Don Albino Sanna: "Il mio cammino con i giovani"

Al 50esimo di sacerdozio del religioso gavoese pubblichiamo una sua riflessione

don Albino Sanna
12/07/2014
Attualità
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Don Albino Sanna festeggia nella sua Gavoi, domani 12 luglio il cinquantesimo anniversario di sacerdozio.

"L’impegno, l’interesse e la presenza più costante nei miei 50 anni di prete sono stati per i ragazzi. Ho camminato con loro, condividendo la loro vita, ascoltando le loro ansie e incertezze, gioie e speranze. Sono migliaia i ragazzi/e che ho incontrato nei diversi luoghi del mio ministero di prete. Eppure tutti quei volti, quelle attese, quei sogni, interrogativi, delusioni, vibrazioni del cuore in un’amicizia profonda, la ricerca di valori anche religiosi sono sempre presenti nella mia vita. Ripercorrendo questi 50 anni riconosco che il mondo adolescenziale ha subito profonde trasformazioni anche nella società nuorese. Il mondo dei ragazzi non è un’isola felice, anzi. I nostri ragazzi non sono più protetti o immuni da contaminazioni che si consideravano ristrette a un piccolo cerchio di emarginazione. Quest’età è stata scandagliata in tutti i particolari e modificazioni, eppure i ragazzi rimangono lontani, sfuggono e si sentono soli. È difficile cogliere ciò che passa nel loro cuore, l’oggetto dei loro sogni. Le analisi e le statistiche lasciano indifferenti i ragazzi: accettano solo chi li sa ascoltare, comprendere, amare. Gli adolescenti di 50 anni fa me li ritrovo ancora oggi. Ho constatato che non si esce quasi mai dall’adolescenza, che era sconosciuta 50 anni fa: si passava infatti dalla fanciullezza all’età adulta fatta di lavoro e di responsabilità. Ora è una condizione permanente che preoccupa non solo le famiglie, ma tutta la società. I nostri ragazzi hanno bisogno di educatori che stiano con loro. Gli Anni 70 sono stati quelli della contestazione giovanile. La stagione delle lotte studentesche, della contestazione, del rifiuto della Chiesa e dei padroni, della rivendicazione femminile. I quindicenni erano carichi di grinta, capaci di stare tutti i giorni a fare volantinaggio, a portare avanti le loro battaglie, a trascorrere giorni occupando gli istituti scolastici. A scandire slogans carichi di rabbia dinanzi ai palazzi del potere. Anni di grandi ideali, di sogni e di utopie. Negli Anni 80, l'amarezza e l'indignazione per le violenze (Brigate Rosse, stragi, uccisione di magistrati, politici, forze dell'ordine) allontanano i ragazzi dalla contestazione violenta ormai svuotata dai sogni di una società diversa. La consapevolezza che la costruzione di una società nuova non può avvenire senza un collegamento col passano prende il sopravvento e dà ai giovani un volto nuovo. Con un allentamento progressivo degli ideali. I ragazzi hanno cambiato interessi ed atteggiamenti: discoteca, divertimento ed esperienze sentimentali. Negli Anni 90, prevale il disorientamento dei ragazzi, senza punti di riferimento, si preferisce stare in famiglia per trovare tutto senza sforzo. Vivere alla giornata, senza progetti. È come un senso di rassegnazione. Perfino il concetto di morale è profondamente trasformato. Non si accetta più una morale calata dall'alto. E' lecito ciò che piace. C’è una riscoperta delle tradizioni popolari come occasione per divertirsi e spuntinare fino all’esagerazione. Il 2000 è stato un momento di breve entusiasmo, di speranza. Ma le Torri Gemelle, le Guerre in Medio Oriente, le stragi di civili in tante nazioni hanno riportato la società e il mondo giovanile alla cruda realtà della condizione umana. Irrompe la tecnologia: telefonini, Faceebok, tablet. Nonostante tutto, negli adolescenti di oggi c'è un senso di concretezza, desiderio di impegnarsi. È marcato il bisogno di socializzazione, di nuove amicizie. Ma c’è una forte fragilità psicologica che li rende a rischio della droga, del fumo e dell'alcool. La famiglia si sente impotente e difficilmente trova risposte o soluzioni ai problemi dei figli. Gli adolescenti del Nuorese, per le continue modificazioni e i mille messaggi della società sono in un momento di adattamento e quindi non hanno ancora trovato stabilità. C’è una specie di insofferenza, enfatizzata anche dalla crisi economica e quasi di impotenza a dominare gli eventi, ad avere progetti chiari e realizzabili, a ritrovare l’armonia con una società che cambia in continuazione e non lascia il tempo di dominare e fare propri i meccanismi che la guidano. Per poter dare risposte ai disagi degli adolescenti è necessario far scattare le sinergie educative in una effettiva collaborazione nell’azione educativa. Immettere nel cuore valori forti. Abbiamo insegnato ai ragazzi i diritti, ma forse non li abbiamo educati anche ai doveri, a sperimentare che la vita richiede anche sacrifici, a superare le inevitabili sconfitte, a fortificare la volontà di fare scelte personali e libere".

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