Davanti all’analfabetismo di ritorno che affligge l’Italia, il Ministero della Cultura lancia una campagna nei teatri, affidata ad attivisti organizzati nelle minacciose Brigate Culturali, con l’obiettivo di alzare il livello medio degli attori di cabaret. Un comico scelto a caso tra i più ignoranti in letterature classiche verrà pubblicamente torturato in scena sotto forma di interrogatorio-lezione su un classico fondamentale dell’800: Madame Bovary di Flaubert. Il sorteggio organizzato dal Ministero ha estratto un nome: Dario Vergassola! Costui si è particolarmente distinto, tra molti, per il livello da bar della propria estetica. Trascinato sul pubblico palcoscenico, viene sottoposto da Riondino (che per l’occasione ha studiato abbastanza) a un interrogatorio su cosa egli sappia di Flaubert e dell’Ottocento. Constatato che poco o nulla ne sa, il Vergassola è condannato ad ascoltare la storia di Emma Bovary, che Riondino illustra, raccontando un tema “alto”, individuando quei passaggi e quei momenti del romanzo che ancora ci parlano oggi, tratteggiando la psicologia di una giovane donna di provincia a fronte delle occasioni che la vita di provincia le offre. Quindi RIONDINO ACCOMPAGNA VERGASSOLA AD INCONTRARE MADAME BOVARY. Le nobili intenzioni di Riondino si scontrano però con la corrosiva vena satirica di Vergassola che “manda in vacca” e riduce a comuni denominatori un romanzo, che invece, questa è la scommessa, si rivela ancora vivo, provocatorio e sconcertante. Esilaranti!