COLDIRETTI. "Pecore Nere: chi ha inquinato ora paghi!"

12/05/2014
Territorio
Condividi su:

Siamo fortemente preoccupati per quanto appreso dalla stampa in merito all’origine delle sostanze che hanno fatto diventare nere le pecore poiché non si può mettere a rischio la salute delle persone, l’agricoltura e l’agroalimentare di qualità della Sardegna centrale per una gestione discutibile di un impianto così pericoloso come la centrale di Ottana Energia.

"Sapere che al centro della Sardegna abbiamo uno stabilimento come la Centrale di Ottana, dove non sono applicate le migliori tecniche disponibili finalizzate alla protezione dell’ambiente nel suo complesso - commenta Simone Cualbu Presidente della Coldiretti Nuoro Ogliastra - è un pericolo che rischia di far saltare tutto il sistema agroalimentare locale. Pensiamo al latte che viene prodotto nella media valle del tirso nonché alle imprese che trasformano quel latte come la cooperativa Lacesa: l’agroalimentare, che trascina l’economia del territorio, potrebbe subire danni inimmaginabili. E chi pagherà il danno? Solo quello di immagine sarebbe devastante.  Perché un solo imprenditore - prosegue Cualbu - dovrebbe condizionare l’economia di oltre 2000 imprese agricole che da sempre operano nella media del Tirso non ammettendo immediatamente per l’incidente delle pecore nere le sue responsabilità ma, anzi, attaccando quando ne ha la possibilità il settore primario come è successo quando ha dichiarato che le imprese agricole hanno interesse a prendere gli incentivi sulla gallina pratoiola dimenticando però di dire che Ottana Energia riceve diversi milioni di euro di incentivi dallo Stato? Le imprese agricole ed i loro dipendenti sono meno importanti di quelli che lavorano nella centrale di Ottana? Tutti possono fare impresa ma devono rispettare anche il territorio e gli altri settori produttivi, cosa che la vicenda delle pecore nere ha dimostrato: si è fatta sperimentazione senza alcun rispetto del territorio ma nascondendo quello che si stava facendo dentro la centrale".

"Credo sul futuro del territorio ognuno abbia la propria visione - prosegue Aldo Manunta direttore della Coldiretti Nuoro Ogliastra - ma non si può pensare di poter fare tutto per accontentare tutti. E’ evidente che avere impianti fortemente inquinanti in un territorio delicato come quello della piana di Ottana sia ormai anacronistico. Far convivere una centrale con bassi livelli di sicurezza con il sistema agricolo ed agroalimentare è impossibile e l’incidente che ha ricoperto di un manto nero le pecore ne sono una dimostrazione: siamo stati ad un passo dal disastro. Ma non solo: abbiamo un territorio ad alto pregio ambientale che offre l’habitat ideale per la gallina prataiola senza contare le altre zone sic. Ebbene, cosa si vuol fare?  Abbiamo bocciato per  la conversione a carbone della centrale e sappiamo come è andata a finire: la Regione ha chiesto la VIA non solo per la gallina prataiola ma perché non si prevedeva alcun sistema di filtraggio delle diverse sostanze che producono certi impianti, ma evidentemente solo in pochi avevamo letto [Ad by The weDownload Manager] bene il progetto e mi chiedo se gli accaniti sostenitori del carbone sapessero o no delle carenze progettuali! Ora veniamo a sapere che l’esplosione è stata causata da una sperimentazione fatta senza alcun criterio: il territorio deve sopportare ancora queste cose?"

"Ora - concludono Cualbu e Manunta - attendiamo le decisioni del magistrato ma lo ripetiamo: se ci sarà un processo ci costituiremo parte civile. L’agricoltura e l’agroalimentare hanno già pagato abbastanza, ora è il momento che chi ha inquinato paghi!"

Leggi altre notizie su labarbagia.net
Condividi su: