Coldiretti: “per risolvere i problemi serve una politica forte e competente non spettatori che fanno lo scaricabarile”

a cura della redazione
19/08/2015
Attualità
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Lo scaricabarile non va in ferie ma continua a prendere abbagli promettendo un mondo agricolo perfetto con l’unica incognita della data. 

“Cercare un capro espiatorio senza assumersi nessuna responsabilità è il tipico atteggiamento delle guide inadeguate al proprio ruolo” secondo il presidente e il direttore di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu e Luca Saba.

“A un anno e mezzo dall’insediamento eccetto qualche dichiarazioni affrettata e spesso ridicola non abbiamo visto ancora nessun risultato tangibile in agricoltura da chi è chiamato a farlo – ricorda il presidente Cualbu -. Le uniche azioni positive e concrete sono arrivate dal Consiglio regionale che dimostra di avere un passo diverso rispetto ad un esecutivo che in alcuni casi si dimostra addirittura di ostacolo”.

“La politica non è fatta solo di onori ma soprattutto di oneri e responsabilità – ribadisce Luca Saba -. Per questo quando si scaricano le colpe sugli altri si ammette di aver abdicato al ruolo e di esercitarlo da spettatore”. 

“Il caso Molinas fa male perché certifica l’inconsistenza della politica – proseguono Cualbu e Saba -. Si percepisce che i problemi che denunciamo colpiscono le persone in carne e ossa e non sono freddi numeri con i quali qualcuna giocava a nascondino. E’ una pratica, come ha testimoniato il nostro socio, che abbiamo cercato di risolvere in tutti i modi e in tutte le sedi (pure con i bravi tecnici della Regione che ancora oggi chiedono la possibilità di un intervento straordinario anche se qualcuna, presa dalla sindrome Coldiretti, lo ignora). Chi manca però è la politica, come diciamo da tempo e come ci conferma Molinas forte del raffronto, non lusinghiero per la Sardegna, con la regione Toscana dove ha un’altra azienda”. 

“Ribadiamo la nostra preoccupazione – dice Battista Cualbu – per una agricoltura rimasta senza guida proprio in un momento in cui ne richiede una forte, capace e con le idee chiare. Il refresh, uno, ma purtroppo non l’unico problema agricolo, ne è la testimonianza. Prima, quando a novembre abbiamo sollevato pubblicamente la questione chiedendo la collaborazione di tutto il mondo politico sardo, è stato sottovalutato e siamo stati tacciati di allarmismo. Adesso veniamo accusati di  tafazzismo: non avremmo presentato i ricorsi solo per fare un dispetto a chi è affetto dalla sindrome Coldiretti; mentre si ha la faccia tosta di prendersi i meriti di aver risolto il problema per il futuro: il principio che ristabilisce i criteri vigenti fino allo scorso anno (riconoscimento dei pascoli arborati al 50% invece che ridurlo al 30%), ottenuto grazie soprattutto al nostro lavoro e alle interlocuzioni dirette con il ministero”.

“Le agonie sono periodi di sofferenza in cui si perde la giusta lucidità – sostengono presidente e direttore di Coldiretti Sardegna – ed è ciò a cui stiamo assistendo nei vertici agricoli in Regione e in una certa politica vecchia che ha la presunzione di ergersi a paladino dell’agricoltura. Sicuramente non è questa la condizione per risolvere i problemi e ancor meno per avere una visione e un progetto per un intero comparto. Ognuno deve assolvere al proprio ruolo - concludono -: noi curiamo gli interessi dei nostri soci, mentre all’allenatore della Giunta spetta il compito di far funzionare la sua squadra”.

 

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