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Refresh. Milioni di euro di premi comunitari bloccati e penalizzazioni per gli allevatori per il non riconoscimento dei pascoli tradizionali

a cura della redazione
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Il refresh sta bloccando diversi milioni di euro di premi comunitari. Una beffa per i pastori e allevatori, soprattutto del centro Sardegna, che si ritrovano al termine di un anno horribilis come quello che si sta per concludere a causa del prezzo del latte ai minimi storici (remunerato a soli 50-60 centesimi), delle gravi calamità naturali (nevicata straordinaria e siccità record) e in ultimo per l’epidemia della lingua blu, a fare i conti anche con le anomalie riscontrate a causa del refresh e con la conseguente perdita di risorse provenienti dagli aiuti diretti e con il rischio della riduzione degli ettari utili per le domande a superficie del programma di sviluppo rurale.

Cos’è il refresh. Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, ha una banca dati grafica, in pratica si tratta di foto aeree di tutto il territorio regionale, in cui si distinguono le superfici agricole (cioè quelle eleggibili a Sau, superfici agricole utili) che usufruiscono dei contributi europei, e le superfici non agricole che invece non hanno diritto a contributi.

A cadenza triennale Agea effettua i rilievi aereofotogrammetrici per aggiornare i dati del sistema integrato di gestione e controllo (SIGC). La lettura delle foto consente ad Agea di individuare gli usi del suolo di ciascuna azienda e quando questa interpretazione non collima con quanto dichiarato nel fascicolo aziendale si creano le famigerate anomalie che rallentano e bloccano l’erogazione degli aiuti comunitari alle aziende agricole anche quando si procede all’allineamento dei dati.

La Sardegna è tra le Regioni maggiormente danneggiate da queste rilevazioni in quanto sono presenti notevoli estensioni di macchia mediterranea e di pascolo arborato che spesso sono classificate, dalla lettura delle foto aeree, come bosco e dunque come non eleggibili, non ammissibili agli aiuti comunitari.

Dall’elaborazione dei dati delle particelle ricevuti dagli uffici CAA della Coldiretti da Agea, emerge un incremento di oltre 16mila ettari (+30% relativo ai soci Coldiretti) delle superfici a bosco (quindi non più eleggibili) sulle quali potenzialmente possono essere svolte attività di pascolo locale tradizionale. La maggior parte di questi terreni si trovano proprio nel territorio compreso all’interno della Federazione Coldiretti Nuoro – Ogliastra.   

Proprio per questo motivo Coldiretti Sardegna su questo tema è stata martellante con la Regione con continue sollecitazioni verbali e scritte indirizzate all’assessorato all’Agricoltura, per sollecitare un nuovo decreto che integri quello del 2015, per aggiornare l’elenco delle superfici su cui si svolgono le pratiche locali tradizionali e non incluse nel precedente decreto, consentendo l’aggiornamento del sistema d’identificazione delle parcelle agricole (SIPA) come riconosciuto dalla normativa unionale e nazionale (i dati dovevano pervenire entro il 31 ottobre).

Il 4° ciclo di Refresh, del 2016, cosi come lo era stato quello del 2013, ha creato non pochi problemi per i nostri pascoli in quanto l’Unione Europea ha dato delle interpretazioni restrittive che penalizzano proprio le superfici come la Sardegna caratterizzate dalla macchia mediterranea, riconosciute come bosco, e dunque tara, non ammissibili agli aiuti comunitari.

Dalle verifiche effettuate da Coldiretti Sardegna è emerso che le pratiche in anomalia riguardano superfici che prima dell’ultimo refresh erano classificate come pascoli magri con tara e che al momento sono indicate nella banca dati grafica come superfici a bosco. Insomma senza il decreto richiesto da Coldiretti, che le riconosca come superfici interessate dal pascolo locale tradizionale (i nostri pascoli arborati, dove gli animali, come da tradizione pascolano sotto le chiome degli alberi e nelle superfici in cui è presente la macchia mediterranea), queste superfici risultano classificate come non agricole e non ammissibili a premio, determinando la perdita degli aiuti Pac. Insomma dove l’attività del refresh del 2016 ha fotointerpretato il pascolo definendolo bosco, senza la comunicazione della Regione dei pascoli locali tradizionali, la particella non è ritenuta ammissibile a partire dal 2014, con conseguente recupero delle somme indebitamente percepite per questa annualità (vista la nuova classificazione). La domanda del 2015 invece verrà rivalutata sulla base delle superfici effettivamente riscontrata (con revisione dei titoli assegnati) e possibile penalizzazione in quanto la superficie dichiarata non corrispondono a quelle verificate.

Con il riconoscimento del pascolo locale tradizionale (PLT), invece, la particella viene riconosciuta ammissibile per il 2015 e 2016 (con possibile adeguamento della superficie sulla base della diversa percentuale di tara dichiarata e ammessa con il PLT, mentre per il 2014 Agea mantiene l’eleggibilità della particella, con eventuale adeguamento della percentuale di tara ma senza sanzioni).

Molti pastori e allevatori del centro Sardegna, sono all’esasperazione perchè ancora una volta la burocrazia ha avuto il sopravento sul buon senso. Non si escludono azioni eclatanti e manifestazioni di piazza nei prossimi giorni per denunciare questo ennesima ingiustizia. Alla fine ci si ritrova con i premi comunitari bloccati e con addirittura delle penalizzazioni perché dalle foto aeree non si riconosce una dei punti forti dell’allevamento sardo: il pascolo arborato e la macchia mediterranea che contraddistinguono i sapori e le qualità nutraceutiche delle carni e del latte e i suoi derivati.

L’esempio sulla contraddizione di queste rilevazioni e sui mancati riconoscimenti delle specificità locali arriva dalla Giara di Gesturi, da sempre utilizzata dagli allevatori per il pascolamento degli animali e dal 2015 indicata, in seguito alla segnalazione della Regione, come superficie interessata da pratiche locali tradizionali. Oggi, invece, in seguito agli esiti dell’ultimo refresh risulta identificata come bosco, dunque non ammissibile agli aiuti comunitari.

Ed ancora più incomprensibile risulta che l’esperienza del precedente refresh (2013) non sia stato utile all’amministrazione regionale. Anche allora come oggi Coldiretti segnalò per tempo e con insistenza la gravità del problema, che fu sottovalutato e recuperato in ritardo. Ancora oggi si pagano le care conseguenze delle anomalie riscontrate con il refresh 2013, a causa della mancata attuazione della promessa (poi non mantenuta) della verifica delle domande in anomalia negli sportelli Argea come del resto proposto da Coldiretti Sardegna.

 

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