I termini ‘uso terapeutico’ e ‘uso personale’ fanno ancora storcere il naso a molti.
Per i detrattori della cannabis, infatti, queste parole non sono altro che delle scuse senza capo né coda per giustificare il consumo illecito di marijuana.
In realtà , però, si tratta di considerazioni ormai prive di fondamento in quanto sempre più Paesi (e perfino organizzazioni internazionali, come vedremo più avanti) si stanno aprendo all’utilizzo terapeutico della cannabis, riconoscendone le proprietà farmacologiche evidenziate dalla ricerca scientifica.
E l’Italia, a che punto è sotto questo aspetto?
Certo, non si può dire che siamo arrivati alla completa legalizzazione della cannabis, difatti questa sostanza è sottoposta a numerose restrizioni. E lo stesso si può dire per altri prodotti associati, come le semenze di canapa, attualmente regolate in modo che chi acquista i migliori semi autofiorenti online o presso negozi fisici, possa farlo solo a scopo di collezionismo.
Tuttavia, questo non significa che l’uso terapeutico sia ancora demonizzato come era un tempo.
In questo articolo esamineremo nel dettaglio la normativa in materia, spiegando anche cosa si intende per ‘uso personale di cannabis’ e quando quest’ultimo non costituisce reato.
La normativa italiana sulla cannabis terapeutica
Per quanto riguarda gli effetti potenzialmente benefici dei cannabinoidi, l’ONU ha preso una posizione particolarmente importante tramite l’Organizzazione Mondiale della Sanità , l’organo delle Nazioni Unite deputato a tutto ciò che riguarda l’ambito medico.
Quest’ultimo, infatti, nel 2019 ha deciso di depennare la cannabis dal novero delle sostanze stupefacenti a forte rischio d’abuso, un gruppo nel quale era stata inserita fin dagli anni ’60.
Si è deciso, invece, di inserirla tra le sostanze con valore terapeutico, riconoscendone, di fatto, le potenzialità mediche e farmacologiche.
Per questo motivo, non deve stupire che nel nostro Paese la legge permetta l’uso terapeutico della cannabis, ma è opportuno fin da subito specificare bene cosa si intende con questo.
L’assunzione di marijuana per scopi medicali non è consentita attraverso il fumo e questo è un aspetto che in tanti tendono a trascurare. Il consumo delle cosiddette ‘canne’, infatti, non può mai rientrare nel novero dei trattamenti terapeutici.
L’uso medicale della canapa, invece, è permesso solo sotto forma di farmaco e tassativamente dietro prescrizione medica.
I medicinali a base di cannabinoidi sono disponibili in diverse forme, tra le quali le più diffuse sono le creme, gli oli e le capsule da ingerire. Il loro prezzo medio è di circa 15 euro per ogni grammo.
Il costo di tali farmaci è coperto dal Sistema Sanitario Nazionale esclusivamente nei casi in cui il paziente soffra di una delle patologie indicate nel Decreto Ministeriale 9 novembre 2015. In caso contrario, la spesa è al 100% a carico del privato cittadino.
No, l’uso personale di cannabis non è mai lecito, ma non costituisce alcun reato penale
Se non fosse stato per il referendum del ’93 sulla cannabis, ancora oggi l’uso personale di questa sostanza sarebbe considerato un reato perseguibile penalmente. Insomma, chi consuma marijuana rischierebbe perfino il carcere.
A seguito di quell’evento, però, l’uso personale è stato depenalizzato, ma ciò non significa che sia lecito. Significa semplicemente che non costituisce più un reato, ma solo un illecito amministrativo. In soldoni, è punito con sanzioni minori come multe e il ritiro della patente di guida.
Attenzione, però: in tanti pensano che sia possibile giustificare in qualsiasi occasione la detenzione di cannabis sostenendo l’uso personale per cavarsela sempre.
In realtà non è così.
L’ipotesi di uso personale deve essere suffragata dalle circostanze per essere credibile.
Mi spiego meglio: chi viene colto in possesso di cannabis, può dimostrare che la sostanza era destinata esclusivamente a lui solo se ne possiede una modesta quantità (pari al massimo a 5 grammi) e se non ci sono degli elementi che possano far emergere il sospetto della detenzione allo scopo di cederla a terzi. In caso contrario, c’è il rischio di essere incriminati per spaccio e di subire una pena che può arrivare fino ai 6 anni di carcere.
Questi elementi possono essere la presenza di somme di denaro consistenti, di strumenti tipici delle attività di spaccio (come le bilancine di precisione) e la conservazione della cannabis in singole dosi.
In conclusione
In questo articolo abbiamo approfondito il tema dell’utilizzo personale e terapeutico della cannabis e spiegato qual è la posizione della normativa italiana di fronte a queste destinazioni d’uso.
In entrambi i casi non si commette alcun reato, ma è necessario tenere a mente tutto ciò che abbiamo illustrato nei paragrafi precedenti, ovvero che l’uso medicale è consentito solo attraverso prodotti farmaceutici e che quello personale, ad oggi, resta ancora un illecito, per quanto solo di natura amministrativa e non penale.
Questo è ciò che impone attualmente la normativa in materia, anche se in futuro qualcosa potrebbe cambiare.
Da qualche tempo, infatti, nonostante l’ostilità da parte dei partiti più tradizionalisti, si discute in parlamento della possibilità di depenalizzare la coltivazione di marijuana in ambito domestico, per uso esclusivamente personale.
Se la proposta dovesse diventare legge, i cittadini potrebbero acquistare liberamente i semi di marijuana in vendita presso SensorySeeds e altri importanti shop del settore anche al fine di coltivare delle piante di cannabis e non a scopo esclusivamente collezionistico, l’unico consentito ad oggi in Italia e in Europa.
Questa ventata di legalizzazione avrà successo?
Lo scopriremo nel prossimo futuro.