Le carte da gioco sarde: storia e caratteristiche

21/07/2023
Attualità
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L’Italia vanta una lunga tradizione legata al gioco di carte, con numerosi mazzi che variano da regione in regione: le più famose e conosciute sono indubbiamente quelle napoletane, seguono le piacentine, entrambi utilizzate lungo tutto il territorio nazionale, e via via discorrendo si ritrovano quelle di altre realtà regionali. Non tutte hanno il proprio mazzo, fa eccezione ad esempio il Molise, che ha fatto proprio il mazzo campano. Diverso è invece il caso della Sardegna: la sua conformazione geografica e soprattutto la sua collocazione hanno fatto sì che il mazzo di carte sardo assomigliasse molto più allo stile spagnolo rispetto a quelli italiani, a testimonianza del grande legame storico e culturale con la terra iberica. 

I quattro semi sono i canonici: cuppas (coppe), oros (denari), ispadas (spade) e bastos (bastoni). Il numero totale di carte per mazzo è 40 e la dimensione è 56x88. Nel mazzo spagnolo sono presenti carte numerali raffiguranti l’otto e il nove, in quello italiano canonico no poiché sostituiti dalle figure: nel mazzo sardo si ritrova una strada intermedia; sono infatti raffigurati degli indici che riportano il valore delle carte, tendendo così a somigliare ancora di più alle carte spagnole, il cui mazzo è composto da 48 elementi.

Il gioco delle carte, tanto in Sardegna quanto nelle altre realtà d’Italia, resta uno dei passatempi preferiti: scopa, briscola o tressette sono i principali giochi ma di certo non gli unici. Molto noto in territorio sardo è la Mariglia, anche questo di importazione spagnolo, soprannominato come il bridge sardo. In molti casi si è giunti a varianti rispetto ai regolamenti classici: aspetti come il calcolo delle percentuali al gioco del poker o il numero di punti necessari per aprire a Ramino sono rimasti invariati, in giochi però strettamente più regionali possono avere piccole variazioni da provincia a provincia. Lo stesso bridge sardo citato poc’anzi ha una diffusione particolare soprattutto nella zona di Sassari. 

Lo stretto legame con la propria cultura ha fatto sì che in Sardegna si sviluppassero versioni locali anche dei più famosi giochi da tavolo, che attualmente stanno vivendo una nuova fase di boom. È il caso ad esempio di Terra Lìbera, una versione ambientata in Sardegna del decisamente più popolare Risiko: lo scopo del gioco è quello di liberare il territorio dalla schiavitù e progressivamente accumulare risorse per migliorare lo stile di vita dell’intera isola.

Spostando invece l’attenzione sulla storia delle carte, la loro nascita risale agli albori dell’Ottocento e l’importazione sarebbe avvenuta proprio dalla penisola iberica, per la precisione da Barcellona. Il mazzo ispiratore è stato quello inciso da José Martinez ma fatto stampare da Clemente de Roxas intorno al 1810: dalla città catalana il mazzo da 48 carte si diffuse in tutto il territorio spagnolo ed in seguito oltre confine. Cronologicamente piuttosto avanti rispetto alla diffusione del primo mazzo di carte in Europa: si stima intorno alla metà del 1400 nel centro dell’Europa: la Francia conta numerose tipologie di carte anche se il mazzo più antico è stato ritrovato fuori dai loro confini, a Stoccarda.

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