Est mortu Antoni Pazzola, grandu improvisadore sardu

S'esòrdiu in su 1950, su "trio" cun Zizi e Màsala, s'eredade chi nos lassat...

Mauro Piredda
01/11/2013
Attualità
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Nos at lassadu Antoni Pazzola, grandu poeta improvisadore de Sardigna. Nàschidu in Sènnaru su 5 de làmpadas de su 1929 at comintzadu a cantare subra su palcos de sa bidda sua, su 22 de trìulas de su 1950, pro sa festa de Santu Luisi. In su 1952 at connotu Bernardu Zizi in Orosei e dae tando at cantadu in totus sas pratzas de Sardigna. Poeta famadu ma finas òmine de sa comunidade. S'impinnu polìticu fiat s'àtera passione sua. Est istadu finas cussigeri e assessore comunale. Adiosu Antoni caru, ti chèrgio ammentare ponende inoghe sas rispostas a sas preguntas chi aia fatu finas a Zizi e Màsala pro sa tesi mia de su 2005 (a dolu mannu iscrita in italianu...). Bonu viàgiu tziu Anto'!  Màuru

Come ha esordito?

Ero in convalescenza, avevo poco più di vent’anni, c’era la festa in onore di San Luigi qui in paese e dovevano cantare in tre ma mancava Tuccone. Mi scelsero, ma io ero addirittura senza giacchetta, e così ho iniziato sfidando gente come Budrone e Seu. Tutti erano meravigliati: “essi a bider itt’hat de narrer su pische” (Pischecane era il soprannome, Ndr). Un trionfo; facendo colletta mi diedero un mucchio di soldi, diciassettemila lire, che per allora erano una bella cifra, soprattutto per me che venivo da una delle famiglie più povere di Sennori.

Qual è stato il suo allenamento?

Il mio allenamento è stato intenso. Cantavo un po’ dappertutto, dove mi capitava, e non ero certo il solo.

Si scriveva e si parlava l’italiano?

No, solo sardo e raramente scritto. Inoltre avevo molti problemi a cantare persino in sardo perché qui a Sennori non si usa il femminile: le ragazze sono sos feminos e non sas feminas, solo per farti un esempio. Immaginati quanti problemi per fare un’ottava corretta!

Quanto peso si dà alla presenza di una gara tra poeti estemporanei all’interno di una festa eterogenea come può essere quelle in onora di un santo?

Se ne dava molta di più in passato; non c’erano tutti questi trambusti che ci sono oggi, e in più c’è da dire che in passato la gente era molto più amabile. Oggi c’è preoccupazione e quando andiamo per le feste vediamo che c’è sempre meno gente. A volte ce n’è molta, a volte poca, ma esperta, a volte poca e basta. Dipende anche da dove si canta: se vai da Sassari verso l’interno gli appassionati li trovi, ma in questa zona proprio no. Prima sos sussincos venivano a Sennori come noi andavamo da loro per vedere le gare; Familias intreas con le sedie portate da casa, era bellissimo. E’ capitata non molto tempo fa una gara ad Alghero e sono venute a vederci molte persone, ma, sai com’è, li ci sono molti di Villanova, il paese di Piras. In più oggi trovi le gare lo stesso giorno di altre attrazioni e proprio nel tuo paese, nel 1990, ho cantato mentre nell’altra piazza si esibivano i Tazenda, proprio quando stavano iniziando la loro carriera. Sembra che queste manifestazioni si facciano solo per accontentare noi vecchi.

Quali sono oggi, rispetto a ieri, le principali motivazioni per cui si assiste ad una gara?

Antonio Pazzola: Quando cantavamo era abitudine della gente considerarci semidei, sos semideos. Eravamo i più preparati. Secondo alcune dicerie noi non potevamo neanche andare in tribunale perché con la nostra favella potevamo confondere il presidente. Secondo queste dicerie noi eravamo banditi dai tribunali. Non scriverle mica queste dicerie! Comunque è vero chi tenimus sa bibrioteca pius manna, ma è anche vero che la nostra non era una preparazione nel dettaglio, ma un’infarinatura generale. Possiamo parlare di tutto, ma mai andando fino in fondo. Tant’è vero che deo non ischìa itte diaulu fit custu semideu. Però, rispetto alla generalità della popolazione eravamo preparatissimi. Ti faccio un esempio: una volta io cantavo la spada è il mio rivale la penna, quando all’improvviso citai il Rubicone convinto che si trattasse di una pecora gigantesca! Oggi sfido a trovare uno studente che non conosca il Rubicone, ma voi giovani non venite alle gare, o per lo meno siete in pochi. A la cumprendes sa differenzia tra deris e oe?

Trattandosi di una gara tra improvvisatori, quali sono i temi maggiormente affrontati e come vengono scelti?

Antonio Pazzola: In passato ci davano più temi storici che se ce li danno oggi rischiamo di venire meno all’improvvisazione dal momento che li abbiamo ripetuti parecchie volte. Spada e croce, Roma e Atene erano dei classici. oggi lavoro, emigrazione, problemi di attualità purchè siano in antitesi. Poi come saprai c’è il secondo tema che ha la funzione di divertire la gente. E li ce ne diciamo di tutti i colori!

Trattandosi di una forma di comunicazione, qual è il messaggio, e di che tipo, che viene lanciato?

Antonio Pazzola: Mah! Cosa vuoi che ti dica? Io non ho mai lanciato nessun messaggio. Noi siamo interpreti. Dobbiamo immedesimarci nel tema che sta scritto sul bigliettino che ci capita tra le mani. Se mi capitava il PCI né veniva fuori quasi un comizio, se mi capitava la DC dovevo vendere bene quei valori. Anche controvoglia.

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