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Giovanni Cugusi da Sindaco e Presidente Unione Comuni: "la città territoriale di Barbagia parte dai giovani"

Intervista al primo cittadino di Gavoi

redazione
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Giovanni per uno che crede all'identità e al territorio come me te, oltre che il Sindaco fare anche il presidente dell'Unione dei Comuni, dev'essere una grande soddisfazione...

Per me, che vengo da un percorso politico progressista e comunitarista, strettamente legato all'identità storico - culturale della Barbagia, ma in modo più ampio della Sardegna, è sicuramente motivo di orgoglio essere alla guida dell'Unione dei Comuni Barbagia. E anche una grande responsabilità, perché il mio mandato di presidente pro tempore, coincide con un periodo di cambiamento. Dal nuovo assetto degli enti locali voluto dalla Regione Sardegna passando per l'adesione al Gal, che conferma la piena collaborazione dell’Unione dei Comuni Barbagia con la Comunità Montana Gennargentu Mandrolisai. Scelte dirimenti per la Barbagia che, per fortuna, si prendono in una congiuntura politica per l'Unione, propensa al dialogo ed a una idea comune di identificazione nel territorio. Cedere sovranità come singolo comune, per ritrovarsene di più, assieme a maggiori risorse e potere politico, per garantire servizi ai cittadini come Unione  di Comuni. Anche questo è motivo di orgoglio, essere, come amministratore, protagonista attivo del cambiamento.

Qual è lo stato dell'Unione? Riuscirete a coinvolgere le comunità e soprattutto i giovani nel progetto della città territoriale?

L'Unione dei Comuni Barbagia esiste e continuerà ad essere, forse come non mai, punto di riferimento per tutti i Comuni che ne fanno parte, Gavoi, Lodine, Ollolai, Olzai, Oniferi e Sarule. Questo è stato sancito dalla legge regionale di riordino degli enti locali. Da questo dobbiamo partire. Siamo una piccola realtà, coesa ed omogenea per caratteristiche demografiche e culturali, capacità produttive e visione futura. Dobbiamo sicuramente partire dai giovani, garantendogli una formazione scolastica di alto livello, che fornisca strumenti culturali tecnici e identitari che gli permetta di confrontarsi con la complessa realtà attuale, ma che allo stesso tempo gli faccia vedere i propri paesi e il proprio territorio come una opportunità e non come posto da cui scappare. Faremo rete per trovare risorse economiche che ci permettano di rilanciare le nostre produzioni agropastorali tipiche e le creazioni artigianali, per creare lavoro. La città territoriale di Barbagia parte dai giovani.

E a proposito di giovani, riuscirete a tenere e rafforzare le istituzioni scolastiche esistenti?

Come ho detto prima, la scuola e la sua difesa, sono la chiave di volta per garantirci un futuro. Le disposizioni governative di questi anni non hanno sicuramente aiutato la salvaguardia dei presidi scolastici. Se però vogliamo uscire dalle fredde logiche numeriche dobbiamo interloquire a livello regionale per far riconoscere al territorio la specificità delle zone di montagna, la nostra orografia, le strade, la scarsa natalità vanno tenute in conto nei piani di dimensionamento. Non possiamo essere equiparati alla pianura padana. Ma non tutto è negativo. Come amministrazione, in sinergia con le istituzioni scolastiche, in questi mesi abbiamo dialogato attivamente con l'Assessore all'Istruzione Claudia Firino ottenendo qualche apertura.

Già dal prossimo anno, scolastico, all'ex Floris tornerà il corso serale per geometri, una conquista per quei giovani, e meno giovani, che vogliono raggiungere il diploma e adeguare le proprie competenze, per essere cittadini consapevoli e avere maggiori opportunità lavorative. Un primo tassello di un discorso progettuale più ampio legato a un’idea di Scuola della Barbagia. Lavoriamo in questo senso e dobbiamo essere fiduciosi.

E ultimo, domanda inevitabile, la pastorizia è nei vostri pensieri unionisti?

In quanto pastore è sicuramente tra i miei pensieri, ma lo è ancor di più se guardo alla realtà delle campagne da Sindaco. Pastorizia e agricoltura dovrebbero essere prioritarie per tutti. Dire che la Barbagia e più in generale la Sardegna, abbiano la pastorizia nel proprio patrimonio genetico è una ovvietà. Ma l'ovvio non è tale se per cinquanta anni si sono tentati esperimenti di mutazione genetica, convincendo i più (anche alcuni pastori a dire il vero ), che per lo sviluppo servivano le fabbriche e l'industria chimica, tessile e quant’altro di alieno si potesse installare nell’isola. La pastorizia era ormai preistoria, il futuro sarebbe stato degli operai felici. I risultati dell'esperimento sono sotto gli occhi di tutti. Gli "scienziati" del piano di rinascita non hanno sicuramente vinto il Nobel. Noi pensiamo che per costruire un futuro di rilancio e di progresso per le zone interne, non si possa prescindere dai mestieri identitari e dalle produzioni agroalimentari tipiche. Dobbiamo sicuramente legarle ad altre risorse ancora non sfruttate a pieno, come l'ambiente, l'archeologia, la storia, la cultura, l’identità. E tutto questo dev'essere il surplus per un turismo sostenibile, non di massa ma di qualità, che apprezzi i nostri valori. Per tutto questo, come Unione dei Comuni Barbagia, abbiamo fatto ricorso al Tar contro l'ampliamento dell'Inceneritore di Tossilo. Non possiamo avvallare politiche di smaltimento dei rifiuti che siano dannose per la salute, per l'ambiente e per le produzioni in un momento in cui le comunità, con buoni risultati, si impegnano quotidianamente in una raccolta differenziata spinta. Direi che la pastorizia e l’agricoltura, la loro tutela e il loro rilancio, che equivalgono alla salvaguardia ambientale e identitaria di un intero territorio, sono sicuramente centrali per la nostra programmazione politica.

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