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E-sport, il professionismo del gaming arriva anche in Sardegna

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La passione per gli e-sports sbarca in Sardegna. Tornei ed eventi si svolgono sull’isola e il Cagliari sta cercando il suo nuovo campione digitale.

Vediamola così. Un tempo c’era lo spazio fisico del campo da calcio. Le urla dei tifosi, i giocatori coperti di sudore, il sole e la pioggia e la maggior parte di noi appassionati abbiamo assistito alle partite davanti allo schermo televisivo. La regia era in mano all’allenatore, poi ognuno a seconda dei rispettivi ruoli si spostava sul campo seguendo lo schema previsto. L’altra regia, quelle televisiva, riprendeva le azioni cogliendone i momenti più belli, facendoceli rivedere alla moviola o in campo lungo. Tutto questo sta per cambiare e molti club italiani hanno ingaggiato i migliori videogiocatori al mondo per partecipare alle partite di FIFA.

Il Cagliari ha deciso alcuni mesi fa di entrare nel campo degli sport digitali per cercare il suo nuovo Riva. Il paragone di questi tempi non è così fuori luogo visto che la scelta del Cagliari rispecchia una politica di mercato adottata già da tempo da Roma, Empoli e Sampdoria. Proprio quest’ultima ha fatto da apripista nella ricerca di videogiocatori per il proprio team calcistico e la scelta è ricaduta sul campione nazionale di FIFA Mattia Guarracino. A livello europeo anche Manchester City, Sporting Lisbona, PSG, PSV,  Legia Varsavia e molte altre hanno deciso di creare una propria area virtuale nella quale le varie squadre si sfideranno.

Secondo una ricerca di Paypal e Superdata il numero di utenti in Italia impegnati ad assistere alle competizioni di sport digitali supera il milione, cifra destinata a crescere con una previsione di oltre due milioni di appassionati previsti entro un anno. L’aumento di pubblico porterà anche ad aumento degli introiti relativi alle sponsorizzazioni e questo lo sanno bene le squadre di calcio che hanno deciso di investire nel mondo degli e-sports. A fronte di un budget estremamente ridotto, i ricavi in termini di immagine e sponsor possono essere davvero notevoli e dopotutto a fare da esempio ancora una volta ci sono gli Stati Uniti.

In America il fenomeno degli e-sports è diventato un’attrazione che ha generato l’interesse di aziende come Coca Cola e Samsung, solo per citarne alcune e la stessa Las Vegas sulla scia di questo successo ha creato un’apposita arena in cui si svolgono le competizioni più importanti a livello mondiale. Intrattenimento e una strategia di business adeguata stanno portando gli sport digitali all’attenzione di un pubblico sempre più ampio, tanto che perfino il CIO ha deciso di considerarli come sport ed ha aperto la porta di una loro eventuale partecipazione ai giochi olimpici di Parigi nel 2024.

Abbiamo citato Las Vegas e in effetti la parabola ascendente seguita dagli e-sports ha molte caratteristiche in comune con uno sport che proprio nella capitale del Nevada trova il suo luogo simbolo. Gli stessi tornei di poker, infatti, seguiti a distanza, attraverso i più svariati canali in diretta streaming da milioni di spettatori hanno caratteristiche simili a quelli di e-sports. Montepremi, preparazione, coaching, ma soprattutto quel passaggio dal gioco amatoriale al professionismo che ha prodotto campioni come Daniel Negreanu che è arrivato ad essere una tra le superstar dello sport riconosciute a livello mondiale. Tra i campioni che hanno ottenuto un successo simile, ma nel campo degli e-sports, troviamo in Italia Alessandro Avallone, alias Steamy, che ha fatto della sua passione per gli e-sports un lavoro a tempo pieno, oppure il già citato Mattia Guarracino, sei volte campione italiano di FIFA e medaglia di bronzo al torneo coreano di Busan, uno dei più importanti eventi mondiali per gli sport digitali.

In Italia, a parte le poche eccezioni costituite dal Cagliari e da poche altre squadre di calcio l’attenzione del mondo sportivo nei loro confronti ancora latita e la situazione degli e-sports è molto simile a quella dei cosiddetti sport minori. C’è da augurarsi che il mercato stesso riesca a normalizzare e sostenere il settore là dove i singoli operatori hanno fallito

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