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Frammenti di cronaca

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Il declino della ricerca. La ricerca doveva essere il pilastro fondamentale dello sviluppo della Sardegna, sull'esempio dei paesi più avanzati dell'Europa e degli Stati Uniti. I presupposti potevano esserci tutti. Circa vent'anni fa la Regione , con una felice intuizione diede vita al Consorzio 21, da cui sarebbe nato il Parco scientifico e tecnologico e per presiedere il Crs4 fu chiamato un premio Nobel Carlo Rubbia e con lui arrivarono ricercatori di valore internazionale.

Si volevano costruire attraverso gli investimenti in ricerca il futuro e la crescita della nostra isola. SiliconValley in California e Sophia Antipolis in Francia erano i punti di riferimento. Certo non abbiamo raggiunto quei livelli, ma il Polo tecnologico e scientifico di Pula e di Porto Conte hanno dato in questi anni complessivamente dei buoni risultati.

Dalla stampa ora apprendiamo che la ricerca e gli Enti di riferimento sono in una situazione di grave crisi. Mancano risorse ma soprattutto mancano idee e progettualità. Sardegna Ricerche, società regionale subentrata a Consorzio 21, e Crs4 da cui nel frattempo sono fuoriusciti tutti i soggetti esterni, sono ormai in uno stato preagonico. Viene consapevolmente privilegiato il clientelismo alla meritocrazia, prevale la supremazia della cattiva  politica sulla competenza e sulla professionalità. La ricerca, l'innovazione e la progettualità scientifica passano in secondo ordine rispetto agli interessi di certi gruppi politici e degli alleati gruppi di potere. Una brutta pagina per il futuro della ricerca e per il futuro della Sardegna. E' ora che questi problemi vengano sollevati e discussi seriamente in campagna elettorale e in Consiglio regionale. Per riproporre e rilanciare il disegno nato negli anni novanta.

Turismo senza strategie. Eravamo convinti e lo siamo ancora che il turismo in Sardegna possa e debba diventare il settore trainante della economia isolana. Purtroppo i dati che riguardano i flussi turistici e il sotto utilizzo delle strutture non vanno in questa direzione. Tutt'altro. Un solo dato per descrivere meglio questa situazione: nei centri turistici  delle Isole Baleari sono state registrate nel 2011, ultimo dato ufficiale, 42 milioni di presenze di stranieri contro i 4 milioni della Sardegna, in calo oltretutto rispetto agli anni precedenti.

Mentre crescono le presenze nelle altre regioni meridionali. Una differenza che deve fra riflettere tutti, regione, imprenditori e operatori del settore,  enti ed istituzioni locali. Il sistema turistico dell'isola  è entrato in crisi da diversi anni e non solo per il peggioramento del quadro economico e per l'aumento pur ragguardevole delle tariffe dei trasporti. Ma perché è mancata una strategia integrata, a medio e lungo termine, della politica turistica in Sardegna. Non basta la bellezza del nostro mare o la bellezza selvaggia del nostro paesaggio montano, occorre fornire  strutture e servizi  moderni e funzionali a costi decenti e competitivi, occorre allargare la stagionalità dell'offerta turistica attraverso una programmazione coordinata degli interventi, occorre una intelligente integrazione del mercato turistico con l'agricoltura, l'artigianato e con la storia e le tradizioni del nostro popolo, occorre valorizzare la politica della professionalità e dell'accoglienza decisamente carente nei diversi segmenti del settore, occorre integrare il turismo costiero con quello interno, e possiamo continuare. Conclusione: dobbiamo cambiare passo, dobbiamo elaborare un progetto che veda coinvolti tutti i soggetti interessati, in cui il turismo sia l'elemento propulsivo della nostra economia.

Per far questo non è certamente sufficiente "vendere" la Costa Smeralda al nuovo colonizzatore di turno, diventa anzi un grave elemento di disturbo rispetto ai problemi veri e reali del turismo sardo.

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