FONNI. Nuovo appuntamento con Èntula, il Festival letterario diffuso. Iniziato il 7 settembre, terminerà a novembre inoltrato. Vede protagonisti 15 autori italiani e stranieri con 50 incontri in 17 Comuni sardi. L’evento è promosso dall’associazione Liberos con il contributo della Regione Sardegna e la collaborazione dei Comuni interessati. Tra questi Fonni con l’assessore alla Cultura Marco Cualbu. Dopo Vanessa Roggeri, Marta Pastorino, Fabio Stassi e del medico, fotografo e scrittore Ricardo Coler, domenica sarà la volta di Francesco Abate che presenterà (alle 19 nella sala convegni della Basilica del Martiri) “Un posto anche per me”. Saranno presenti, oltre all’autore, Matteo Sau, Irene Nonis e Stefano Guzzetti.
Francesco Abate è nato a Cagliari nel 1964. Ha esordito con Mister Dabolina (Castelvecchi, 1998). Sono seguiti Il cattivo cronista (Il Maestrale, 2003), Ultima di campionato, da un soggetto vincitore del premio Solinas (Il Maestrale, 2004/ Frassinelli 2006), Getsemani (Frassinelli, 2006) e I ragazzi di città (Il Maestrale, 2007). Con Einaudi ha pubblicato Mi fido di te (Einaudi Stile libero 2007 e Super ET 2008), scritto a quattro mani con Massimo Carlotto, Cosí si dice (2008), Chiedo scusa (con Saverio Mastrofranco, 2010 e 2012) e proprio questo mese è uscito Un posto anche per me.
Il libro, "Un posto anche per me" (Einaudi).
Peppino è un omone di trentotto anni che tutti considerano un po’ “lentarello”. È di Cagliari ma vive a Roma, anzi a Pomezia, e ogni sera indossa un anonimo vestito grigio comprato all’ipermarket che gli fa difetto sul sedere, e raggiunge il “Nuraghe Blu”, vicino al Vaticano, per prendere gli ordini da consegnare a domicilio nella notte, rigorosamente in autobus. La busta porta il logo del ristorante, ma dentro non ci sono solo specialità sarde. Il suo sguardo ingenuo, stralunato, inevitabilmente comico, ci fa entrare in un mondo scintillante e decadente, da una villa di lusso alla casa di un vip, ma anche in un’irresistibile compagnia di ultimi del mondo, ciascuno soggiogato da un sogno, da un’ossessione, da un tic. Come Forrest Gump seduto sulla panchina raccontava a chiunque la sua storia, Peppino sull’ultimo sedile dell’autobus non fa che parlare. Da solo, come i pazzi: così pensano tutti. Perché non sanno che parla a Marisa. Che a Marisa è intrecciato il suo destino.