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Il BIM Taloro chiude la faccenda depuratore.

L'assemblea consortile ha deliberato per l'esproprio e il pagamento dei terreni occupati dal depuratore.

Redazione
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Gavoi. Con il voto di ieri pomeriggio si chiude definitivamente il cantiere depuratore. L’assemblea del Bim Taloro guidata dalla presidente Giovanna Busia ha deliberato per l'acquisizione dei terreni espropriati per costruire il depuratore e le condotte. E per l’indennizzo per il periodo di occupazione di questi anni. Si pone termine a un lavoro che nel frattempo ha visto succedersi alla guida del Consorzio diversi amministratori. Era il 2000 quando l’allora direttivo dichiarò di pubblica utilità il progetto. Grande, complesso e soprattutto necessario. Innanzitutto per motivi ambientali. Inoltre sanava finalmente quei comuni che erano già stati sanzionati perché i loro depuratori comunali non erano più a norma. I terreni occupati dal depuratore e dalle condotte (lunghe quasi 45 km) appartenevano a sette comuni del consorzio: Fonni, Lodine, Gavoi, Ovodda, Teti, Tiana e Tonara. Il depuratore intanto è stato ultimato ed è in funzione da qualche anno. Il territorio oggi può vantare di avereuno degli impianti migliori in Italia. Mancava però ancora da risolvere la questione dei terreni. Rimasta in sospeso perché prima non si poteva chiudere. Durante i lavori, infatti, sono stati interessate aree diverse e ulteriori rispetto a quelle riportate nel piano particellare approvato a suo tempo, rendendo dunque impossibile la predisposizione del frazionamento delle aree prima della fine dei lavori. Il progetto del depuratore si inserisce nel programma di risanamento ambientale del Consorzio. Ed ha interessato i due bacini principali: Gusana e Cuchinadorza.  “Con il depuratore – sostiene Giovanna Busia - abbiamo dato anche una risposta parziale alle ricorrenti crisi idriche legate alla siccità che caratterizzano la Sardegna. Ci consente – continua il presidente del Bim – di salvaguardare la qualità delle acque e contribuire a liberare risorse idriche per uso potabile. Inoltre contrasta il pericolo di desertificazione e rivitalizza gli habitat naturali degradati”.

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