Ricordando Michele Columbu ad un anno dalla sua scomparsa

di Francesco Casula

27/08/2013
Personaggi
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Michele Columbu nasce a Ollolai l’8 febbraio 1914. Dopo gli studi medi e superiori a Nuoro, frequenta l’Università di Cagliari dove si laurea in Lettere classiche. Insegna nelle scuole medie, sempre a Nuoro. Partecipa alla seconda guerra mondiale come ufficiale di cavalleria sul fronte russo.

Nel 1948, Emilio Lussu opera una scissione all’interno del Partito sardo d’azione, dando vita al Partito socialista sardo. Michele Columbu, sardista e “lussiano” – è  lui stesso a scriverlo – dal punto di vista della politica sociale e anche per la simpatia, l’onestà che sentivo dell’uomo, la totale partecipazione alle proprie idee, l’estrema sincerità, ma in disaccordo per quanto atteneva alla politica delle alleanze e di collaborazione con i partiti esterni, non segue Lussu nella scissione, ma amareggiato e a disagio perciò che era successo, abbandona la Sardegna e si reca a Milano dove insegnerà nelle scuole medie,– con una breve parentesi a Monza – fino al 1964.

Rientrato in Sardegna – è ancora lui a ricordarlo –- nel 1964-65 fa il professore a Cagliari e il Sindaco di Ollolai. Nel 1964 infatti presenta nel suo paese una lista civica sconfiggendo i democristiani. Ecco come racconta la sua doppia “professione”: Insegnando a Cagliari andavo a Ollolai alla fine della settimana…domenica facevo Consiglio…non c’erano assegni né gettone di presenza…io mi sentivo chiamare da tutte le parti «amministratore». Non potevo riparare un selciato, in dissesto e pericoloso, perché non c’era un centesimo nel comune…. E poi ci sono i disoccupati cinquanta capifamiglia e i pastori colpiti da una grande nevicata. Manda Espressi e Telegrammi agli Assessori regionali. Neppure gli rispondono. Così concepisce e attua la marcia che passerà alla storia: da Cagliari a Ollolai, a Sassari, percorrendo a piedi 500 km lungo tutta la Sardegna per chiedere lavoro e sviluppo delle zone interne e montane e per esprimere la protesta della Sardegna interna contro le condizioni di arretratezza in cui era lasciata non solo dal Governo centrale ma anche da quello regionale

L’iniziativa travalicherà il Tirreno: il 13 Aprile ne darà notizia il telegiornale delle Venti. Arriveranno attestati di solidarietà da tutta l’Isola, specie dal mondo agropastorale. Si svilupperà una vera e propria protesta di massa contro il fallimento dell’Autonomia. A Columbu il PCI proporrà la candidatura ma rifiuterà per dedicarsi all’organizzazione dei pastori e alla crescita del suo Partito.

Chiamato qualche tempo dopo al Centro regionale della programmazione come esperto dei problemi del mondo agropastorale, lascia quando nel 1972 fu eletto deputato come indipendente  nelle liste del PCI, in rappresentanza del Partito sardo d’azione, di cui diventerà segretario prima e presidente poi. Nel 1984 venne eletto parlamentare europeo nella lista Federalismo Europa dei Popoli, formata da un accordo tra il Psd'az e l'Union Valdôtaine.

Ha scritto numerosi racconti (Guri e Nurilò: paesi di montagna, La strega di Gurì, La via della tanca); saggi di carattere politico (Il fischio del pastore; Lettera su Orgosolo; Contro i petrolieri; Sardità e milizia politica di Emilio Lussu; Lotte sociali, Antifascismo e autonomia in Sardegna; I veri sardi; L'autonomia vista da Milano; I veri sardisti); la raccolta di racconti L'aurora è lontana (1968) e il romanzo Senza un perché (1992), che entrerà fra i finalisti del Premio nazionale letterario Giuseppe Dessì.

Columbu scrive prevalentemente in italiano ma anche in lingua sarda, che padroneggia magistralmente e di cui conosce perfettamente le varianti fondamentali e persino molte varietà locali di singoli paesi. In lingua sarda ha scritto – fra gli altri - due piccoli saggi (Istados e nassiones e In chirca de una limba) e  Sardos malos a creschere, un Omaggio a Michelangelo Pira.

Al di là dei contenuti e della lingua utilizzata, quello che emerge dalle opere di Columbu, che amava ironicamente definirsi un pastore per pura combinazione laureato, è uno scrittore raffinato e colto, con un linguaggio carico di deflagrazioni umoristiche e dalle grandi capacità allusive, impregnato di immagini ardite, di metafore, di parabole, di simboli e di proverbi.
Muore a Cagliari il 10 luglio 2012. 

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