Coldiretti boccia la politica agricola della Giunta Pigliaru: "serve un cambio di passo"

"Se il problema sono i giocatori occorre sostituirli"

12/05/2015
Attualità
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Pubblichiamo integralmente il documento deliberato ieri a Nuoro dal consiglio regionale di Coldiretti Sardegna che da il via alla mobilitazione. Ci saranno delle iniziative ogni settimana fin quando non avremo le risposte che rivendichiamo in questo documento" sostiene il presidente regionale dell'organizzazione Battista Cualbu.

Cominciamo oggi la mobilitazione per una politica agricola attenta ai problemi contingenti e una programmazione seria e chiara che riesca a guidare un comparto che mostra, pur nelle difficoltà, segnali di ripresa, in particolare nel settore della pastorizia e dell’agroalimentare.

Finito da tempo il rodaggio, a 14 mesi dall’insediamento della Giunta regionale guidata dal Presidente Francesco Pigliaru, è giunto il tempo di fare i primi bilanci. Come Coldiretti lo facciamo per l’ambito che ci compete, l’agricoltura, senza la presunzione di dover dare delle pagelle ma nell’unico interesse dei nostri soci.

In questo primo anno abbiamo dato credito alla Giunta e all’Assessore. Nel rispetto dei ruoli, abbiamo messo a disposizione dell’istituzione la nostra esperienza e le nostre conoscenze, senza mai interferire nei compiti altrui, ma indicando, con discrezione e con spirito costruttivo, quelle che per noi erano le criticità e le soluzioni per il contingente ed il futuro.

Da parte dell’assessorato ci sono state solo porte chiuse e un atteggiamento poco incline alla collaborazione e a fare squadra nell’interesse dell’agricoltura sarda. L’elenco delle vertenze aperte è lungo ma non si è stati in grado di dare alcuna risposta.

Le uniche iniziative concrete sono arrivate dal Consiglio regionale: legge sugli Indennizzi per la lingua blu, sul Marchio unico di qualità, sugli Agriturismo e la multifunzionalità in agricoltura. Dal rappresentante in Giunta, invece, nessun segno di vita.

Manca un piano strategico, una visione integrata delle problematiche e degli interventi da mettere in campo, come è emerso chiaramente negli incontri convocati in Regione per il Psr, orientati alla programmazione delle diverse misure e non alla elaborazione di una strategia d'insieme che orientasse le diverse misure secondo le scelte di visione economica della politica.

Chiediamo un cambio di passo deciso, adesso. E se il problema sono i giocatori occorre sostituirli.

 

PREMI COMUNITARI BLOCCATI. La situazione sta diventando insostenibile e incontrollabile. Il comparto non è più in grado di reggere il ritardo dei pagamenti dei premi della Pac stimato in decine di milioni di euro. Sono tante e da diversi anni, infatti, le domande bloccate che non consentono l’arrivo in azienda dei premi comunitari ormai già messi in bilancio. Una politica agricola regionale seria non può assistere indifferente alla chiusura delle proprie aziende. Occorre intervenire immediatamente e in modo deciso.  Si sottovaluta e si rimane immobili davanti ad un problema gravissimo che potrebbe costarci caro in termini di tenuta in vita delle aziende.

Una soluzione è l’istituzione dell’Ente pagatore regionale. Con un’Agea azzoppata dai tagli statali, che ne limitano l’operatività, la Regione deve avere il coraggio e soprattutto la forza di ottenere l’Ente pagatore regionale che snellirebbe le procedure e agevolerebbe la liquidazione delle pratiche in minor tempo.

Chiediamo un cambio di passo deciso, adesso. E se il problema sono i giocatori occorre sostituirli.

Ecco tutti i punti contestati alla giunta regionale


REFRESH. A causa delle anomalie riscontrate per il nuovo Refresh è stato congelato il pagamento di decine di milioni di euro di premi comunitari. Dal mese di novembre abbiamo sollevato pubblicamente il problema. L’ultimo aggiornamento delle aereofotografie effettuato da Agea (2013), penalizza oltremodo la Sardegna, le zone interne in particolare, in quanto non rispecchia il nostro territorio caratterizzato da un’alta estensione della macchia Mediterranea. Nella denuncia ci siamo appellati a tutto il mondo politico sardo per fare fronte comune nel portare le nostre istanze al governo per far riconoscere le specificità del territorio sardo, come del resto previsto dal Regolamento  (l’articolo 4 del regolamento UE 1307 del 17 dicembre 2013).

Anche in questo caso l’assessorato non è stato in grado di governare le problematiche. Anzi ha colpevolmente sottovalutato il problema accusando la Coldiretti di procurare inutili allarmismi per una questione inesistente che riguardava solamente pochissime imprese agricole. Ad oggi, nonostante i nostri continui solleciti, ci ritroviamo con tantissime imprese che hanno ancora le domande bloccate. Proprio per il refresh la Sardegna non è stata inserita nell’ultimo decreto di pagamento di Agea.


COMPARTO OVICAPRINO. E’ quello che sta dimostrando, in questo periodo di grave crisi economica che ha investito tutto il mondo produttivo, di avere delle basi solide e che mostra segni di ripresa tra l’indifferenza della sfera istituzionale.

I nostri continui appelli per l’istituzione dell’organizzazione interprofessionale sono tutti caduti nel vuoto. L’assessorato all’Agricoltura a parole sembra condividere le nostre proposte ma nei fatti si è dimostrata inconcludente. Manca la visione del comparto, mancano le idee, i progetti per governare il settore.  Eppure ci sono le migliori condizioni per poter lavorare e programmare.

Il prezzo del Pecorino romano continua a salire. Nelle ultime settimane è schizzato a 9,50 euro al kg. Nessuno si sarebbe immaginato che in 2 anni e 3 mesi aumentasse di 3,82 euro, passando dai 5,68 del gennaio 2013 ai 9,50 di oggi. Insieme al prezzo del formaggio cresce, anche se in modo più macchinoso e lento, pure quello del latte. Quest’ultimo ha sfondato finalmente il muro dell’euro, arrivando ad essere pagato dagli industriali caseari 1,10 euro al litro con qualche cooperativa che ha chiuso la campagna del 2014, a 1,40 euro.
Trend positivo che avviene all’interno di un sistema che manca di una seria strutturazione. Arriva, infatti, in modo disordinato e casuale e per motivi per nulla programmati. Crediamo quindi che, approfittando della tregua data dal momento favorevole, occorra strutturare il sistema coinvolgendo tutta la filiera. E’ all’interno di questa analisi che nasce la nostra proposta dell’accordo interprofessionale, percorso consentito dalle attuali norme (Decreto n. 15164 del 12 ottobre 2012 relativo al "pacchetto latte"). Strada tra l’altro già segnata dallo scorso consiglio regionale che approvo all’unanimità questa proposta.

L’accordo interprofessionale consentirebbe di dar vita ad un Piano di Regolazione dell’offerta per il Pecorino romano coinvolgendo tutta la filiera ovicaprina coordinata dalla Regione. In pratica tutti gli attori della filiera agirebbero in modo coordinato, fissando i quantitativi di latte da destinare alla produzione del Romano, inserendo di fatto un elemento stabile nella dinamica di formazione del prezzo sul mercato. Si creerebbe cosi una cabina di regia che andrebbe a stabilizzare le performance del Pecorino romano, innestando elementi di governabilità in un sistema che, altrimenti, rischia di autoalimentare nuove fluttuazioni di prezzo.

La Regione però non da segni di vita. In 14 mesi non ci siamo mai seduti ad un tavolo a parlare seriamente di programmazione. Ora non c’è più tempo da perdere. Sarebbe imperdonabile e da irresponsabili perdere questa preziosa occasione che verrebbe pagata a carissimo prezzo da tutta la filiera. Chi non è in grado di dare queste risposte oggi si deve fare da parte. Non possiamo permetterci una Regione che in materia di ovicaprino, uno dei settori trainanti della nostra isola, si dimostra assente, con poche idee e pure confuse. 


GASOLIO AGRICOLO. Agricoltori e allevatori, in piena campagna lavorativa, si ritrovano a dover pagare a prezzo pieno il gasolio (costi aumentati di oltre il 75%), per colpa delle negligenze dell’assessorato.

Dopo il cambio dei codici di uso del suolo da parte di Agea, la Regione non è stata in grado di aggiornare immediatamente il proprio sistema informatico, il Siar, bloccando il rilascio dei libretti Uma. L’assessore ancora una volta ha minimizzato il problema, trincerandosi dietro numeri inesistenti e scaricando le proprie colpe sugli altri. Non possiamo permetterci tanta superficialità. Errori all’apparenza piccoli costano tantissimo ai nostri imprenditori che ancora una volta si ritrovano costretti a pagare le inadempienze e i ritardi altrui.

MICROCREDITO IN AGRICOLTURA. Ad oggi nonostante le promesse e le parole, il mondo agricolo sardo non può usufruire del microcredito che tanto bene ha funzionato negli altri settori economici.

A febbraio l’assessore al Bilancio Raffaele Paci aveva addirittura annunciato la prossima apertura dei bandi. Il fatto che non sia stato ancora attivato evidenzia ancora una volta un assessorato all’Agricoltura troppo debole ed incapace di far valere le ragioni del comparto che rappresenta in Giunta. 

CREDITO. Sul credito agricolo è calato il silenzio da parte della Giunta regionale. Assistiamo anche su questo tema, ad una politica degli annunci che non si traducono in azioni concrete.

L’indebitamento dell’agricoltura sarda nei confronti delle banche è stimato in circa 800 milioni di euro. La vecchia provincia di Cagliari è il territorio con più debito incagliato ed in sofferenza d’Italia dopo la provincia di Latina, rappresentando oltre il 60% del dato regionale.

Per questo riteniamo indispensabile un intervento sinergico tra la Regione, la Sfirs e le banche per individuare un percorso per la ristrutturazione e il riposizionamento dei debiti che consenta alle tantissime aziende agricole di scrollarsi dei pesi del passato derivanti spesso da azioni politiche poco attente. Azione questa che deve essere inclusiva anche del mondo cooperativistico che ha una forte esposizione debitoria.
Non chiediamo per il mondo agricolo finanziamenti a fondo perduto ma solamente una seria programmazione ed una politica ad hoc. L’amara constatazione è quella di una politica dei rinvii che non ha una strategia e neppure la volontà di affrontare queste tematiche. 

BUROCRAZIA. Era uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale della coalizione che siede nei banchi della maggioranza in consiglio regionale. La Giunta fino ad ora però non è stata in grado di tradurlo in atti concreti. Riteniamo la burocrazia il principale ostacolo allo sviluppo, per questo crediamo che non sia più rinviabile la semplificazione e lo snellimento delle procedure.

Ci sono tantissime domande del premio unico e del Psr bloccate proprio per cavilli e lungaggini burocratiche. Una situazione che va risolta in tempi brevissimi in quanto ricevendo in ritardo le provvidenze gli agricoltori sono spesso costretti ad ovviare al mancato introito aggravando la loro posizione debitoria.

COSTO ACQUA. Il costo dell’acqua incide moltissimo nei bilanci delle aziende essendo l’agricoltura il comparto che presenta un fabbisogno irriguo pari al 70% della disponibilità complessiva. Per questo è necessario, se si vuole una agricoltura competitiva, innanzitutto garantire quantità adeguate di acqua ed a costi sostenibili, senza scaricare i debiti della mala politica attuata negli anni dai Consorzi di bonifica ai consorziati.

La Regione deve mettere in atto il piano di riorganizzazione delle strutture dei Consorzi di bonifica, che dovranno avere maggiore autonomia gestionale, essere liberati dalle ingerenze del mondo politico, ed ottenere un sostegno finanziario regionale finalizzato ad attenuare le ricadute dei costi di gestione sugli agricoltori.

VISNA MAEDI. La patologia è in continua espansione ed è ormai presente in tutto il territorio regionale (come confermano gli studi effettuati dall’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sassari) a causa della totale assenza di interventi di profilassi.

Per questo la Ridefinizione del Piano di risanamento delle lentivirosi (Visna Maedi), del 21 aprile scorso, che allarga l’indagine sugli impatti della malattia anche agli ovini (prima riguardava solo i caprini), è un primo passo importante ma non basta. Occorre  infatti applicarlo in tempi rapidissimi e non trascurare le emergenze, dando delle risposte immediate in termini finanziari a quelle situazioni aziendali più compromesse. Percorso utile questo per eradicare la malattia e per ristabilire il rapporto di fiducia tra imprese e istituzioni pubbliche.

CULURGIONIS. La vicenda del riconoscimento del marchio Igp ai culurgionis ogliastrini con un disciplinare che consente l’utilizzo dei fiocchi di patate è emblematico della poca attenzione dell’assessorato all’Agricoltura ai prodotti sardi. Una politica che mira alla valorizzazione, promozione e al consumo delle proprie produzioni agroalimentari fa delle scelte politiche forti e non si ferma al mero rispetto burocratico delle norme. Nascondersi dietro la norma che non prevede ma lo consente (la limitazione all’utilizzo della materie prime locali) è sintomatico di una politica superficiale, che non mostra interesse per l’agroalimentare nostrano e quello tradizionale in particolare, che ci contraddistingue nel mondo. A chi servono i culurgionis che possono produrre tranquillamente anche a Milano o in Olanda?

EPIZOZIE. Sono troppe le emergenze sanitarie animali che hanno colpito la Sardegna in questi ultimi 20 anni evidenziando un sistema sanitario e preventivo inefficiente e inefficace. Si arriva sempre in ritardo, quando ormai le malattie si sono diffuse in tutto il territorio, compromettendo la salute degli animali e spesso la tenuta delle aziende. Le conseguenze, infatti, oltre per il contingente (gravissime) spesso lasciano dei lunghi strascichi che incidono pesantemente nella produzione e dunque nella rendita dell’azienda. 

Finora non ci sono stati grossi risultati. Siamo sempre in emergenza, c’è troppo burocrazia e poche azioni pratiche e soprattutto nessun colpevole. I costi ricadono sempre nelle tasche degli allevatori e in quelle pubbliche. Manca la prevenzione, per questo ribadiamo che serve una struttura strategica che si occupi in modo sistemico ed esclusivo della programmazione e lotta alle emergenze sanitarie animali.


IN TUTTI I COMPARTI (oltre a quelli affrontati, il discorso vale anche per gli altri settori dell’agricoltura sarda: olivicolo, vitivinicolo, ortofrutticolo, bovino ecc.) riscontriamo da parte dell’assessorato poca visione e programmazione. Sono settori che hanno grosse potenzialità di crescita ma che spesso vivono sulla buona volontà dei singoli non essendovi una visione globale, capace di mettere a sistema e in comunicazione le diverse parti del comparto. Procedendo in questo modo si vanificano gli effetti dei singoli interventi, anche se di per se positivi. Negli stessi enti agricoli abbiamo delle professionalità di primo livello che purtroppo, in un sistema siffatto, non possono esprimere al meglio le proprie potenzialità 

 


 

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