"Signora Brambilla, la sua propaganda non piegherà un popolo che lavora"

di Fortunato Ladu

15/04/2014
Attualità
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Ho sempre vissuto la mia condizione in maniera la più dignitosa possibile, attento a non offendere nè le velleità del prossimo, nè tantomeno i suoi diritti. Ho amici musulmani a cui evito di parlare della bontà delle nostri carni di maiale; nè tanto meno potrei disquisire con loro del perchè oggi un salumificio come quello di Murru chiude. Quando poi avevo a pranzo amici continentali evitavo di macellare di fronte a loro qualsiasi animale per non offendere ciò che magari io non capivo, lo facevo da una parte e basta. Ricordo mio padre con la berrita "a trotu" al mattatoio di Arbus che inveiva contro il macellaio colpevole del fatto che scuoiava gli agnelli senza che fossero morti del tutto. Mi hanno insegnato al rispetto anche nel mondo venatorio, obbligandomi a finire inseguendo per km una bestia ferita.

In mezzo a questo rispetto sono cresciuto, cara Signora Brambilla, riuscendo ad allevare io stesso una famiglia a costo di latte regalato agli industriali, agnelli maschi venduti a vile prezzo affinchè magari dalle sue pelli lei potesse indossare la più confortevole calzatura. Abbiamo da secoli sfamato con il nostro lavoro, legionari romani che massacravano popolazioni inermi, o masse di americani in preda ai crampi che la crisi del 29 aveva causato nel mondo. Siamo passati e lo stiamo ancora facendo, attraverso le forche caudine di una crisi a cui mancano solo le macerie della guerra con dignità nonostante le banche che adornano la sua splendida regione abbiano e facciano in terra sarda affari d'oro.

Forse il silenzio di una classe politica incapace ad alzare la voce di fronte ai soprusi la autorizza a trattare noi pastori come delinquenti della peggior specie, ma vorrei caldamente consigliarla di non abusare della nostra pazienza. Nel frattempo consiglierei a lei e ai suoi accoliti di spendere le proprie energie ad interessarsi di problemi che vanno ben al di là di una semplice macellazione di un agnello che da noi nasce e cresce a fianco a una madre che ha due occhi quattro gambe e una mammella turgida di latte che conferisce all'animale qualità uniche al mondo. Si occupi di quelle fabbriche che generano morte, si occupi di quegli animali che lei comercializza, prodotti ittici, che a causa dei metodi di pesca, impoveriscono ogni giorno i nostri e gli altrui mari. Si occupi delle docce che si fa mattina sera pomeriggio con un consumo idrico giornaliero che un bambino africano non consumerebbe in un anno.

Noi cara Signora Brambilla vendiamo agnelli e latte e per quel poco che ci resta anche la lana che una Signora molto più ecologista di lei stà cercando di valorizzare come il più ecologico e potente isolante edilizio, tale Signora Ducato maritata Ruggeri.

Sa noi apparteniamo a quel popolo di persone orgogliose di puzzare di pecora, come dice Papa Francesco, muoriamo con i nostri animali per difenderli dal fuoco o dall'acqua e molte volte dalle volpi a due zampe. Scegliamo di costruirci la casa a fianco della stalla per poter percepire in ogni momento il loro cambiamento di umore e quando una epidemia ce le porta via, non esiste budella o stomaco che possa far defluire il nostro dolore perchè una parte di noi và via insieme a loro.

Ecco perchè di fronte all'assenza di una classe politica che ci tutela solo a gesti, con dichiarazioni di appartenenza, io la supplico di tacere, di scegliere la sua vita. A noi lasci la facoltà di esercitare il nostro lavoro in conformità alle normative vigenti, memori del fatto che siamo sempre più soli a combattere contro una informazione spazzatura quale lei è riuscita a far propinare a un importante telegiornale isolano, contro una assenza di una classe politica che non si accorge del pastore se per l'occasione non sussiste una elezione di qualsiasi livello essa sia .

Potrei aggiungere tante altre cose, come il fatto della riduzione in schiavitù da parte delle banche. Vorrei chiederle se come uomini meritiano un pò di attenzione da parte della sua opulenza che non mi pare di ricoradre presente nei momenti di bisogno del Pastore.

Vada per la sua strada, noi non desideriamo per lei niente di più di quello che merita ma non ci provochi, un popolo come quello dei pastori non muore mai e saremo ancora qui quando la sua accozaglia sarà sparita come neve al sole, a gridare allora come adesso: PASTORE SARDU NON T'ARRENDAS COMO.

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