Cugusi (La Base) sulla nomine di Cappellacci: chi non ha il pudore di andarsene sia invitato a farlo

Claudio Cugusi
31/08/2014
Politica
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Quanto è legittimato ad operare un manager della Sanità, di Nuoro come di Sassari, che fu indicato cinque anni fa dalla giunta e dalla maggioranza di Cappellacci? E quanto lo sono i presidenti di enti e consorzi cagliaritani o barbaricini, agenzie e i loro consiglieri di amministrazione? Nulla, assolutamente nulla. Tanto che sono loro i primi ad attendere il suono della campanella, sperando che sia rotta, per tornare alle loro precedenti (e spesso molteplici) incombenze di superprofessionisti. Lo stesso discorso vale per i commissari delle province sarde, di stretta nomina cappellacciana: nulla da dire rispetto ad allora ma molto da dire oggi. Soprattutto perché nessuno dei nominati, nel dubbio ha il pudore di alzare la mano e dire scusate, effettivamente sarei di troppo, me ne vado. E si capisce: di questi tempi mille o cinquemila euro in più al mese sono soldi. E' umano, tutto è umano. Anzi: quando cambiano le polarità delle maggioranze, nell’attesa di essere rimossi, molti nominati si dimenticano la provenienza politica e si definiscono semplicemente tecnici. Naufragando in un oceano di ridicolo.

Non scherziamo, non è così che devono andare le cose. Perché con queste premesse si arriva alle conseguenze: nel nuovo cda del Ctm, il consorzio del trasporto pubblico di Cagliari, siede da pochi giorni un signore di Forza Italia from Ogliastra nominato dal commissario della Provincia di Cagliari, persona degnissima ma espressione di una maggioranza che le elezioni regionali hanno mandato a casa.

Alla maggioranza che invece le elezioni di gennaio ha vinto, alla giunta e su tutti al presidente Pigliaru spetta il compito di rimuovere in maniera netta i nominati della penultima ora. Perché è giusto così. Perché c’è una cosa che si chiama rapporto di fiducia e dipende dalle elezioni, dai partiti, dai legami politici. E ci sono persone che hanno speso tempo e faccia e soldi per costruire questo risultato, questa vittoria. Potrà pure capitare l’eccezione di un nominato del passato che merita la riconferma. Due eccezioni. Tre eccezioni. Ma non cinquanta o cento: quella è la regola. E la regola di oggi è che l’apparato di sottogoverno della Regione è assolutamente quello di cinque anni fa. E ovviamente risponde e agisce in nome e per conto di chi lo ha nominato. Ho detto anche troppo ma non ho detto che gli elettori del centrosinistra si aspettano anche questi atti concreti. Non soltanto misura, equilibrio, sobrietà e tante altre qualità che hanno ispirato fino a oggi l’azione della Giunta Pigliaru.

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