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Coldiretti. La siccità sta prosciugando l'agricoltura sarda

a cura della redazione
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La siccità straordinaria è il colpo di grazia ad un comparto agricolo già debilitato da tante problematiche: prodotti remunerati meno di 30 anni fa, premi comunitari che arrivano a singhiozzo e spesso neppure arrivano, fauna selvatica, costi dell’acqua... Ormai sono diverse le aziende che stanno per chiudere i battenti. Ad Alghero la giovane Chiara Carboni rischia di non avere prodotti in autunno perché non può programmare le colture (si occupa di ortofrutta) visto che l’acqua irrigua arriva uno-due giorni la settimana e i pozzi aziendali si stanno prosciugando. A Nulvi Alessandro Sechi, pastore che trasforma il latte in formaggi innovativi, come quello senza lattosio e impagliato, è stato costretto a svendere 150 pecore per non lasciarle morire di sete e fame. A Mamoiada non si sta meglio dove Franco Pira sta pensando di seguire l’esempio del collega. “Con il latte pagato a 50 centesimi non ho liquidità per pagare il mangime e il foraggio. Sto seriamente pensando di vendere le pecore. A causa di questa siccità straordinaria non ho raccolto una balla di fieno e non ho neppure un filo d’erba per sfamare il bestiame”. 

Nel Montiferru “la situazione è grigia” riassume Antonello Inzis allevatore di Cuglieri. “Abbiamo paura anche degli incendi perché con questo caldo bruciano anche le pietre”. “In tutto il territorio – continua - stiamo sfamando pecore e mucche con mangime e fieno comprato a prezzi altissimi. A Santu Lussurgiu, Comune notoriamente ricco di acqua, le fontane e i pozzi sono già secchi e gli allevatori sono in grossa difficoltà per dissetare gli animali”. 

La musica non cambia a Neoneli. “Sono al limite, sto perdendo anche la fiducia – racconta Antonello Loi allevatore di capre -. Ho sempre creduto nel settore, ho investito per migliorare la mai azienda ma mi ritrovo a lavorare per pagare le rate. La siccità sta diventando pesante perché arriva in una stagione pessima, in cui il latte ci viene pagato a 50 centesimi. E’ un costo anche abbeverare le capre perché sto trasportando l’acqua con il mio camioncino. Si sono seccate pure le fontane storiche presenti in azienda.   Adesso devo investire per programmare la prossima stagione ma non ho liquidità”.

Non va meglio per gli agricoltori anche perché quella di quest’anno non è solo una siccità straordinaria ma va ad aggiungersi alle ultime due annate non certo abbondanti in quanto a precipitazioni.

I cerealicoltori hanno raccolto per il secondo anno consecutivo il 30 per cento di raccolto in meno, mentre vigneti, oliveti e frutteti sono allo stremo e soffrono la prolungata assenza di acqua.

I dati parlano chiaro: dopo la primavera classificata come la seconda più calda del pianeta a livello climatologico da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1880 secondo la Nasa, anche giugno ha confermato questo trend negativo: è il secondo più caldo mai registrato in Italia dal 1800 in cui sono anche cadute il 53% di precipitazioni in meno.

La Sardegna guida queste classifiche nere. Nel 2017 il meno accompagna tutti i mesi i dati sulle precipitazioni rispetto alla media. Si parte male da gennaio (– 11,2%) per andare sempre peggiorando (- 32% a febbraio) e diventare critica già da marzo con un – 72,9%, confermato ad aprile – 71,2% e diventare cronico con un – 100 % a maggio e giugno.

Scarse o meglio nulle precipitazioni che sono state accompagnate da temperature in media più alte di 3 gradi da febbraio a maggio, schizzate a + 4 a giungo con le massime che segnano 32,1 gradi.

“Le testimonianze degli imprenditori non hanno bisogno di commenti – sostiene il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Purtroppo sono tante quelle che si ritrovano in queste condizioni e riguardano tutto il territorio regionale. La siccità non è che un ulteriore, speriamo non il definitivo peso che va a schiacciare i produttori, in difficoltà per i problemi noti che abbiamo elencato più volte: costi dei prodotti, premi comunitari in ritardo, costi dell’acqua, fauna selvatica. servono interventi celeri e importanti”.

“Anche nel tavolo politico in cui stiamo iniziando a parlare di crisi – sottolinea il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – continuiamo a presentare il quadro nero del comparto agricolo sardo: occorrono almeno 40 milioni di euro per cercare di tenere in vita il settore agricolo sardo. Ma è fondamentale agire in tempi strettissimi perché la maggior parte delle aziende sta boccheggiando e non riesce più a reggere questa pesante crisi”.

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