Salvatore Porcu, l'allevatore indipendentista di origine gavoese

Sandro Biccai
07/11/2013
Attualità
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Alla fine degli anni ’80 a tenere alto il prestigio di cui godeva lo storico liceo classico di Bosa - in tutto un centinaio di studenti provenienti da Planargia, Montiferru e Marghine - erano docenti della caratura di professor Mannale, Gigia Obinu, Pina e Tilde Chelo. Quest’ultima in particolare, ex sindaco democristiano della cittadina del Temo, amica personale di big della politica nazionale come Aldo Moro e Francesco Cossiga, cattolica fervente e donna carismatica, era dotata di una innata, straordinaria capacità nel condurre i propri studenti, anche quelli più riottosi, ad avventurarsi in compagnia della sua voce nei profondi meandri della Divina Commedia o, piuttosto, a calarsi nei versi consacrati all’immortalità dai classici greci o latini.

E chissà se all’epoca, seduto nei banchi di Viale Alghero, Salvatore Porcu pensava di ripercorrere, nella propria vita, l’esperienza di Titiro e Melibeo, i pastori protagonisti della prima egogla delle Bucoliche virgiliane. 

Classe 1972, padre gavoese (Fausto), mamma bosana, terminati gli studi classici, Salvatore Porcu si è, infatti, dedicato all’allevamento del bestiame nelle due aziende di famiglia situate nelle impervie campagne tra Bosa e Montresta, in una zona di struggente bellezza, selvaggia e, per molti versi, ancora incontaminata. Giusto ad un tiro di schioppo dai luoghi in cui nidificano gli avvoltoi grifoni.

Con il prezioso aiuto del fratello maggiore Giovanni Antonio, liceo scientifico e studi di veterinaria alle spalle, Salvatore Porcu alleva allo stato brado 450 pecore, 40 capre, 30 mucche e diversi suini. Capi allevati in ben 350 ettari di pascoli, alternati a macchia mediterranea e rilievi rocciosi che degradano, a balze, fino al mare. Produttore di ottimo formaggio semicotto, dal gusto raffinato, esaltato dal consumo di erbe spontanee e cereali prodotti biologicamente, Salvatore Porcu continua a lavorare sodo ogni giorno, con fatica ed entusiasmo. Senza mai tralasciare di dedicare almeno un po’ di tempo alle sue grandi passioni. Le maglie rossoblù del Cagliari. E l’indipendentismo. Seguendo le idee del suo amico Gavino Sale. Più che mai convinto: “ Non si può continuare così. E’ ora che la Sardegna ed i sardi riacquistino coscienza dei propri mezzi e camminino finalmente da soli, con le proprie gambe e senza più pastoie”. Così, con lo sguardo rivolto al mare, Salvatore Porcu, l’allevatore indipendentista.

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