FONNI. Il 22 dicembre tzia Maddalena Cualbu vedova Quai (nella foto) festeggerà i 100 anni. “Grazie a Dio mi sento bene, cammino da sola, stiamo preparando la Messa di ringraziamento”. Così prende il posto di tzia Maria Loi vedova Tatti, scomparsa a settembre a 102 anni; e si unisce a tzia Antonia Murrocu vedova Piras che ne ha 101. All’anno venturo salteranno il secolo Antonia Mariolu Deiana, Giovanna Busia Mulas, Michela Mureddu Piras, Rita Gregu vedova Coccollone, Salvatore Cadau in Nolis.
Questi dati introducono alcune riflessioni su quella che è chiamata “piramide rovesciata”, il sorpasso non solo numerico degli anziani sui giovani. Significativi i dati parrocchiali del 1963, con a fianco, tra parentesi quelli del 2013: battesimi 78 (23); matrimoni 42 (13); Morti 32 (29).
Per la prima volta nella storia le nuove generazioni, “figli digitali“, dovranno insegnare ai più grandi a muoversi nel nuovo mondo del web. L’allontanamento della pensione blocca l’accesso dei giovani al mondo del lavoro. Quando muore un anziano alle lacrime del dolore si unisce spesso la preoccupazione per la fine di una pensione su cui contare.
I cambi dei modelli di vita - crisi della famiglia, famiglie più piccole, crisi culturale - esigono un nuovo patto educativo tra le generazioni.
Ogni generazione è una risorsa educativa per le altre. I bambini insegnano lo stupore e la voglia di vivere; i giovani donano l’energia, il desiderio di libertà e di osare; gli adulti sono chiamati a prendersi cura, a costruire, a dare forma alle cose; gli anziani possono consegnare la testimonianza di ciò che è essenziale e insegnare l’arte di consegnare.
Piano piano le nuove generazioni si stanno omologando a quelle del “continente”. Non si ritorna indietro ai modelli del mondo antico, anche se gli adulti non devono rinunziare nel dialogo educatico a raccontare la propria infanzia e giovinezza, in un dialogo aperto a capire gli schemi culturali dei nuovi interlocutori, spesso scomodi e indecifrabili. Solo così ci si può autorealizzare. L’individualismo non porta da nessuna parte come insegna lo scempio ambientale e le conseguenze tragiche di questi giorni. Papa Francesco giustamente richiama la responsabilità del presente nel costruire il futuro.