Il grafico sul prezzo del Pecorino romano parla chiaro. La direttrice ha cambiato rotta. Dopo la caduta verticale di appena un anno fa adesso ha preso la direzione opposta e procede altrettanto spedita verso l’alto.
Dai 4,20 euro, costo minimo toccato l’inverno scorso dopo gli annunci pubblici funesti dei trasformatori, adesso, come successe nel 2014 – 2015, il prezzo cresce tra il silenzio generale, arrivando a toccare i 7,20 euro al kg e oltre. Trend che si consoliderà perché si prevede una annata con poco latte. Altrettando dovrà fare il prezzo del latte che dovrà seguire il trend del Pecorino romano. Per questo Coldiretti Sardegna chiede la massima trasparenza onde evitare ulteriori speculazioni come avvenuto con la crisi degli ultimi due anni.
PREZZO DEL PECORINO ROMANO. Il prezzo del latte lo scorso anno ha toccato i minimi storici. Al pastore è stato remunerato dai 50 ai 60 centesimi crollando di quasi i due terzi in due annate: nel 2014 – 2015 ha raggiunto il prezzo record di 1,10 con punte di 1,40 centesimi al litro.
La caduta verticale è stata causata (dato ormai oggettivo) dalla sovrapproduzione di Pecorino romano: i trasformatori visti i prezzi elevati della Dop hanno concentrato le produzioni su questo prodotto, saturando il mercato e portando il prezzo del Romano dai quasi 10 euro dell’estate 2015 ai 4,20 euro al kg dell’annata scorsa con una perdita di oltre 150 milioni di euro. Perdite, come più volte denunciato da Coldiretti Sardegna, fatte ricadere tutte sull’anello più debole della filiera, il pastore che ha cosi pagato le inefficienze e la mancanza di programmazione dei trasformatori.
La teoria delle sovrapproduzioni di latte, annunciate urbi et orbi dagli stessi trasformatori che specularono sulla crisi e minacciarono anche la chiusura anticipata dei caseifici, come più volte anche in questo caso dimostrato con dati alla mano da Coldiretti Sardegna, era solo un grande bluff.
MANCANZA DI PROGRAMMAZIONE. Adesso il prezzo sale. Una storia che si ripete da anni, con un continuo fluttuare tra alti e bassi senza che si riesca a dare delle regola a questo mercato. Come sostiene il professore Roberto Furesi, docente del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, ogni tre quattro anni assistiamo alle ondate cicliche di crisi del prezzo del Romano, divenuto oramai l’unico pecorino (come sostiene il professore Giuseppe Pulina) che determina il prezzo del latte.
Tabella di prof. Roberto Furesi
Se nel 2014 – 15 il prezzo del Pecorino romano è salito per la produzione di 40 milioni di litri di latte in meno dovuta alla morte di 103 mila pecore per lingua blu, questa volta incide nella minor produzione di latte, una remunerazione troppo bassa e le calamità naturali - su tutte la siccità - (molti pastori non hanno potuto preparare le pecore alla nuova annata perché non avevano soldi), oltre ancora una volta alla lingua blu.
Insomma nel 2017, i leader nella produzione di latte di pecora e i monopolisti nella esportazione del Pecorino dipendono dalle calamità naturali e dalle epidemie. Il comparto considerato fondamentale per la nostra economia, è priva persino dei rudimenti della programmazione.
I continui accorati appelli lanciati da Coldiretti Sardegna nel 2013 - 2014 e nel 2015 per strutturare il comparto con un piano di regolazione dell’offerta del Pecorino romano, approfittando anche del clima disteso dovuto ad un buon prezzo del più importante formaggio Dop sardo e del latte, sono rimasti inascoltati ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Secondo Coldiretti Sardegna serviva (e serve urgentemente) una vera cabina di regia con tutti gli attori della filiera ovicaprina con la regia della Regione per decidere insieme quanto latte destinare al Pecorino romano, innestando elementi di governabilità, in un sistema senza regole. Chiedeva in sostanza l’Organizzazione interprofessionale.
