La Sardegna dei grandi vini

Giulio Bussu
12/02/2013
Territorio
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Se ne sta sempre un po’ da parte, come se non volesse disturbare; ha un carattere timido e riservato e non ama mettersi in mostra. Per due mesi all’anno è al centro dell’attenzione vacanziera e questo sembra che le basti. Ma non basta a noi, che sappiamo quali eccellenze possa vantare e ci dispiacciamo del fatto che in realtà ben pochi lo sappiano, pochi possano condividere i piaceri che i vini sardi sanno dare.
È una viticoltura arcaica che è sempre riuscita, seppure con qualche fatica, a mantenersi al passo con i tempi preservando un patrimonio colturale ed ampelografico straordinario. È anche vero che questa sua capacità di conservare le tracce del suo passato è molto legata al fatto di essere isola e, quindi, per definizione “isolata” dal resto del continente, il quale, invece, è stato attraversato costantemente da popoli, culture, mode e tendenze che qualche volta hanno cancellato ciò che doveva essere tutelato.
La Sardegna del vino (che è ben diversa dalla Sardegna delle coste e del mare) mantiene, dunque, un paesaggio naturale di grande bellezza ed integrità, sia per quanto riguarda ciò che abbiamo sotto i piedi, il suolo e la terra, sia a proposito di ciò che abbiamo sopra la testa, l’aria e la luce; mantiene una viticoltura antica che si è leggermente adeguata alle esigenze del lavoro moderno, introducendo la meccanizzazione ma lasciando quasi inalterate le forme di allevamento delle viti; ha mantenuto intatto un ricchissimo patrimonio ampelografico costituito da vecchie varietà, frutto del minuzioso lavoro di incrocio e selezione degli antichi viticoltori, ha accolto nuove buone varietà che venivano dalle culture dominanti nei secoli passati e non si è lasciata sedurre troppo dalle sirene dei vitigni internazionali; ha modernizzato e razionalizzato le procedure enologiche al solo fine di mantenere più evidenti e longevi i caratteri organolettici dei suoi vini.
Ma di questo straordinario patrimonio pochi se ne sono accorti e la viticoltura sarda negli ultimi cinquant’anni ha perso più della metà del suo potenziale produttivo; soltanto negli ultimi dieci anni la sua superficie vitata è scesa sotto i 30 mila ettari e la produzione vinicola è passata da 950 a 450 mila ettolitri. Eppure la qualità dei vini sardi è cresciuta enormemente e meriterebbe ben altra visibilità, tanto sui mercati del nostro Paese quanto su quelli internazionali.

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