La Sardegna ha bisogno d’acqua: quest’annata siccitosa pone in evidenza il problema in modo drammatico, ma, oltre alla situazione contingente, garantire un approvvigionamento idrico per i centri urbani e per le campagne è punto di partenza per poter pensare a un sempre rinviato rilancio della nostra economia. L’acqua non viene mai indicata tra le priorità: la sua corretta gestione non appare quasi mai né nei programmi della regione, né in quelli dei comuni.
Il gestore unico Abbanoa, purtroppo, non brilla per efficienza: numerose perdite nella rete idrica in numerosi comuni della nostra regione fanno defluire, incontrollati migliaia di litri d’acqua; i tempi di riparazione sono lunghissimi: a volte si parla di mesi. Fonti e depositi sono ridotti in situazioni di grave degrado, frequentemente l’acqua non è potabile. Troppe famiglie ricevono fatture con importi da capogiro, ciò evidenzia grosse carenze nel sistema di rilevazione dei consumi e di fatturazione. Tali inefficienze aumentano i casi di morosità e sempre più spesso, attraverso gli slacci, molte famiglie vengono private di un bene prezioso come l’acqua.
Faccio un appello a tutti i sindaci della Sardegna e all’associazione che dovrebbe rappresentare i Comuni sardi, ossia l’ANCI: chiediamo con forza alla Regione che investa in modo serio sulla rete idrica, che la renda degna di un sistema economico” post industriale” dove la fibra ottica è diventata essenziale ma i rubinetti spesso sono asciutti. Non ci può essere sviluppo senza acqua: pensiamo alle nostre risorse più importanti: agroalimentare e turismo, come potremo continuare ad allevare i nostri animali, a coltivare i nostri campi, ad accogliere i visitatori italiani e stranieri se non abbiamo la certezza dell’approvvigionamento idrico? Chiediamo un decentramento nella gestione dell’erogazione dell’acqua, chiediamo che i Comuni virtuosi possano gestire in modo autonomo la distribuzione dell’acqua nel proprio territorio, chiediamo che l’acqua rimanga sempre un bene pubblico e che a nessun privato sia consentito speculare su un bene così fondamentale per la sopravvivenza dell’uomo.
Se l’Anci vuole essere davvero espressione delle necessità dei comuni avvii una battaglia, mobiliti i sindaci affinché si arrivi a un generale e capillare rifacimento di tutta la rete idrica sarda, si sfruttino, nel rispetto dell’ambiente, tutte le risorse idriche, sia quelle piovane, sia le falde sotterranee, costruendo infrastrutture adeguate. La Regione deve fare delle scelte e quella dell’acqua deve essere prioritaria.
Se l’ANCI dovesse temporeggiare, rinviare, aspettare, non fermiamoci, andiamo avanti come sindaci e amministrazioni comunali liberi. Liberi di sognare un futuro migliore per la nostra terra, liberi di uscire dagli accordi di potere e dal ricatto delle lobby dei portatori di interessi particolaristici e in contrasto con quelli delle comunità.
Mariangela Barca, Sindaco di Sarule