Scintille ieri mattina nella sala riunioni della Camera di commercio di Nuoro tra il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu e Pierluigi Pinna del caseificio fratelli Pinna di Thiesi.
Pomo della discordia il prezzo del latte ed il mercato del pecorino romano. L'occasione è stata una tavola rotonda promossa dall'Università di Sassari in occasione della presentazione del libro sul Pastoralismo (Pascoli, pecore e politica: 70 anni di pastorizia in Sardegna) scritto da Giuseppe Pulina e Gavino Biddau entrambi docenti del dipartimento di Agraria.
A rendere frizzante la mattinata è stato proprio il faccia a faccia tra il leader degli industriali caseari e quello dei pastori.
Due visioni completamente diverse della situazione attuale del comparto.
In sintesi. Pinna ha confermato la linea che stanno portando avanti gli industriali caseari sardi da tempo (anche quanto il Pecorino romano aveva raggiunto il prezzo record di 9,50 euro al kg). Una visione negativa con la quale giustificano il ribasso del prezzo del latte di quest'anno (90 centesimi rispetto all'1,10 dello scorso anno) e si preparano la strada per un ulteriore ribasso che “non escludo” ha confermato anche ieri. Questo perchè si sta producendo troppo latte e troppo Pecorino romano: negli ultimi due anni, secondo l'industriale che ha citato come fonte dei suoi dati il Consorzio del Pecorino romano, si sta producendo il 30 per cento in più di latte e ben il 40 per cento in più di Pecorino romano.
Per questo secondo Pierluigi Pinna è necessario sedersi tutti (industriali, cooperativa, associazioni agricole e politica) attorno ad un tavolo per decidere una strategia comune. “Cosa ne volete fare di questo latte in eccedenza” ha detto rivolto alla sala ed in particolare ai vertici della Coldiretti.
“Sarebbe stato più corretto dire cosa ne facciamo – gli ha controbattuto subito Battista Cualbu -. E' assurdo – ha proseguito a denti stretti – come in quest'isola quando le cose vanno bene tutti si prendendo i meriti mentre quando nascono problemi si dileguano e si comincia con lo scarica barile. Non abbiamo perso il vizio di privatizzare i profitti e socializzare i debiti”.
“La cosa più assurda – ha proseguito il pastore di Fonni affrontando a muso duro Pinna – è la secretazione in stile Medioevo dei dati. La trasparenza è alla base di ogni civile confronto. Non sappiamo quanti litri di latte si producono, in cosa vengono trasformati, dove vendiamo il formaggio e a quanto lo pagano, quali sono le giacenze. Ad ogni tavolo a cui ho partecipato i tecnici arrivano con dati vecchi di due anni che si possono utilizzare per fare statistica ma non sicuramente per una programmazione seria o per trovare delle soluzioni. E' da anni che chiediamo una programmazione con dati certi. Anche la Regione ci ha deluso. In questo periodo era fondamentale una politica creditizia per capitalizzare le aziende le cooperative. Senza le più deboli sono spesso costrette a svendere il prodotto condizionando anche quelle più solide”.
Nel suo intervento Battista Cualbu ha rivelato di essere venuto in possesso con la sua Organizzazione di una lettera inviata a firma congiunta da Legacoop. Consorzio del Pecorino romano e Confindustria al presidente Pigliaru. “Sembra di essere venuti in possesso di un segreto di Stato. La nostra è davvero una situazione incredibile. Quando chiediamo i dati sono sempre riservati e nessuno li conosce”.
Della lettera a scandalizzare Cualbu è in particolare la minaccia della cooperative di chiudere i caseifici: “è una affermazione di una gravità inaudita. Le cooperative hanno un ruolo sociale, non possono neppure scriverlo come provocazione, non possono dire ai propri soci arrangiatevi, noi il latte non ve lo ritiriamo. Tra l'altro lo dicono quando il prezzo del Romano è a 8,50 euro al kg. E' il gioco di certe cooperative che ci preoccupa – ha proseguito ancora -. Le industrie private fanno i loro interessi, spesso in modo cinico, mentre le cooperative devono fare gli interessi dei soci”.
In linea con il contenuto della lettera invece Pierluigi Pinna: “se si continuasse di questo passo ad aprile i magazzini saranno stracolmi, perchè non si sa programmare e neppure vendere”.
La colpa di questa eventuale crisi (attualmente il Romano – pagato a 8,70 euro al kg - continua a mantenere prezzi record come ha sottolineato il numero uno della Coldiretti sarda) l'industriale di Thiesi, oltre alle cambiate condizioni del mercato (blocco delle importazioni della Russia, l'assenza delle quote del latte vaccino ecc.) le imputa alle cooperative che, eccetto Dorgali e Siamanna, hanno una quasi monoproduzione del Romano, incentivata sopratutto in questi ultimi anni: “una visione miope. Nel mio caseificio – ha poi aggiunto – abbiamo lo stesso latte dello scorso anno e diversifichiamo, perchè abbiamo saputo programmare”.
“E allora perchè avete abbassato il prezzo del latte?” è stata la domanda immediata di Cualbu rimasta senza risposta.
“Serve lealtà – è stata la conclusione di Battista Cualbu - . La collaborazione non va cercata solo a parola ma anche con i fatti. Occorre dare dignità anche a chi il latte lo munge e non usare l'altro per i propri interessi. La precondizione per qualsiasi dialogo è la trasparenza. Chi oggi parla di troppo Pecorino romano, sarà il primo ad acquistarlo dalle cooperative a prezzi stracciati. Sono film già visti. In questo modo non si va da nessuna parte e sicuramente non si avrà il nostro avallo”.