Hanno passato le selezioni regionali e ora aspettano di esibirsi per le finali nazionali del contest Rock Targato Italia. Sono i Magar, rock band isolana composta da un sarulese, un bonorvese e due maresi. Hanno partecipato il 27 maggio scorso alle selezioni regionali che si sono tenute a Cagliari, riuscendo con un'altra band sarda, i Golasecca, ad approdare alla finale della ventinovesima edizione della manifestazione che "oltre ad offrire l’opportunità ad artisti sconosciuti di mettersi in mostra e di farsi conoscere - scrivono sul sito internet della manifestazione - li segue nella comunicazione e promozione della loro attività. Tanti musicisti, direttamente o indirettamente sono legati alla storia della rassegna: Timoria, Marlene Kuntz, Le Vibrazioni, Subsonica, Negramaro, Litfiba, Ligabue, Zibba, Giulio Casale, Carmen Consoli. Questi sono solo alcuni dei nomi che hanno calpestato il palco di questa manifestazione. Una storia ed esperienza straordinaria della musica italiana che si rinnova ogni anno. Rock Targato Italia oggi è un marchio globale, in grado di offrire servizi agli artisti: la promozione e la distribuzione, il sostegno dei loro progetti e l’organizzazione di eventi attraverso canali mediatici come radio, giornali e social media, offrendo la massima possibilità di condividere e promuovere la musica autentica ed originale”.
Andrea Careddu (voce e chitarra), Davide Mulas (chitarra e cori), Tore Falchi (basso e cori) e Giuseppe Tedde (batteria). Sono loro i quattro componenti della band che come riporta l’intervista rilasciata all’organizzazione di rock targato Italia “si sono conosciuti grazie a delle amicizie in comune e alla passione per la musica” e suonano “del buon classic rock molto diretto, melodico e senza fronzoli”. Dopo tanti live in giro per la Sardegna “grazie all’album Televergogna, i nostri brani sono andati anche in programmazione in varie radio di tutta Italia e una etichetta ferrarese ci ha notato e ci sta dando la possibilità di registrare e promuovere un nuovo lavoro discografico – raccontano – incrociamo le dita".