Pastorizia ancora un anno tragico. E la politica?

di Fortunato Ladu

14/04/2014
Attualità
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Avevo dieci anni quando dal telegiornale appresi una notizia che allora mi lasciò sconvolto: “Houston abbiamo un problema”. E che problema ragazzi ,un gruppo di cosmonauti appesi nello spazio, in bilico fra la vita e la morte senza che nessuna navicella spaziale che potesse loro portare soccorso. Il mondo si fermò appeso a quell'appello che era un disperato grido di aiuto: “vogliamo tornare a casa”.

Sono passati 44 anni da quel tredici aprile eppure con tutto il progresso a cui ci stiamo abituando nessuno sembra accorgersi che le ossa, i muscoli di un essere umano fanno ancora dire: “abbiamo un problema”.

L'assuefazione è una brutta cosa e ciò fa sì che una cosa sia normale quando invece non lo è, come in economia. La Sardegna non è Houston ma nel nostro micro cosmo troppe cose vanno male e ci si ostina a dire che vanno bene.

Anno tragico, cominciato con una economia pastorale reduce da un autunno all'insegna della Blue tongue, contornata da un cataclisma che oltre ad arricchire i cimiteri ha devastato un territorio, per poi accorgersi che a causa di ciò abbiamo prodotto meno latte e produrremo meno cereali e foraggere. Abbiamo lasciato le aziende in una situazione debitoria da incubo e pensavamo che al risveglio i debiti si sarebbero estinti da soli. Abbiamo lasciato il settore primario nell'abbandono più totale per scoprire che ormai non produciamo che il 20 per cento del nostro fabbisogno alimentare, con i limiti imposti ora da peste suina , ora blue tongue, ora da mucca pazza.

Ci siamo dimenticati che il nostro settore ha dei debiti che se non onorati porteranno tante aziende alla morte, ma nessuno ha mai pensato di mettere mano non alla solita 44 ma al sistema obsoleto di mutui, rateo capestro che tanti imprenditori sono stati costretti a firmare per non morire.

Ecco perchè non sorrido alle sortite della Brambilla, ne mi gratifica il latte a 90 centesimi. Ci sono pochi agnelli e si è prodotto poco latte. Non mi piacciono le mostre che prospettano opulenza e poi non permettano al mio amico Gallurese di vendere i bovini a causa del blocco; non mi piace la temperatura che fa moltiplicare il culicoides.

Vorrei tentare di concentrare ancora quell'urlo di 44 anni fa e mai così attuale (visto che il mondo pastorale suinicolo e zootecnico in generale è con la schiena china dai debiti e dalle vessazioni sanitarie) e indirizzarlo magari a Cagliari a Villa Devoto e dire al presidente Pigliaru sommessamente, perchè sono reduce dal 19 ottobre 2010: "Cagliari abbiamo un Problema".

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