Si terrà stasera nell'agriturismo Sa Serra a partire dalle 19,30 la presentazione dell'opera nata dall'idea del gavoese Mauro Medde e della tonarese Natascia Talloru, che hanno deciso di unire le loro competenze per un lavoro di ricerca unico condensato nel videoclip Ilienses - Civitates Barbariae, realizzato grazie alla regia di Davide Onnis.
L'ambientazione è quella di una Sardegna arcaica, nuragica, all'ombra delle torri di pietra che è facile trovare sopratutto nel territorio di Gavoi. Infatti il videoclip è stato girato vicino ai nuraghi Castrulongu, in Località S’Iscrithola e al Nuraghe Talaighè.
Il periodo storico è quello che precede la diffusione del cristianesimo, infatti "il progetto Ilienses affonda le sue radici in Barbagia, descrivendo quella che in passato poteva essere la vita delle popolazioni che vi dimoravano, provando a immaginare i conflitti, raccontando avvenimenti storici e leggende, ricercando un collante con i nostri antenati, le loro sofferenze, la violenza fisica e psicologica, subita e attuata; i cambiamenti materiali e immateriali che, di conseguenza, possono essersi verificati sul territorio e sugli abitanti - spiegano gli autori -. In che modo? Immaginando queste vicende in un progetto musicale e audiovisivo che, attraverso la musica, la narrazione e la realizzazione di filmati video, valorizza il potenziale di alcuni elementi culturali e tradizionali caratterizzanti la Barbagia, come gli strumenti musicali di Gavoi, il canto a tenore e i campanacci di Tonara, inserendoli in un concetto moderno, senza intaccare l’espressione della loro reale natura e documentando, attraverso una ricerca sonora, il mondo dal quale provengono. Il progetto vuole rappresentare artisticamente gli aspetti più cruenti e impetuosi associati all’epoca delle resistenze alla dominazione romana e alle opere di evangelizzazione della Chiesa nella storia barbaricina, i quali verranno messi in evidenza durante l’ascolto del disco, i filmati video (teaser, videoclip, cortometraggio) e le esibizioni dal vivo. E’ bene precisare che tutta la stesura del progetto affonda sì le proprie radici nella tradizione ma possiede allo stesso tempo caratteristiche musicali/culturali moderne, senza limiti temporali. Racconta gli elementi che identificano la Barbagia, ne richiama il principio della storia, indaga sul significato di un patrimonio che è tuttora visibile e percepibile (strumenti musicali, siti archeologici, lingua, leggende, tradizioni). Alcuni di essi, essendo collegati anche al Carnevale barbaricino e ai suoi travestimenti animaleschi, che si distinguono proprio nell’essere sanguinari, enigmatici e drammatici, possono altresì rivelare la vita sconosciuta, i rituali, i pensieri, le lotte, interiori ed esteriori, delle cosiddette Civitates Barbariae, le comunità dei nostri antenati indigeni, stanziati nel territorio non romanizzato (o quasi) della Sardegna. Durante la realizzazione e maturazione dell’idea è emersa l’importanza nel trasmettere in arte certe conoscenze, seppure non documentate con certezza e, proprio per questo motivo, ne è derivata la scelta di rappresentarle in chiave fantasy, affinché le epoche storiche attraversate dalla nostra isola e le sue ricchezze, talvolta poco considerate, siano sempre più oggetto di studio ma anche motivo di interesse e riflessione collettiva".