E' guidata dalle donne la rivolta contro la proposta Brambilla

Gli interventi del presidente provinciale Coldiretti Simone Cualbu e della direttrice del consorzio agnello Igp Patrizia Pitzalis

a cura della redazione
16/04/2014
Attualità
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E’ partita dalle donne la reazione dei sardi contro l'iniziativa dell’onorevole Michela Brambilla che nei giorni scorsi ha presentato una proposta di legge “che vieta l’abbattimento, la macellazione, nonché l’importazione e l’esportazione di animali di età inferiore a sei mesi, la vendita e il consumo delle loro carni”. Una proposta che in poche parole vuole spostare di meno di 5 mesi la macellazione degli agnelli. Pochi mesi che non cambierebbe il loro destino ma sicuramente quello delle tantissime aziende della filiera, e in primis dell’economia sarda, visto che, come spiega la direttrice del consorzio dell’agnello sardo Igp “possediamo la metà del patrimonio ovino nazionale”.

E’ stata Tania Marrocu la prima a prendere carta e penna e scrivere quello che tantissimi sardi pensavano in quel momento. A partire dal dubbio se questa operazione fosse ideale o interessata visto che, come hanno riportato il Fatto quotidiano e l’Espresso, l’ex ministro  “risulta essere dal 2001 socia fondatrice della Sotra Cost International, azienda che commercia prodotti ittici surgelati e affumicati con un giro di affari di 45 milioni di euro l’anno”. Intervento che è piaciuto così tanto, questo della Marrocu, che qualcuno aldilà del Tirreno ha anche pensato di farlo proprio e inviarlo alla stampa con la propria firma.

Sempre di una donna è un’altra iniziativa: quella di Giuseppina Sias di postare il giorno di Pasqua le foto dei piatti a base di agnello, con l’hashtag #boicottachiboicottalagnello. Che ha avuto una diffusione pazzesca. Il nostro quotidiano infatti è stato citato il giorno dopo dai principali organi d’informazione regionale. E a questo si aggiunge quindi l’orgoglio di aver dato voce in modo immediato a un comparto, quello agropastorale sardo, che sistematicamente viene aggredito, umiliato e messo alla prova.

Secondo Simone Cualbu, pastore e presidente della Coldiretti Nuoro – Ogliastra: “Noi rispettiamo il credo di chi ha posizioni  diverse dalla nostra ma lo pretendiamo da chi pensa di poter cancellare con una spugna il nostro lavoro. Gli uomini sono per natura onnivori, dunque, questa situazione non si può pensare di cambiarla per legge”.
Poi parlando degli agnelli dice: “è una tradizione, un prodotto di qualità dove la Sardegna eccelle. Un pezzo forte della nostra economia”.

Sulla stessa linea si colloca anche la direttrice del consorzio di tutela dell’agnello sardo Igp Patrizia Pitzalis. “Rispettiamo tutte le sensibilità” premette la direttrice spiegando come questo attacco arrivato dalla Brambilla riguardi in primo luogo la Sardegna visto che “abbiamo circa la metà del patrimonio ovino italiano: 13 mila aziende di allevamento, diverse centinaia tra aziende di trasformazione e commercializzazione, alle quali sono legate diverse filiere di produzione”.

“Nelle nostre aziende c’è molta attenzione per il benessere animale. Parliamo di un allevamento praticato allo stato brado e semibrado, dove gli animali vivono in libertà nel rispetto delle esigenze etologiche delle specie. La Sardegna è stata la prima ad applicare le norme sul benessere animale e la macellazione avviene nel rispetto di tutte le norme. L'eliminazione precoce degli agnelli maschi dal gregge è una pratica tipica dei pastori anche per evitare danni alle madri e agli agnelli stessi, che, crescendo, ingaggerebbero cruente lotte a colpi di testa per il predominio nel gregge. Inoltre considerato che deteniamo circa 3 milioni di pecore, in un anno, lasciando vivere tutti gli agnelli arriveremmo al raddoppio dei capi cosa che dal punto di vista ambientale diverrebbe insostenibile”.

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