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Arbau. "La crisi del latte si supera con gli strumenti normativi europei e facendo sistema"

a cura della redazione
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Efisio Arbau, sindaco sardista di Ollolai, dice la sua sul prezzo del latte ovino proponendo le sue soluzioni per uscire dalla crisi garantendo un prezzo equo ai pastori, facendo riferimento alle normative europee.

“Lo dico da anni. Serve promuovere la regolazione del mercato del latte ovino a favore di una equa remunerazione nella filiera. Il quadro normativo è quello contenuto nelle misure del cosiddetto “Pacchetto Latte” (Reg.  UE 261/2012 del 12.03.2012 e Reg. UE 1308/2013 del 17.12.2013). Le azioni necessarie sono la contrattazione collettiva in forma scritta che definisca per almeno cinque anni un prezzo minimo. Il pacchetto latte è costituito da una serie di misure che l'Unione Europea ha messo in atto per superare la crisi del settore lattiero-caseario. Si tratta di regole in materia di contratti obbligatori, rafforzamento del potere contrattuale dei produttori, con una specifica attenzione alla programmazione dell'offerta dei formaggi Dop. Il consiglio regionale su proposta di Gaetano Ledda aveva approvato una norma a riguardo. Rimasta inattuata per veti politici di personaggi inconcludenti”.

E chi può fare questo miracolo in un comparto che non rende noto neanche le produzioni di formaggio?

“Fosse per me metterei un pastore alla guida dell’associazione interprofessionale, che come sapete ho proposto per primo nel 2013, ottenendo un ordine del giorno unanime in Consiglio regionale. Una guida posta a garanzia dei soggetti deboli. Questo servirebbe per dare impulso alla contrattazione collettiva con l'idea di rafforzare il potere contrattuale dei produttori di latte, con la trasparenza di contratti scritti”.

Da cosa dipende la ciclica crisi del prezzo del latte?

“Dalla nostra incapacità di renderci conto che siamo leader europei della produzione di latte di pecora e che se facciamo sistema governiamo il mercato. La crisi del prezzo del latte ovino nella stagione in corso  deriva per l’ennesima volta nella mancata regolazione dell'offerta del pecorino romano DOP e quindi da una sovrapproduzione di Pecorino romano (non di latte)”.

Ma quindi è un destino scritto?

“No. La Regione ad esempio ha l'opportunità di dare una svolta strutturale alla gestione del comparto lattiero-caseario sardo. Questo con l’attivazione sostanziale dell'associazione interprofessionale Oilos, nella quale sono rappresentati quasi tutti  gli attori del comparto, ma soprattutto con una serie di misure che sostanzialmente mettano in campo una strategia condivisa, in linea con le misure europee, che impongano una seria remunerazione a tutti i soggetti della filiera. L’idea di fondo, ripeto, è di porre in atto quelle azioni necessarie per rafforzare e rendere effettivo il piano di regolazione dell'offerta recentemente posta in essere dai produttori di pecorino romano DOP. Con una proposta fondata su due caposaldi. Uno generale, che applica alla Sardegna il pacchetto latte imponendo la contrattazione collettiva e la forma scritta dei contratti. Con l’impegno a sottoscrivere contratti con un prezzo minimo ed il termine di almeno cinque anni. L’altro specifico e contingente, per dare avvio ad un vero “sistema-patto sul latte” ponendo in essere un'azione di ammasso/ritiro delle eccedenze produttive a favore degli indigenti e per scopi di educazione alimentare, intervenire per sostenere le campagne commerciali, ridurre i costi energetici e di trasporto, sempre condizionata alle regole ed al principio base di una equa remunerazione dei componenti della filiera, definitivo in modo chiaro e trasparente dal  costo di produzione. Per essere chiari: la Regione sostiene il mondo della trasformazione se questa paga un prezzo equo ai pastori”.

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