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Campagne in agitazione tra piazza e non voto

Il no al voto anche di don Totoni e del sindaco Ignazio Piras

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Il mondo delle campagne è in agitazione. In questi giorni è un pullulare di manifestazioni della Coldiretti in ogni angolo della Sardegna e di pastori e allevatori che si recano in Comune per restituire le proprie schede elettorali, annunciando il rifiuto del voto alle prossime elezioni Politiche in calendario il 4 marzo.  

La lunga siccità del 2017 ha mandato ko un comparto già allo stremo per un a lunga serie di problematiche alle quali la politica ha dato poca attenzione, e comunque non quella che meritava.

Già dal 1° febbraio del 2016 5mila allevatori, pastori e agricoltori hanno manifestato a Cagliari davanti al consiglio regionale.

Da allora è stato un susseguirsi di proteste, per una mobilitazione lunga e senza fine. Accentuata dalle calamità naturali (gelate, nevicate e soprattutto siccità) ma anche da un prezzo del latte ai minimi storici, premi comunitari sempre in cronico ritardo e le misure del Psr che non partono.

Il rifiuto del voto, in piena campagna elettorale, è diventata la forma di protesta del mondo delle campagne. L’unica arma rimasta in mano, insieme alle manifestazioni di piazza, a chi si sente trascurato da una politica distante ed indifferente. Partita da Ollolai la protesta pacifica ma forte si sta espandendo in tutti i Comuni della Sardegna, ed in particolare in quelli del centro dove pastori ed allevatori si trovano allo stremo.

E di giorno in giorno stanno trovando anche nuove alleanze.

Nei giorni scorsi il sindaco di Dualchi Ignazio Piras ha riportato la scheda elettorale in Comune insieme a tutta la sua maggioranza. Il veterinario da sempre vicino e sensibile alle vertenze del mondo allevatoriale non ha avuto alcun dubbio nel schierarsi, rinunciando al diritto al voto.

Lo stesso ha fatto il parroco di Bitti Maria Antonio Cossu, per tutti don Totoni, il responsabile ecclesiastico di Coldiretti Nuoro Ogliastra, che con un post su facebook ha motivato il suo non voto.

Ecco il suo post. “Io sto con i pastori. Il prossimo 4 marzo me ne starò in parrocchia e, per la seconda volta nella mia vita, non andrò a votare. La prima volta perché impossibilitato essendo in missione in Argentina, questa volta perché voglio essere solidale con il mondo delle campagne e far mie le loro proteste. Lo so che il mio voto “non vale molto” ma nel mio piccolo voglio stare accanto a tutti coloro che in questi anni, sono stati presi in giro dal mondo politico, da quelle istituzioni democraticamente elette che li avrebbero dovuti rappresentare, tutelare e difendere. Nel corso di questi anni ho assistito ad annunci e comunicati sui giornali, ad interviste alla televisione dove si ventilavano milioni di euro concessi ed elargiti ai pastori, salvo poi constatare che si trattava solo di promesse e chiacchere, perché gran parte delle risorse (erogate, sia chiaro, a tutti gli imprenditori agricoli dell’Unione Europea) dovute e tanto attese sono rimaste bloccate dall’apparato burocratico regionale e nazionale, sempre più lento e farraginoso. In più un’opinione pubblica male informata e fortemente condizionata da questi falsi comunicati, che accusano i pastori di assistenzialismo. Non so chi possa farmi cambiare idea. Forse se qualche aggregazione politica o qualche singolo candidato sottoscrivesse nel proprio programma (e si impegnasse moralmente a dimettersi nel caso, dopo un anno, non lo attuasse) di riconoscere che il mondo dei pastori è passato, presente e futuro nella nostra Sardegna. Essere pastori non è soltanto un impiego, un lavoro omologabile ad altre attività, ma bensì un modo di essere, una “cultura”, un’identità. Il Pastoralismo inteso in senso più ampio è sinonimo di tradizione, idioma, senso di appartenenza e tanti altri valori che trovano la propria matrice nell’istituzione familiare. E ancora....solidarietà, il rispetto della parola data e degli impegni presi, la salvaguardia della natura e del creato, la difesa del bene comune, la promozione dei valori autentici e delle vere tradizioni. Ciò significa che si promuoveranno tutte le iniziative atte a favorire il Pastoralismo in Sardegna e ad impedire il depauperamento ed impoverimento delle nostre campagne e consequenzialmente della nostra cultura. Da chi è preposto all’amministrazione del bene comune esigo il coraggio di denunciare alla magistratura “per omissione di atti di ufficio” tutta la burocrazia regionale e nazionale, che volontariamente e volutamente, con mille scuse, blocca quanto dovuto al mondo delle campagne. Non credo queste poche righe possano risvegliare le coscienze di una classe politica sorda e, purtroppo, consapevole di ciò che sta accadendo ma la mia volontà, ribadisco, è di non partecipare alle prossime consultazioni elettorali in quanto IO STO CON I PASTORI”.

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