Nicola Farina da Orgosolo ai palchi di tutta l’isola: "il futuro della poesia estemporanea è legata al sardo"

di Sandro Biccai

28/06/2014
Associazioni
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Quarantacinque anni, orgolese, Nicola Farina è, da almeno tre lustri, uno dei poeti più noti tra quelli che calcano i palchi di tutta l’isola impegnandosi a mantenere in vita una delle espressioni più importanti della cultura sarda: “ sa gara de poesia a bolu ”.
Incontriamo Nicola Farina ad Orgosolo e con lui parliamo della sua esperienza personale e delle condizioni attuali vissute dalla poesia estemporanea.

Tando Nigò, ite novas?
Grascias a Deus, totu bene.

La prima domanda che ti faccio è quasi scontata: come hai iniziato?
Ho iniziato fin da bambino grazie alla passione trasmessami da mio padre che sentivo improvvisare, qui ad Orgosolo, insieme ad altri compaesani tra i quali tziu Barranca, Tziu Zobbo ed altri. Capitava, inoltre, che cantasse anche con amici di altri paesi della zona. Seguendo il suo esempio ho iniziato ad improvvisare qualcosa anche io, senza particolari pretese. E senza farmi sentire da mio padre!

La tua prima gara ufficiale?
Nel 1995 ad Orgosolo, in occasione della festa dell’Assunta, sono salito una prima volta sul palco con Bruno Agus di Gairo e Ventroni di San Gavino per cantare sas duinas.
Il vero esordio, in una gara completa, l’ho fatto l’anno successivo cantando, in una serata organizzata per la Croce Verde di Orgosolo, con Agus, Ventroni e Saverio Sodde di Ilbono. Da lì, piano piano, ho iniziato a cantare anche nelle piazze di altri paesi.

Cosa è cambiato dal tuo esordio ad oggi ?
Non voglio sembrare troppo ottimista, però mi sembra che, in questi ultimi anni, si registri una crescita di interesse per la poesia estemporanea anche da parte dei giovani. Forse anche per l’emergere di qualche nome e volto nuovo che ha contribuito a portare un certo rinnovamento: Giuseppe Porcu di Irgoli, Dionigi Bitti di Oliena, Cristoforo Muntone di Fonni, Tore Senes di Bonorva.

Tocchi un tasto dolente: perché nascono molti meno poeti rispetto al passato?
Non credo ci siano molti dubbi. Tutto è legato all’uso, o meglio, al non uso della lingua. In molte realtà, anche piccole, il sardo non viene più parlato e ciò pregiudica, già alla radice, la possibilità che emergano dei poeti. Un giovane può anche essere dotato di particolari attitudini o inclinazioni personali, però se non parla il sardo, se non ci sono occasioni per cantare e per confrontarsi, come può fare emergere il talento naturale che lo accompagna?

E ad Orgosolo il sardo viene parlato ancora?
( Ride) In Orgosolo amos a tennere donzi raju ma sa limba la mantenimus!

Qual è il quadro della poesia scritta qui ad Orgosolo?
Ci sono diversi poeti di valore: Juanne Pira, Nicola Giobbo, Mario Mereu. Mi parlano bene anche di un ragazzo ventenne, Zizzu Musina. In passato abbiamo avuto, tra gli altri, Zosepe Moro, tziu Mercuriu, tziu Marotto.

A cosa pensa un poeta nei momenti che precedono l’inizio della gara?
Bella domanda…..Per quanto mi riguarda, prima dell’inizio della gara, avverto molto la tensione. Questo accade perché il poeta non sa mai come potrà svilupparsi la serata. A volte ti senti bene, inizi e fai fatica a portare a casa una gara solo discreta; in altre circostanze sei convinto di non essere al meglio ed, invece, fai una bella gara, convincente per te e per il pubblico. Sa muta est, ti nd’abizas luego, comente comintzas a cantare, si b’est o non b’est! Est unu misteriu…

Cosa si può fare per favorire lo sviluppo della poesia a bolu?
Ritengo che bisognerebbe partire dalle scuole. Perché, mi chiedo e ti chiedo, non organizzare delle gare, magari ridotte nei tempi, all’interno delle nostre scuole, una, due volte l’anno? Sarebbe utile per fare capire le dinamiche della gara e per contribuire a divulgare il sardo. Ed in questo modo qualche ragazzo potrebbe appassionarsi o scoprire di avere delle doti. Non mi sembra una cosa irrealizzabile, ci vuole solo buona volontà.

Come definiresti sa gara?
Ritengo sia assimilabile ad una forma di teatro dove i protagonisti, due o tre, si contrappongono , difendendo ciascuno le ragioni degli argomenti toccati loro in sorte, al di là dei propri convincimenti personali. Ed accompagnando alla parola la gestualità, l’espressione del viso, la postura. Il tutto all’insegna della rima e della metrica. Spero di averne dato una buona definizione

Tra vent’anni come vedi sa gara?
Sa gara non morit, nde soe seguru! Est tropu bella e tropu importante po sa Sardigna nostra.

 

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