“Il 21 settembre 2021 è il termine ultimo per provvedere alla liquidazione degli indennizzi per danni causati dall’evento calamitoso in oggetto”.
Sono due righe, apparentemente, di una semplice comunicazione di servizio all’interno di una lettera articolata inviata da Argea ad un agricoltore che invece svelano una delle più grandi contorsioni burocratiche a danno degli agricoltori.
In pratica si sta comunicando che sono scaduti i termini per liquidare la terribile siccità del 2017 come del resto recita e conferma il comma 4 dell’articolo 25 del Regolamento U.E. 702/2004 (citata come fonte da Argea nella lettera):
“I regimi di aiuto sono introdotti entro tre anni dalla data del verificarsi dell’avversità atmosferica assimilabile a una calamità naturale. Gli aiuti sono versati entro quattro anni a decorrere da tale data”.
Uno scandalo colossale, è la vittoria clamorosa della burocrazia che uccide l’agricoltura.
“Vogliamo avere un report dettagliato della pratiche liquidate, istruite, ancora da istruire e non liquidate e che strada percorreranno, e quando, quelle ritenute inammissibili e recuperate nel luglio del 2020 con la procedura del de minimis grazia ad una nostra proposta – tuona il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Dobbiamo avere un quadro trasparente che manca dal 30 aprile, anche perché le aziende agricole devono avere la possibilità, nel caso siano state escluse per negligenze o per qualsiasi altro motivo che li esula da colpe, di potersi difendere nelle sedi opportune e rivendicare un proprio diritto”.
Dopo quattro anni di perdite pesanti, false speranze continuamente alimentate, rimbalzi, rinvii, arriva anche la super beffa della scadenza dei termini. Un gioco di prestigio della burocrazia che prima si burla della vittima, poi la uccide e si autoassolve con fredda disinvoltura.
La via crucis comincia appunto nel 2017, quando una terribile siccità colpì l’agricoltura sarda causando pesanti perdite a tutti i settori.
L’allora giunta regionale, unilateralmente decise di stanziare i fondi per indennizzare giustamente i pastori dimenticando però, colpevolmente, tutti gli altri settori che saranno recuperati successivamente grazie all’intervento di Coldiretti Sardegna.
Inizia un nuovo calvario dapprima, ancora una volta, con i due pesi e due misure seguiti dalla Regione per liquidare i ristori. Via preferenziale per i pastori che già dal 2017 iniziarono a ricevere nei conto correnti i denari e percorso a ostacoli per tutti gli altri settori. A gennaio 2020, come dimostrò un report di Coldiretti Sardegna, delle oltre 22.000 domande presentate da circa 11.500 aziende agricole erano state liquidate appena 6 domande su 100.
Percorso a rallentatore che è proseguito anche dopo. Dall’ultimo report della unità di progetto task force istituita dalla Regione (30 aprile 2021) il 35 per cento delle domande sono non ricevibili (si tratta di domande compilate male che ha portato ad una loro duplicazione, pertanto sono state annullate); il 4 per cento risultavano in istruttoria, mentre il 26 per cento avevano concluso l’istruttoria con esito positivo ed erano in liquidazione. Mentre il 32 per cento sono state giudicate inammissibili, ma recuperate e liquidabili con il de minimis.
“Domande quest’ultime – ricorda il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – che dalle ultime notizie che abbiamo non erano state ancora istruite e che sarebbe ancora una volta una beffa se non percorressero una strada diversa dalle altre e si considerassero non liquidabili perché sono scaduti i termini”.
“E ora chi paga? – si chiede il presidente di Coldiretti Sardegna - Chi paga l’inefficienza della pubblica amministrazione? Chi va a verificare le responsabilità di chi ha tenuto per anni queste pratiche inevase? Di chi è la responsabilità?”
“Chiediamo – propone il direttore a nome dell’organizzazione – che si percorra la soluzione di spostare i termini di quattro anni vista la grande emergenza Covid che ha interrotto il funzionamento degli uffici. In alternativa come si paga? Non certo con il de minimis, che potrebbe non essere tra l’altro capiente per le aziende”.
“E’ una situazione scandalosa – chiosa Battista Cualbu -. Se non avremmo risposte marceremo su Cagliari con migliaia di agricoltori”.