"Abbanoa? Meglio di Totò. E' riuscita a venderci la nostra acqua, e pure a caro prezzo". Parola di Michele Virdis, vice sindaco di Sarule

La polemica del deposito cauzionale non si placa e l'ente che gestisce il servizio idrico regionale ritorna sul banco degli imputati

Michela Columbu
13/11/2014
Attualità
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“Abbanoa ha fatto meglio di Totò. E’ riuscita a venderci l’acqua della nostra fonte di Gaghisi”. Ci scherza su Michele Virdis, vice sindaco di Sarule, che conclude la considerazione:  “si stava meglio quando si stava peggio, e si stava meglio quando non c’era Abbanoa”.

Quando è stato creato l’ente regionale per la gestione del bene acqua, tutti gli enti che prima l’amministravano hanno ceduto in mano ad Abbanoa le strutture e le fonti utilizzate per l’approvvigionamento idrico a titolo gratuito, affinché la gestione passasse in mano ad un unico gestore e venisse quantomeno ottimizzata.

Obiettivo lodevole; risultato sotto tutte le aspettative. E proprio l’amministratore locale Virdis a sottolineare quanto distanti siano i risultati sperati a 8 anni dalla gestione regionale: “Il Comune di Sarule sino al 2006 era proprietario di due fonti, di un deposito e della rete di distribuzione idrica. Poi nel 2006 queste strutture sono finite nelle mani dell'autorità d'ambito e quindi in gestione ad Abbanoa SPA che non ha investito un solo euro per portare l'acqua nelle nostre case - scrive Michele Virdis - attualmente usa l'acqua delle nostre fonti, la nostra rete, i nostri depositi ed il nostro contatorino. Insomma, misurano quanta acqua sgorga dalle nostre fonti e ce la vendono. Abbanoa ha fatto meglio di Toto', è riuscita a venderci la fontana di Gaghisi”.

Il centro della questione è il pagamento a costi elevati di un servizio di distribuzione che spesso non funziona, e che precipita in situazioni disperate come quella di Fonni di qualche tempo fa: utenti imbestialiti per bollette astronomiche, uffici sordi. In quel caso la conseguente presa in carico del problema da parte dell’amministrazione comunale guidata da Stefano Coinu ha quantomeno permesso che ci fosse un dialogo tra ente e utenza. Ma non sempre è così: quasi quotidianamente sui giornali casi di utenti esasperati a cui hanno staccato l’acqua per il mancato pagamento delle bollette.

Ed è proprio all’omesso pagamento delle fatture che si riferisce Abbanoa per giustificare la richiesta di deposito cauzionale che in questi giorni è al centro di una furiosa polemica.

Continuano ad arrivare nelle case dei sardi, e a tutte le utenze che a vario titolo hanno un allaccio alla rete, fatture una tantum che vanno da 55 euro alle famiglie, fino ad arrivare a 950 agli enti pubblici.

Associazioni di consumatori e utenti sul piede di guerra per una pretesa che dichiarano illegittima e che Abbanoa invece giustifica con i recenti regolamenti dell’ Autorità per l'Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico.

E mentre dai banchi dell’assessorato regionale ai lavori pubblici, guidato da Paolo Maninchedda, si fa di tutto per evitare che l’ente precipiti verso il fallimento, poiché considerato di importanza strategica per l’isola intera; a livello locale, dove i problemi della comunità si affrontano quotidianamente e le lamentele della gente si fanno sentire, l’amara considerazione dell’amministratore locale, nel constatare che “il pastore regala tutto l’ovile e poi va a comprare l’agnello” conclude Michele Virdis.

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