ritenevamo e riteniamo utile, ma testimonia quanto il settore sia ancora troppo debole. Anche noi di Coldiretti Sardegna, ormai dal 2011, purtroppo senza successo, abbiamo proposto la creazione di un Consorzio di II° grado insieme alla SFIRS, con il fine quello di aggregare e rafforzare il sistema delle Cooperative, sia dal punto di vista dell’offerta e commercializzazione che quello finanziario. Purtroppo non nascondiamo la nostra delusione nel non riuscire a portare a compimento l’idea, nonostante continueremo a portare avanti tale progetto, che ci auguriamo possa essere condiviso realmente da tutti.  Il direttore Saba nulla ha dichiarato in merito alla valutazione del Banco di Sardegna sulle previsioni del prezzo del Pecorino romano, semplicemente perché la domanda non gli è mai stata rivolta da nessuno. Ma visto che ora la domanda è stata posta ricorda, soprattutto a chi non lo sapesse o eventualmente fa finta di non sapere, che le valutazioni sono fatte dagli uffici interni della Banca e si basano su dati ufficiali degli andamenti di mercato estrapolati dai numeri del Consorzio del Pecorino Romano nelle ultime campagne. Ricordiamo che già in quel periodo tutto il mondo della trasformazione, nessuno escluso, annunciava una imminente crisi del sistema del Pecorino Romano. Per cui anche in questo caso si sbaglia indirizzo.  Per quanto riguarda il prezzo del latte è ovvio che occorre parlarne adesso. E quando si scrive che lo stesso sarà al di sopra di ciò che Coldiretti ha paventato, ci domandiamo come mai visto che si è a conoscenza dei prezzi non li si rende pubblici?

Sul caso Lazio. Innanzitutto: quanto vale la produzione complessiva di Pecorino Romano del Lazio? Su una produzione totale (2016) di 356.000 quintali di Pecorino romano, pari ad un valore all’ingrosso, valutato a 6,0 euro, di 210 milioni di euro, quella realizzata dai trasformatori del Lazio è del 3%, pari a circa 10.000 quintali per un importo complessivo di 6 milioni di euro. Quello che a noi preoccupa invece è la situazione del restante 97% del Pecorino romano, dove nessuno è riuscito ad arrestare la caduta del prezzo all’ingrosso, dove ancora non funziona nessun accordo tra i trasformatori ma si continua a svendere il formaggio al ribasso, e dove le perdite nel mercato sforano i 100 milioni di euro. Nonostante tutto siamo sempre più convinti che la strada del dialogo e della condivisione sia quella giusta. Da sempre abbiamo dimostrato di saperla portare avanti, ma riteniamo allo stesso tempo che la trasparenza e la disponibilità immediata dei dati, così come la dignità ed il rispetto per tutte le componenti della filiera, in primis di chi produce la materia prima, debbano stare alla base di qualsiasi ragionamento ed azione nel comparto agropastorale. La nostra disponibilità al dialogo è stata palesata già da oltre 15 giorni, dove a tutti i livelli abbiamo richiesto di attivare, parallelamente alla costituzione dell’Interprofessione sul settore ovino, un tavolo istituzionale sul prezzo del latte, ma ad oggi non vi è stata nessuna risposta. Per questo abbiamo polemicamente sospeso la nostra partecipazione al tavolo di lavoro sull’OI, pur essendo stati i propositori convinti della stessa. 

 

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