Sindaci al fianco della Coldiretti: pronti a scendere in piazza per il prezzo del latte

a cura della redazione
11/12/2016
Attualità
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I sindaci scendono in trincea e sono pronti a manifestare al fianco della Coldiretti per la vertenza per il prezzo del latte. Questa mattina, nella sede de L'Ortobene a Nuoro, oltre 30 primi cittadini, provenienti da tutta la Sardegna hanno risposto all'appello della Coldiretti e hanno dato vita al Comitato di crisi del comparto ovino. Da domani porteranno in Consiglio comunale una delibera comune da far pervenire al Governatore Pigliaru, unico interlocutore in assenza di assessore all'Agricoltura. A seguire si chiederà un incontro congiunto sindaci-Coldiretti al Governatore per presentare la situazione, divenuta critica del comparto ovino e si sono detti pronti anche a scendere in piazza.

I sindaci hanno sottoscritto le parole del presidente e del direttore di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu e Luca Saba, riassunte nel documento che segue.

I trasformatori fanno cartello e bloccano il prezzo del latte sotto i 60 centesimi sancendo la morte dei pastori.

L’operazione di trasparenza e legalità, portata avanti con grandi difficoltà e in un clima surreale da Coldiretti Sardegna, aveva sbloccato il prezzo del latte, passato dai 50 centesimi di settembre (abbiamo i contratti) agli 80 – 85 di novembre (abbiamo i contratti).

Ma al mondo della trasformazione non piace la trasparenza dei dati e i contratti pubblici ma continuare a bisbigliarli il prezzo del latte nell’orecchio dei pastori, per questo ha reagito in modo forte e determinato facendo cartello ed imponendo il prezzo a 55 – 58 centesimi.

LE TAPPE. Da tre anni Coldiretti Sardegna chiede l’interprofessionale e la trasparenza dei dati per consentire al comparto di fare il salto di qualità e passare dalla perenne instabilità a una seria organizzazione delle produzioni.

Purtroppo, complice una politica lenta e non al passo con le imprese, siamo rimpiombati in quella che, a molti piace e conviene definire: l’ineludibile crisi ciclica.

Una crisi governata. Già dal luglio 2015, quando il prezzo del Pecorino romano viaggiava a prezzi record, i trasformatori per bocca dei rappresentanti dei Fratelli Pinna, annunciava a Banari la prossima crisi. Guarda caso da allora il prezzo del Romano ha cominciato a calare. 

Da gennaio 2016, approfittando di un dicembre mite, hanno cominciato a diffondere la notizia bluff della sovrapproduzione di latte, sfociata a marzo con la famigerata lettera inviata dai presidenti del Consorzio del Pecorino Romano, di Legacoop e Confindustria Sardegna al Governatore Pigliaru e all’assessore all’Agricoltura, in cui ipotizzavano 100 milioni di litri di latte in più rispetto ai 330 milioni di litri dell’annata precedente. “Potremo essere di fronte al collasso del sistema produttivo lattiero caseario ovino” era il presagio funesto dei trasformatori che minacciavano anche la possibile chiusura anticipata dei caseifici per frenare il fiume di latte che avrebbe inondato la Sardegna.

OBIETTIVI DELLE PREVISIONI FALSE. Hanno abbassato il prezzo del latte da inizio annata 2015 - 16, da 1,10 euro a 90 centesimi, nonostante il costo del Pecorino romano fosse più alto rispetto all’anno prima: 2014: novembre 8,53 – dicembre 8,61. 2015: novembre 8,98 – dicembre 8,90. E dopo, facendo forza sulle sovrapproduzioni di latte, lo hanno ulteriormente ridotto (aprile 2016) a 80 centesimi.

I presagi funesti hanno portato il panico nel mercato. A cominciare dalle cooperative, l’anello debole del mondo della trasformazione, come Coldiretti Sardegna ha più volte denunciato: sottocapitalizzate; divise al loro interno; incapaci di mettersi assieme per costruire sistemi più solidi; senza canali commerciali propri o comuni alle stesse cooperative, dunque dipendenti dal sistema industriale al quale rivende il Pecorino romano.

E sono loro che, impaurite dalla possibilità di ritrovarsi con il formaggio in giacenza, hanno cominciato ad abbassare il prezzo del pecorino, vendendolo spesso alle industrie di trasformazione privata.  

