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Alla scoperta dei benefici del CBD

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Negli ultimi anni, l’interesse nei confronti dei rimedi naturali è cresciuto tantissimo. Parlare di questo tema significa, per forza di cose, citare il CBD. Detto anche cannabidiolo, è il fitocannabinoide più conosciuto dopo il THC. Quando lo si chiama in causa, è necessario ricordare un mondo di proprietà tutte da scoprire. Vediamo assieme le principali.

Azione anti tumorale

Se hai una confidenza anche minima con il mondo della cannabis light - ossia quella depotenziata e caratterizzata dalla presenza di una quantità di THC compresa tra lo 0,2 e lo 0,6% - avrai sicuramente sentito che, quando si parla del CBD, si inquadra una sostanza utile dal punto di vista anti tumorale.

Il principale punto di riferimento al proposito è uno studio pubblicato sulle pagine della rivista scientifica Journal of Pharmacology e Experimental Therapeutics nel 2006. 

Gli esperti che si sono occupati di questo lavoro hanno individuato la capacità del cannabidiolo di inibire la proliferazione di alcune linee cellulari tumorali del seno. Un’ulteriore svolta è arrivata cinque anni dopo. Nel 2011, infatti, la scienza ha scoperto il meccanismo che porta il CBD a indurre l’apoptosi - morte programmata - delle cellule tumorali.

Nel corso degli anni, la comunità scientifica ha analizzato gli effetti del cannabidiolo su numerosi altri tumori, dal glioma fino al tumore al pancreas.

Efficacia contro l’ansia

Il CBD è un vero e proprio toccasana contro l’ansia. Anche in questo caso, è interessante entrare nel vivo dei meccanismi scientifici dietro a questa proprietà. Studiati per anni, vedono in primo piano la capacità del cannabidiolo di interagire con il recettore CB1 del sistema endocannabinoide. Da non dimenticare è altresì l’interazione tra il cannabidiolo e il recettore 5-HT 1A. Quest’ultimo ha un ruolo particolarmente rilevante in quanto collegato alla serotonina, l’ormone del buonumore.

Effetti antidolorifici

Tra i benefici del CBD finiti per primi sotto la lente della comunità scientifica, un doveroso cenno deve essere dedicato agli effetti antidolorifici. Entrando nel dettaglio di questo aspetto, è il caso di ricordare che il cannabidiolo è in grado di intervenire, inibendola, sulla trasmissione degli impulsi neuronali che provocano gli stimoli dolorosi. Anche in questo caso, è possibile soffermarsi su diversi studi scientifici. Tra i principali è possibile citare un lavoro uscito nel 2020 e portato avanti in maniera congiunta da esperti cinesi e statunitensi attivi presso diverse realtà accademiche (p.e. la University of California).

Questa revisione, avente come titolo “Un approccio equilibrato per l’uso cannabidiolo nel dolore cronico”, vede gli esperti concludere che il CBD rappresenta un’opportunità interessante per il trattamento del dolore cronico nei casi in cui altre strade risultano non efficaci o impossibili da applicare.

A fronte degli studi recensiti nel corso della revisione, il CBD per il dolore cronico non dovrebbe mai essere utilizzato in maniera indiscriminata. Nella conclusione, si fa presente anche la necessità di approfondire gli eventuali effetti collaterali, soprattutto nelle donne in gravidanza.

Antiepilettico

Tra i benefici del CBD, un doveroso cenno va dedicato alla sua efficacia contro l’epilessia. Per quanto riguarda le testimonianze scientifiche, è doveroso chiamare in causa una revisione pubblicata nel 2019 e gestita da un team attivo presso l’IRCCS Centro Neurolesi “Bonino-Pulejo” di Messina.

Gli studiosi in questione hanno preso in esame i dettagli della letteratura recente, focalizzandosi particolare sugli effetti che il CBD ha sull’epilessia grave resistente al trattamento farmacologico.

Gli esperti hanno concluso che, oggi come oggi, i dati della letteratura scientifica permettono di parlare dell’assenza di effetti avversi a seguito della somministrazione di CBD associato a farmaci antiepilettici. Fanno altresì presente che non è ancora noto il meccanismo con cui il cannabidiolo interagisce con i sopra citati presidi. Il motivo è legato al fatto che non sono ancora note tutte le vie metaboliche coinvolte nella suddetta interazione.

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