Il comitato contro la centrale a carbone diffida dai vecchi e nuovi falsi rinnovatori

Comitato Cittadini Liberi
05/02/2014
Comunicati Stampa
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In vista delle prossime elezioni regionali in Sardegna i cittadini sono chiamati ad eleggere i propri rappresentanti. Un dovere civico al quale non ci si dovrebbe sottrarre. Eppure per chi vuole esercitare il proprio diritto di voto diventa davvero difficile operare una scelta in un panorama politico che è andato delineandosi all’insegna del rinnovamento, ma che in realtà ha tutto il sapore di cose vecchie.

Si sa, in campagna elettorale si può dire di tutto. E se Cappellacci riesce persino a parlare di green economy, il candidato presidente del PD, Francesco Pigliaru, assessore nel precedente governo di centrosinistra che per l’area industriale di Ottana aveva proposto un megainceneritore di rifiuti, pone tra gli obiettivi del suo programma: “rifiuti zero”.  Non solo, per migliorare l’impatto ambientale ( in termini di emissioni di CO2 e di inquinanti) sostiene la necessità di favorire la riconversione delle centrali del Sulcis, Fiumesanto e Ottana, per rendere più efficiente la produzione energetica termoelettrica fossile.

In questo quadro davvero desolante trova spazio  il  movimento di Michela Murgia, Sardegna Possibile, che sembra aprire nuovi orizzonti quando con forza si oppone a quella che lei definisce “la peggiore politica vetero-industriale sul rifinanziamento del carbone e il sorgere della trivellazione per il gas”. Una linea alquanto convincente e condivisa  soprattutto dai cittadini che da tempo portano avanti delle battaglie per la difesa del territorio e  dei diritti dei cittadini e che in questi anni hanno dovuto scontrarsi non solo con una classe politica miope e inadeguata, ma soprattutto contro i sindacati sempre in prima linea a sostegno proprio di quelle politiche industriali che la Murgia vorrebbe contrastare. In questo contesto appare davvero significativo che sia un ex sindacalista a diventare consulente aziendale di Clivati nella vicenda della riconversione a carbone della centrale di Ottana Energia.  E ancor più  sorprendente è che anche  nella  squadra di governo di Sardegna Possibile venga nominato proprio assessore all’industria, un ex sindacalista, che è stato prima segretario regionale e poi nella direzione nazionale della CGIL, che quelle politiche vetero-industriali le conosce molto bene, soprattutto se si fa riferimento a Porto Torres. Sulle conseguenze dei veleni industriali si è espresso con chiarezza l’Istituto Superire della Sanità dichiarando che a Porto Torres si muore più che a Taranto.

Come non richiamare le responsabilità di chi in questi anni anziché promuovere azioni di denuncia contro l’inquinamento e le ricadute negative sulla salute dei cittadini, ha invece  sostenuto la peggior  politica industriale rendendosi di fatto complice dell’avvelenamento di interi territori?

Inoltre, nelle linee programmatiche di Sardegna possibile sulle politiche industriali emergono evidenti contraddizioni nel momento in cui si dichiara da un lato di voler abbandonare il ricorso ai combustibili fossili e in generale ai processi di combustione e al contempo viene proposto, nella fase transitoria, l’importazione del metano liquido via nave  e il trattamento attraverso rigassificatori situati nei porti.

Sempre riprendendo le parole di Michela Murgia, se il voto esprime un rapporto di fiducia tra elettore e candidato, per quale motivo dovremmo fidarci?

Se vogliamo un reale cambiamento per la Sardegna è bene che i cittadini al momento del voto ponderino bene la scelta di chi, nei prossimi cinque anni, dovrà rappresentarli.

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