La rivolta dei Sindaci della Barbagia

Minacciano di rimettere il mandato

Michele Arbau
03/10/2013
Attualità
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Gli otto sindaci dell'Unione Comuni Barbagia hanno consegnato questa mattina al vice Prefetto vicario Pietro Pintori le fasce tricolori. Un gesto simbolico “per suonare la sveglia allo Stato” per dirla con le parole di Cristina Sedda, primo cittadino di Ovodda, ma che potrebbe diventare concreto se non si dovesse cambiare direzione. Abbandonati, maltrattati dallo Stato centrale che “ci costringe a fare gli esattori”. Otto sindaci che rappresentano altrettante comunità dell'interno: Oniferi, Sarule, Olzai, Ollolai, Gavoi, Lodine, Ovodda e Tiana. “Una decisione presa dopo una lunga meditazione” racconta Nanni Porcu . “E' stata una chiacchierata in cui abbiamo espresso le nostre difficoltà. Il Prefetto non ci ha dato nulla e nulla ci aspettavamo, voleva solo dar voce a questo malessere diffuso tra gli amministratori comunali ma che ancora non ha trovato sfogo, una voce che rivendichi il nostro diritto ad amministrare, a dare risposte ai cittadini” ha sintetizzato l'incontro di questa mattina Cristina Sedda . I motivi ci sono tutti per lamentarsi da parte di chi vive in frontiera, di chi amministra volontariamente, alla luce del sole, “in palazzi di vetro” e che oggi si ritrovano ad essere “dei meri esecutori di decisioni prese da chi è lontano dai cittadini e ancor di più dal nostro territorio” secondo Marco Columbu  di Ollolai. “Speriamo che anche altri colleghi si uniscano a noi, solo insieme possiamo alzare la voce” continua sulla stessa linea Antonio Congiu di Lodine . “Siamo obbligati a fare i gabellieri. Con la Tares si rischia la rivolta perchè le famiglie sono allo stremo. Ogni giorno nei nostri uffici c'è la fila dei disoccupati e nuovi poveri”. Tagli da una parte, tasse da riscuotere per lo Stato dall'altra; aumento di trasferimento di servizi con tagli del personale. Politiche che in ogni comune si traducono nel concreto in storie che sfiorano l'assurdo. Come a Ovodda e Gavoi. Hanno fatto la battaglia all'Enel per  farsi versare l'Ici. Una volta vinta si è svegliato lo Stato a cui dovranno destinare l'intera quota annuale. “Per non parlare dei rifiuti dove grazie all'impegno delle amministrazioni e dei cittadini siamo virtuosi ma non ci viene riconosciuto. Anzi vengono premiati gli altri. E' assurdo, anziché pagarci perchè con i nostri paesi presidiano il territorio ci tartassano – prosegue una Cristina Sedda sempre più arrabbiata -, siamo un'isola nell'isola”. “Abbiamo voluto lanciare il sasso nello stagno – chiosa Nanni Porcu – viviamo una situazione insostenibile. Cosi non possiamo andare avanti. E' facile far quadrare i conti in modo accademico. Noi abbiamo cominciato, adesso spetta agli altri venire fuori. Martedì a Tramatza c'è l'assemblea dell'Anci dei piccoli Comuni, vedremo lì se la pietra ha fatto rumore”. Altrimenti chiude Marco Columbu “saremo costretti a formalizzare la consegna delle chiavi dei nostri Comuni”.

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