L’amore è eterno finché dura, recita il titolo di una commedia del 2004 diretta da Carlo Verdone. Il quale, probabilmente, non ha mai fatto caso alle storie dei numerosi calciatori sbarcati in Sardegna per poi non andarsene più.
Sì, perché il buon Carlo, romanista doc da una vita, difficilmente avrebbe dato un titolo del genere a un suo lavoro se, guardando non molto lontano da casa sua, avesse notato che il figlio della più grande icona vivente della romanità e dell’essere romanista, quel Bruno Conti così tanto amato nella capitale, da una vita gioca a Cagliari pur avendo avuto tante richieste provenienti da diverse parti, anche dalla sua amata Roma. “Su fill’e Bruno Conti” appunto (così veniva simpaticamente chiamato all’inizio della sua avventura sarda), è diventato grande, s’è fatto uomo, leale e integerrimo, fino a divenire il capitano e un considerevole pezzo di storia della società rossoblù.
Daniele è follemente innamorato del Cagliari e dell’ambiente rossoblù, tanto da non volersene più andare, a dispetto di un contratto in scadenza nel 2014 e nonostante nella sua carriera numerose sirene abbiano cercato di sedurlo, sempre invano. Alla Gazzetta dello sport ha affermato:
“Con la famiglia abbiamo deciso: si sta a Cagliari a vita. Alla Roma non sarei mai tornato, ci ha giocato mio padre e l'ambiente sarebbe stato impossibile anche per il cognome che porto. Bayern Monaco, Palermo e Fiorentina? Sì, mi volevano, ma non si è mai concretizzato nulla”.
Daniele conta di finire la sua onorata carriera da calciatore in terra sarda, così come ha fatto la più grande leggenda rossoblù, Gigi Riva:
“Essere accostato alla storia da Riva è da brivido, è un onore sfiorare la sua carriera”.
È vero che nel calcio di oggi non ci son più le bandiere, ma ogni tanto, sparsa qua e là, qualche eccezione che conferma la regola si trova. E Daniele senza dubbio lo è.
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