Orani. Giovanni Impastato: "Possiamo sconfiggere tutte le mafie".

Michele Arbau
06/03/2013
Attualità
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Orani. Era pieno l’auditorium comunale ieri sera. Ed è rimasto cosi fino alle 23 ad ascoltare e parlare con Giovanni Impastato, fratello di Peppino. La sua giornata in Barbagia è cominciata la mattina incontrando gli studenti delle elementari e medie. “Ai bambini non possiamo raccontare barzellette ma dobbiamo riuscire a trasmettere valori”. Ieri sera, invece l’incontro con la comunità. “La nostra società – ha detto il sindaco Franco Pinna prima di lasciare la parola all’ospite siciliano e al giornalista Ottavio Olita – ha perso la capacità di indignarsi, sott’intendendo che tutto è legittimo”. La discussione tra Olita e Impastato, aperta poi anche al pubblico, è andata avanti per più di due ore, con la sala sempre piena, attenta e presente con tante domande e considerazioni. Alla fine il messaggio di Giovanni Impastato è che “la mafia si può sconfiggere. Sono ottimista. Ma dobbiamo recidere i legami con lo Stato e cambiare noi cultura e mentalità”. Gli Impastato sono una famiglia di mafiosi: Il suo ricordo dell’infanzia è positivo: “Non ci facevano mancare nulla, e l’abbiamo vissuta tra mafia e natura, un binomio strano”. Quando Peppino cresce e comincia a capire si allontana subito da quegli ambienti e diventa un acceso oppositore. “Peppino non era semplicemente un giornalista, un militante politico o contro la mafia. Lui era un poeta, un artista, appartiene a quella categoria di persone che riescono a vedere prima i cambiamenti di una società. Le sue idee, infatti, sono attualissime”. Giovanni è uno abituato al grande pubblico. Ha le idee chiare sulla mafia, sulle istituzioni, sui giovani. E’ un bravo oratore. E soprattutto, nonostante tutto, non è un complottista e non odia quello Stato che voleva etichettare il fratello come terrorista. Olita, l’esperto giornalista Rai, è la sua perfetta spalla, riesce a farlo aprire, farlo sentire a proprio agio. Parla del forte legame di Peppino con i movimenti culturali della fine degli anni ’60 e ’70 e rivolto ai giovani raccomanda: “Dedicate meno tempo a facebook e alla non cultura della tv, uscite fuori, fate rete. Peppino non era rinchiuso a casa ma stava sempre fuori, parlava con le persone”. Critica le istituzioni: “Da parte loro non c’è la volontà di combatterla. La mafia non è antistato, è dentro lo Stato. Dobbiamo recidere quei legami per sconfiggerla”. E sull’inquinamento delle prove del fratello dice: “Purtroppo quelle persone sono state tutte premiate ce le ritroviamo in Cassazione o a guidare i Ros”. Ma ciò che preme a Giovanni è vincere innanzitutto la rassegnazione: chi lo è non cerca la verità”. Comunque qualche risultato è stato ottenuto. “Stiamo procedendo a piccoli passi, e tutto questo grazie all’esempio di Peppino”.  

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