Il comparto rimane senza regole e senza dati. E’ una filiera ancora opaca, dove si conoscono la carica batterica e il grasso del latte prodotto nelle singole aziende ma non si conosce il dato aggregato (non tanto dei singoli caseifici) sulla produzione annua del latte, i dati sui litri di latte destinati al Pecorino romano, il suo prezzo di vendita ecc. Anche le poche fonti da cui si attingono i dati sulle produzioni e sui prezzi (Clal.it o Ismea) non sempre corrispondono alla realtà dei fatti. Per esempio non è stato pubblicato da nessuno il prezzo minimo di 4,20 euro al kg (?) toccato nei mesi scorsi dal Pecorino romano, dato rilevato da più parti come certo.
Non esiste programmazione e c’è una parte della filiera che specula e si concede ancora oggi il lusso (vedi la scorsa annata) di socializzare i debiti e le sue incapacità. Siamo in balia degli eventi e degli speculatori.
Per questo è più che mai necessaria la trasparenza dei dati. Coldiretti Sardegna ha più volte chiesto l’istituzione di un’authority, di un osservatorio che monitori mensilmente le produzioni del latte. La loro condivisione è alla base di qualsiasi programmazione. E contestualmente dar vita ad una organizzazione interprofessionale vera, collegiale che abbia il coraggio di porre le basi per un seria programmazione del comparto.
Sarebbe per questo auspicabile che l’Oilos, l’Organizzazione interprofessionale del latte ovino sardo, nato lo scorso anno, riuscisse ad assolvere a questo ruolo.
LATTE: QUALE DEVE ESSERE IL PREZZO GIUSTO? Anche se nessuno ne parla il prezzo del Pecorino romano sta salendo. Anche in questo caso si è abitudinari. Quando il prezzo sale tutto tace mentre c’è la rincorsa a renderlo pubblico quando si intravedono nubi poco rassicuranti per il mercato. Se già dall’estate del 2015, quando il Pecorino romano viaggiava alle quote record di circa 9,50 euro al kg, qualcuno annunciava l’imminente crollo, divenuto all’ordine del giorno nei primi mesi dell’anno successivo, quasi a voler favorire la crisi, quest’anno, quando il mercato era saturo e aspettava segnali positivi per sbloccarsi, nessuno si è azzardato ad annunciare il calo delle produzioni e lanciare segnali positivi. E ancor meno adesso nessuno dice che il prezzo è in risalita e che potrà continuare a salire favorito dalle probabili minori produzioni di latte.
Ecco la tabella di CLAL sul prezzo attuale e sullo storico:
La proporzione è subito fatta:
se da febbraio a luglio 2017 (in fase di discesa) il prezzo del Romano si è attestato sui 5,13 euro/kg con un prezzo medio del latte di 0,60 euro al litro. Oggi che il Pecorino romano è a 7,20 euro quale dovrebbe essere il prezzo di partenza?
5,13: 0.60 = 7,20: X X= 7,20*0,60/5,13 X= 0.84 CENT€/LITRO.
NB. In realtà il prezzo del Romano come tutti sappiamo ha raggiunto anche 4,20 euro/Kg.
L’equazione allora sarebbe questa:
4,20:0.60 = 7,20: X X=7,20*0,60/4,20 X= 1,02 EURO LITRO
Nessuno dice che la richiesta di latte in questi primi mesi della nuova annata è di gran lunga superiore all’offerta. Che c’è la rincorsa dei trasformatori ad accaparrarsi il latte dei pastori. Lo si continua a fare sotto voce, con le contrattazioni ovile per ovile. Nessuno però propone le parametrazioni tra il prezzo del Romano e del latte.
Dati che si inseriscono all’interno di un trend del prezzo del Pecorino romano in crescita, come già sottolineato.