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Faccia a faccia Coldiretti - Pinna. La nuova versione degli industriali per giustificare il calo del prezzo del latte

a cura della redazione
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Adesso il problema non è il troppo latte prodotto ma il Pecorino romano. Da qualche ora è la cattiva programmazione, secondo i Fratelli Pinna, che ha portato al crollo del prezzo del latte da 1,10 euro della annata 2014/15, ai 90 e poi 80 centesimi di quella appena conclusa.  Non la loro ovviamente che quest’anno hanno prodotto – a loro dire – il 15 per cento di Romano in meno; ma chissà perché (forse solo per senso di responsabilità) pur essendo virtuosi anche loro hanno pagato – per primi – a 80 centesimi.

Il cambio a U è avvenuto questa mattina a Banari nel corso del faccia a faccia tra Andrea e Giommaria Pinna ed il presidente e il direttore di Coldiretti Sardegna.

Scoperto il bluff del troppo latte (dai dati presentati dai docenti Roberto Furesi e Giuseppe Pulina e “da un giro di telefonate che abbiamo fatto con le cooperative dalle quali risulta che il latte trasformato quest’anno non è più del 10 per cento rispetto all’anno prima” ha detto il direttore di Coldiretti Luca Saba) dopo un maldestro tentativo di continuare con la vecchia versione Giommaria Pinna, come se niente fosse, ha detto: “quest’anno non si è prodotto molto latte in più, anche meno del 10 per cento. Il problema – ha continuato puntando il dito adesso contro le cooperative dopo aver bombardato per un anno i pastori, rei di produrre troppo latte – è che  per ingordigia hanno prodotto tutte più Pecorino romano, visto che lo pagavano quasi a 10 euro”.  

“Ma chi ci ripaga del danno causato da chi ha terrorizzato il mercato dicendo che si stava producendo il 40 per cento di latte in più?” ha subito ribattuto Luca Saba ai Pinna, leggendo la lettera inviata a marzo da Legacoop, Consorzio del Pecorino romano e Confindustria e ricordando quanto detto sempre a marzo a Nuoro da Pierluigi Pinna.

“Lo avevamo detto anche allora – ha proseguito sulla stessa linea Battista Cualbu – che i conti si fanno a fine anno. La produzione era dovuta ad un inverno mite. Ma le pecore hanno solo anticipato il picco della produzione, poi hanno calato”.  

Ma questa azione terroristica ha sicuramente inciso nel calo del prezzo del formaggio: il Pecorino romano è passato dai circa 9,5 euro a circa 6 euro, con una perdita di oltre 100 milioni di euro, con una produzione di oltre 350mila quintali di Romano.

“Ma è normale – ha spiegato Saba -: se chi vende le macchine dice che ci sarà crisi e crollerà il prezzo di vendita, io aspetto che il prezzo scenda per cambiarmi l’auto”.  

“In qual periodo si produceva davvero il 40 per cento di latte in più, e non potevamo che denunciarlo” ha poi detto Giommaria Pinna, quasi volendosi prendere i meriti, goffamente, di aver fatto poi mungere meno latte ai pastori.  

Il faccia a faccia ha affrontato diversi argomenti.

“Purtroppo il male peggiore della cooperazione è la mancanza di unità di intenti e su questo giocano i compratori di formaggio – ha sottolineato Battista Cualbu -. Per questo abbiamo proposto la cooperativa di secondo livello, con un super manager che segua la vendita di tutte le cooperative. Non un carrozzone – ha spiegato ribattendo anche ai Pinna che avevano appena bocciato la proposta in questo modo – ma solo il riuscire ad avere una unica linea nella vendita che oggi rappresenta il cruccio maggiore delle cooperative”.

Scambio di battute anche sulla pubblicazione dei dati, battaglia che sta portando avanti la Coldiretti e sulla quale i Pinna, a parole, si sono detti d’accordo. “Purtroppo è sempre un’impresa riuscire ad averli. Incredibile ma vero. Non abbiamo un dato aggregato su quanto latte si lavora e su quanto formaggio si produce. In questo modo è impossibile pensare a qualsiasi programmazione – secondo Battista Cualbu – perché abbiamo sempre a che fare con dati vecchi di due anni che servono solo per statistiche. Oggi manca la programmazione, quella che chiediamo dal dicembre del 2013. Dobbiamo sederci tutti ad un tavolo, dati alla mano, e programmare insieme il futuro. Certo non riusciremo a governare il mercato, ma sicuramente avremo più certezze e riusciremo a governarlo meglio”.

I Pinna si sono detti d’accordo con la programmazione ed estranei a chi non rende pubblici i dati: “ogni volta che ci sono stati chiesti non abbiamo avuto difficoltà a comunicarli. Siamo pronti a fornirli quando volete”.

Da qui la proposta di Saba: “vediamoci fra un mese qui: mondo della produzione, trasformazione e politica, mettiamo sul tavolo tutti i dati e cominciamo a programmare insieme”.  

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