Questo nonostante le sovrapproduzioni di latte fossero solo una balla, rivelatasi tale, dopo che Coldiretti Sardegna, è riuscita a recuperare silenziosamente e anonimamente (questo certifica ulteriormente il clima di terrore che si respira nel comparto) contratti e prezzi, portando nel mercato nuovi elementi di cambiamento.

IL BLUFF. I litri di latte prodotti, a fine annata 2015 – 16, non sono stati 430 milioni ma 286.611.739. I pastori non hanno prodotto latte in più, ma sono i trasformatori che sono stati incapaci di organizzare e programmare le produzioni. E sono sempre loro che hanno spaventato il mercato con le previsioni sballate.

A chi è mai capitato di andare a comprare un auto e sentirsi dire dal venditore che il prezzo sta per crollare perché si stanno producendo milioni di auto in più che porteranno al collasso del sistema?

 Chi è l’imprudente che non ricontratta il prezzo al ribasso?

Questo è quanto succede in un mercato opaco, dove i numeri sono in possesso solo ed esclusivamente di una parte della filiera.

Per questo Coldiretti Sardegna nei giorni scorsi ha inviato una lettera segnalazione all’antitrust chiedendo di fare chiarezza.

IL SILENZIO. In tutta questa  vertenza c’è un silenzio pesante: quello della Regione. Non hanno ritenuto opportuno prendere posizione su un bluff che è costato 100 milioni di euro al mercato del Pecorino Romano (il prezzo è passato da circa 9,50 – 10 euro al kg a 6), e sulla base del quale sono stati chiamati direttamente in causa con una lettera in cui si chiedevano interventi pubblici per decine di milioni di euro. Ancora. Non hanno proferito parola quando a ottobre Coldiretti Sardegna ha lanciato l’allarme dei contratti a 50 centesimi e si continua sulla linea del silenzio adesso che gli stessi industriali fanno cartello e incuranti dei contratti a 80 e 85 centesimi di novembre, impongono il prezzo sotto i 60 centesimi. 

Sono invece preoccupati perché i pastori sardi emigrati nel Lazio e 3 trasformatori, che rappresentano il 3% della produzione del Pecorino romano, per un valore che si aggira intorno ai 6 (SEI) milioni di euro, rivendicano più attenzione da un Consorzio, quello del Pecorino romano, che non li tutela ma anzi li danneggia sparando dati a caso. 

Avvallano insomma le strategie dei trasformatori che vogliono spostare il problema dal bluff delle sovrapproduzioni e della perdita di 100 milioni di euro ad una inesistente contrapposizione tra Regioni, facendo pagare ai pastori le loro incapacità. 

La massima istituzione, che deve difendere gli interessi dei sardi, fa l’ignavo e si mostra indifferente davanti a un comparto di oltre 12 mila aziende che con il latte sotto i 60 centesimi e i costi di produzione a 90, è condannato all’estinzione.

COMITATO DI CRISI. Per questo motivo Coldiretti Sardegna ha convocato oggi a Nuoro, in occasione della festa del Ringraziamento, tutti i sindaci per dar vita insieme al Comitato di crisi del settore del latte ovino.

I sindaci sono le sentinelle del territorio, che si ritroverebbero a dover gestire l’implosione degli ovili con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne deriverebbero.

L’obiettivo è condividere le strategie e riuscire a destare la Regione da un sonno profondo, inondandola di ordini del giorno approvati dai consigli comunali in cui si chiedono interventi concreti per il comparto: dalla trasparenza dei dati che consenta una normale contrattazione del latte, all’istituzione del Consorzio di secondo livello per aggregare in un unico consorzio tutte le cooperative che producono Pecorino romano.

In questo modo si unirebbe una parte oggi disaggregata che produce oltre il 60 per cento del Pecorino romano, consentendogli di esercitare e imprimere nel mercato la propria forza.
Una governance sociale globale di alto livello guidato da un management adeguato.
Compito del Consorzio di secondo livello è quello panificare la produzione annua; implementare una strategia di marketing; collaborare con università e centri di ricerca per promuovere la diversificazione delle produzioni; favorire la gestione delle eccedenze del prodotto con una immissione programmata sul mercato e la promozione di nuove produzioni preventivamente concordate con il mercato.

 

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