Non tenimos bisonzu de master chef (seconda sferzata)

Dopo la vignetta di Vacca, il punto di vista di un ristoratore barbaricino.

Giulio Bussu
15/03/2013
Attualità
Condividi su:

Di Master Chef (e dei suoi consigli sulla nostra gastronomia) se ne può fare a meno a prescindere. Non l'ho mai visto, non sono cosi masochista da sorbirmi, per giunta a pagamento, un programma dove dei bravi chef recitano a fare i cattivi, non riuscendoci bene, mancando di rispetto alle persone ma sopratutto al cibo. Data la mia non più giovane età, sono ancorato alla sacralità del cibo. Nel caso specifico ci serve anche meno, come si fa a dire che "ci manca un prodotto semplice ed inimitabile" e di stravolgere il pane carasau? Noi non gli chiediamo di mettere la cassoeula nel pan di toni e nè i mirtilli nei casonsei. Penso che l'uso della frutta secca e sopratutto delle mandorle nei nostri dolci non sia così bassa da inventarsi un altro modo per consumare le mandorle. Questa trovata delle mandorle nel pane carasau è più una trovata da giovane chef che vuole stupire a tutti i costi. E mi stupisce che la proposta venga da un grande professionista. I nostri avi non sapevano di omega 3 ma ne facevano largo uso, visto che cucinavano persino il pesce con le noci, cosa che in contenuto di omega 3 non è inferiore alle mandorle, ed accompagnavano i loro pasti con un buon rosso che risulta essere un esaltatore degli effetti dell'omega 3 contenuto nel cibo. 


Di cibi semplici, tipici ed inimitabili ne abbiamo tanti. Quello che manca è una giusta commercializzazione.
Ho sempre sostenuto che gli amministratori sardi dovrebbero aiutare il comparto enogastronomico con dei canali di distribuzione e campagne di marketing, fermo restando che il primo promoter dei prodotti locali è il ristoratore. Si deve evitare di cadere nella massificazione della produzione ed mantenere uno standard di produzione che conservi le peculiarità dei nostri prodotti. Evitare produzioni tipo quelle del carasu che troviamo nella Gdo che non esaltano le qualità del prodotto.
Evitare di trovare scorciatoie per contenere i prezzi ed avere meno lavoro perchè chi acquista i nostri prodotti non si mette il problema del costo ma della qualità. Grazie a Dio oggi si punta più alla qualità che alla quantità: se produciamo i ravioli all'Ogliastrina dovremmo trovare chi ci produce le patate e non cadere nella più facile via di usare fiocchi di patate.
Avere dei consigli del Massari è comunque buono: un grande come lui può sempre trasmettere qualcosa di positivo; ed è un grande indipendentemente dal suo panettone. In quell'occasione ha fatto un buon lavoro, ha riportato il panettone, svilito dall'industria, ad un prodotto artigianale di qualità, anche se non tutti sono d'accordo col Gambero Rosso che dice che sia il migliore, perchè c'è chi ama di più quello di un pasticcere Napoletano, chi quello Siciliano. A me intriga un panettone Veneto farcito di uva passa ammorbitida in un prosecco passito.
Chiamare il Massari per ovviare alla crisi della ristorazione sarda è come se a porre rimedio alla stabilità della casa si chiami il miglior architetto sulla piazza che la abbellisca, quando servirebbe un ingegnere che ne fortifichi le fondamenta.
Il pane carasau va bene com'è, certo si dovrebbe evitare di servirlo spezzettato insieme all'altro pane. Ma servendolo caldo, condito con olio extravergine di oliva ed insaporito con sale aromatizzato, pepe, rosmarino e timo (non tutti hanno al fortuna di disporre dell'"armidda selvatica") è apprezzato da tutti.

Leggi altre notizie su labarbagia.net
Condividi su: