NUORO. Serate estive al Circolo Veterinario Sardo: la storia del disboscamento in Sardegna raccontata da Fiorenzo Caterini

Giangavino Murgia
04/08/2015
Attualità
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NUORO. L'associazione Circolo Veterinario Sardo prosegue la rassegna delle manifestazioni estive legate alla cultura scientifica, all'ambiente, alla natura, alla fotografia, all'archeologia, alla poesia, al teatro, al mondo animale e tanto altro.

Il prossimo appuntamento è con la storia della distruzione delle foreste sarde, e si svolgerà mercoledì 5 agosto, alle ore 21, sempre nella sede dell'associazione nuorese in via Badu 'e Carros. Ospite della serata, sarà l'antropologo e ambientalista cagliaritano Fiorenzo Caterini che presenterà il suo libro "Colpi di scure e sensi di colpa - Storia del disboscamento della Sardegna dalle origini ad oggi" (edizioni Carlo Delfino). Una storia importante, che tutti i sardi dovrebbero conoscere.

«Per molto tempo i sardi – dice il dottor Pietro Fois, presidente del Circolo Veterinario Sardo di Nuoro – hanno creduto di vivere in una terra arida, una specie di matrigna inospitale, battuta dai venti, priva di risorse naturali. Una terra che finiva per forgiare uomini orgogliosi e vendicativi, dediti alla pastorizia e al banditismo.

In realtà questa iconografia è piuttosto recente, e contrasta nettamente con l'idea che della Sardegna si erano fatta gli antichi. Un'isola mitica, florida, una sorta di terra promessa ricca di risorse, foreste, corsi d'acqua. Questa idea di Sardegna perdura fino ai viaggiatori dell'800, poi, improvvisamente, lascia il campo a quella descritta dal geografo francese

Le Lannou negli anni '30 del 900, che parlava di una sostanziale"mediocrità" della foresta sarda, una visione poi ampiamente ripresa e ripetuta, un po' pedissequamente, da tutti.

Cosa era successo? Cos'è che aveva fatto mutare, nell'immaginario collettivo, la concezione stessa della terra sarda?».

Il libro di Fiorenzo Caterini – prosegue il presidente Fois –  ripercorre gli anni del disboscamento della Sardegna grazie ad un lavoro interdisciplinare che vaglia i dati statistici, le testimonianze dell'epoca, i documenti, gli aspetti politici, economici, sociali e antropologici, i pareri degli esperti, in particolare dei botanici e dei naturalisti. Un disboscamento iniziato ai primi decenni dell'800, e proseguito per un secolo, con un picco d'intensità negli anni '50. La Sardegna entra nell'800 ricca di boschi e ne esce trasformata, arida e povera. È stato calcolato che i boschi della Sardegna si siano ridotti di almeno quattro quinti nel corso dell'800.

Potenti forze economiche esterne hanno trasformato, anticipate da una pressante propaganda (la stagione delle riforme dell'800), un sistema sociale e antropologico tradizionale, mutando il rapporto che gli uomini avevano con l'ambiente circostante. Il bosco, strutturato sistema simbolico e fonte perenne di sussistenza, si trasformò in un mero valore monetario, una sorta di giacimento di legname da consumare e trasformare in valuta. Da allora cambierà tutto, l'isola disboscata si avvierà ad accogliere la monocoltura ovina, funzionale al mercato mondiale, come una colonia qualunque.

Un triste continuità storica, caratterizzata dallo sfruttamento delle risorse naturali, a partire dai punici e dai romani, passando per gli spagnoli, per giungere fino al consumo del territorio di oggi, alle lottizzazioni urbanistiche costiere, all'industria pesante e inquinante, alle servitù militari, allo smaltimento di rifiuti tossici.

Ancora oggi – conclude Pietro Fois – specie nelle aree del terzo mondo, possiamo osservare un analogo sistema di sfruttamento delle foreste, che stravolge la vita delle popolazioni locali introducendo, infine, coltivazioni di tipo monocolturale. La storia si ripete, in Sardegna e altrove».

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